Le “conversioni” e l’infelicità

I PRIMI IDILLI Ecco il manoscritto più famoso della letteratura italiana: la seconda pagina di un fascicoletto conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli ci mostra la prima redazione, risalente al 1819, dei quindici endecasillabi sciolti dell Infinito, vergati al centro della facciata con un tratto nitido e inchiostro marrone. Si possono notare gli interventi del poeta, effettuati con una punta diversa, ora più spessa ora più sottile. Testo autografo della prima redazione dell Infinito. Napoli, Biblioteca Nazionale, fascicoletto C.L.XIII.22, 1819. di argomento scientifico (Storia dell astronomia, 1813) alle ricerche di stampo illuministico (Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, 1815). 1813: Storia dell astronomia Saggio sopra gli errori popolari degli antichi 1816: Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca italiana 1815: | LE CONVERSIONI E L INFELICIT | Giacomo non ha ancora abbandonato le idee paterne, conservatrici in politica, religione e letteratura, quando nel 1817 l amicizia epistolare con lo scrittore Pietro Giordani (1774-1848), intellettuale laico e democratico, lo stimola a un importante ampliamento di prospettive. in questa fase che possiamo situare la cosiddetta conversione letteraria , ossia il passaggio dalla fase erudita e di studio a quella della composizione creativa. Infatti, dopo aver letto i poeti contemporanei da Foscolo a Goethe, da Alfieri a Monti e preso posizione nella polemica tra Classicisti e Romantici con una Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca italiana (in risposta al saggio di Madame de Sta l), che però non viene pubblicata, dà avvio nel 1819 alla sua vera e pro. pria produzione lirica con la stesura dei primi idilli A soli vent anni la sua salute incomincia a essere minata: Leopardi soffre di scoliosi, di febbri continue e soprattutto di disturbi agli occhi. Emergono i primi segni di insoddisfazione e di malessere, per cui il giovane accusa soprattutto il paese e l ambiente retrivo in cui vive, «tana, caverna , dove «tutto è morte, tutto è 18 / GIACOMO LEOPARDI insensataggine e stupidità . L amicizia con Giordani gli fa prendere coscienza del desiderio di uscire dall anonimato e confrontarsi con una cultura più ampia e moderna, acuendo in lui la percezione di costrizione e soffocamento che prova a contatto con un mondo opprimente. Il bisogno di spezzare l isolamento si traduce nel progetto di abbandonare il paese; così, nel 1819, egli tenta invano una fuga da Recanati, spinto dal desiderio di sottrarsi alla noia e alla disperazione: il passaporto, che segretamente si è fatto fare, finisce nelle mani del padre. Scrive in diverse lettere a Giordani di sentirsi «mangiato dalla malinconia, zeppo di desideri, attediato, arrabbiato (agosto 1818), «stordito dal niente che mi circonda , senza «più lena di concepire nessun desiderio, né anche della morte, non perch io la tema in nessun conto, ma non vedo più divario tra la morte e questa mia vita, dove non viene più a consolarmi neppure il dolore (novembre 1819), «stecchito e inaridito come una canna secca, e nessuna passione trova più l entrata di questa povera anima (marzo 1820). Anche la fede, inculcatagli dalla madre, non lo sorregge più: avviene qui la conversione filosofica («dal bello al vero ), che gli ispira una nuova visione della vita, avversa a ogni credo religioso e vicina alle tesi del materialismo settecentesco, alle quali resterà legato fino alla morte. 1817: inizia lo Zibaldone Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica 1819-1821: composizione dei piccoli idilli 1818:

Classe di letteratura - Giacomo Leopardi
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