Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

ANTONIO RANIERI Giacomo lo conosce nei salotti del bel mondo di Firenze: Antonio Ranieri, allora ventiquattrenne, è uno squattrinato napoletano, esule politico, aitante e con fama di sciupafemmine. Con lui il poeta vivrà uno strano, chiacchierato sodalizio lungo sette anni, cementato durante il periodo trascorso nella città partenopea, colpita in quegli anni (come altre volte nel corso dell Ottocento) dal colera. A sinistra, ritratto di Antonio Ranieri (1806-1888); a destra, l epidemia di colera a Napoli in un incisione del XIX secolo. e Recanati, dove il poeta è costretto a tornare («l orrenda notte di Recanati mi aspetta , scrive il 19 giugno 1828 all amica Antonietta Tommasini) a causa dell aggravarsi delle sue condizioni di salute e dove vive, fino al 1830. Un gruppo di amici toscani lo invita nuovamente a Firenze, promettendogli una rendita mensile per un anno: si tratta degli intellettuali che collaborano al progetto culturale del ginevrino Giovan Pietro Vieusseux, che pubblica la rivista Antologia . Il poeta accetta, nonostante il profondo dissenso ideologico che lo separa dall ottimismo liberal-progressista che si respira nelle riunioni del circolo. Il 30 aprile 1830 Giacomo saluta per l ultima volta i genitori e lascia la casa paterna: non tornerà più a Recanati. Il soggiorno fiorentino sembra riaccendere le illusioni sopite: Leopardi è ospite di salotti raffinati, animati dalla presenza di dame intriganti. Tra queste, emerge la «Dama bellissima e gentilissima , Fanny Targioni Tozzetti, una nobildonna un po svampita che ostenta cultura letteraria collezionando autografi di letterati famosi. Il sentimento che la donna suscita nel poeta è il più appassionato che egli abbia mai provato, ma la speranza che il suo amore sia ricambiato è di breve durata: dopo la delusione di questa esperienza, Giacomo lascia Firenze. Leopardi si trasferisce a Roma insieme a un giovane amico, l esule scrittore napoletano Antonio Ranieri , conosciuto nel 1827. Con lui, dopo un ultima, breve sosta fiorentina nel 1832, si reca a Napoli. Qui trascor- 20 / GIACOMO LEOPARDI re gli ultimi anni di vita con l intermezzo di un soggiorno in una villa di campagna fra Torre del Greco e Torre Annunziata, per sfuggire all epidemia di colera che si è abbattuta sulla città partenopea. La permanenza napoletana, dapprima fonte di un certo benessere («la dolcezza del clima, la bellezza della città e l indole amabile e benevola degli abitanti mi riescono assai piacevoli , scrive nel 1833), diventa via via sempre più difficile per l incompatibilità con l ambiente (nel 1835 confida al padre di voler fuggire «da questi Lazzaroni e Pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri ) e soprattutto per il deteriorarsi della salute. Le sue condizioni si aggravano rapidamente e un malore lo uccide il 14 giugno 1837, a Napoli. Secondo la testimonianza dell amico Ranieri, il suo corpo viene salvato per poco dalla fossa comune destinata ai morti di colera e seppellito nella chiesetta di San Vitale. Un secolo dopo, nel 1938, i resti di Leopardi vengono traslati a Mergellina, nel Parco di Piedigrotta, non lontano dal luogo in cui si trova quella che la tradizione popolare considera la tomba del poeta latino Virgilio. 1831: Canti (prima edizione) Ciclo di Aspasia 1832: interrompe la scrittura dello Zibaldone 1833: Paralipomeni della Batracomiomachia 1835: Canti (seconda edizione) 1845: Canti (edizione definitiva; postuma) 1831-1834:

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