Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

La nostra galassia, la Via Lattea. tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà con gli occhi una torre, una campagna; udrà con gli orecchi un suono d una campana e nel tempo stesso coll immaginazione vedrà un altra torre, un altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione . Quasi riecheggiando queste parole, nel già citato Il porto di Toledo Anna Maria Ortese sottolinea che la rappresentazione dell esperienza non deve accontentarsi di riflettere la superficie delle cose, ma configurarsi come «un secondo mondo o seconda realtà, una immensa appropriazione dell inespresso, del vivente in eterno, da parte dei morituri . Quella che chiamiamo «realtà , aggiunge, «non è che un gran sogno , è «pura Immaginazione . In un altra occasione, scriverà che la natura più intima e veritiera degli individui riposa in una dimensione intangibile eppure pulsante, che la ragione e ogni altra forma di conoscenza superficiale non possono cogliere: «Siamo mutevoli come nuvole. Il mondo non è materia: è sogno, apparizione . La Terra offesa dal progresso Tuttavia il libro più leopardiano di Anna Maria Ortese è Corpo celeste, l ultimo volume pubblicato in vita, una raccolta di scritti filosofici e autobiografici dallo spessore meditativo e dal taglio saggistico, anche se non mancano inserti di più schietta matrice narrativa: riflessioni, conversazioni e interviste immaginarie che ricordano il modello dell operetta morale . La forma dialogica e lo stile colloquiale permettono alla scrittrice di conferire a questa sorta di testamento spirituale il respiro pacato di un pensiero che non rinuncia comunque a una dolorosa consapevolezza. Già il titolo del volume rimanda alla dimensione cosmica nella quale Anna Maria Ortese inserisce il pianeta Terra, insieme al sole, alla luna, alle stelle, alle galassie, insomma a tutti gli altri astri che ruotano nello spazio. Anche se l uomo si considera con ingenua arroganza una creatura privilegiata al centro dell universo, egli non può conoscere la vera realtà in cui è immerso, che invece si dissolve nell inconoscibile. «Credo in tutto ciò che non vedo, e credo poco in quello che vedo , afferma la scrittrice, a cui non interessa osservare gli uomini entro le effimere costruzioni sociali, ma interrogarsi leopardianamente, appunto sul loro rapporto più autentico con la natura, sul loro essere parte di uno spirito del mondo nel quale pullula l invisibile delle memorie, dei sogni perduti, degli angeli e delle altre creature misteriose che popolano la nostra esistenza e la nostra immaginazione. Il luogo in cui abitiamo non appartiene solo al genere umano, benché spesso ci illudiamo di colonizzarlo con il progresso e con una falsa e violenta intelligenza. L AUTORE / 187

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