Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

L argomentazione della Natura è spietata e gelida nella sua raziocinante impassibili tà: la sua indifferenza rispetto alla sorte dei suoi figli non ammette deroghe (sei carnefice della tua propria famiglia, rr. 125126, le dice l Islandese) e il suo unico scopo è quello di osservare l incessante succedersi di nascita e morte, necessario per la sopravvivenza dell universo: se anche tutta la specie umana si estinguesse, lei neppure se ne accorge rebbe (se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei, rr. 144145). Della natura benigna vagheggiata nella prima fase del pensiero leopardiano, insomma, non c è più traccia. Un doppio finale rivelatore Le tecniche diverse in un dialogo filosofico Possiamo immaginare che con la stessa testardaggine con cui ha percorso terre lontane e diverse, incontrando temporali (r. 78), terremoti (r. 81), Venti e turbini smoderati (rr. 82 83) piogge (r. 85) nell ingenua speranza di schivare la sofferenza, l Islandese avrebbe ri preso la sua requisitoria contro l interlocutrice: la morte improvvisa però glielo impedisce. Sia che sia stato divorato da due leoni, sia che sia stato travolto dal vento e trasformato in una mummia, la sua sorte conferma il ruolo della natura in relazione agli esseri umani: nel primo caso l Islandese, diventato cibo per altri animali, fa parte del circuito naturale; nel secondo gli è stato concesso di vivere quietamente, ma privato dell umanità, ridotto a un corpo senza coscienza. Le scelte stilistiche Questa operetta si configura come un dialogo vero e proprio, dove due personaggi si scambiano domande e risposte e confrontano opinioni diverse. L atteggiamento e il mo do di esprimersi dei due interlocutori sono però differenti: l Islandese pone domande in sistenti e incalzanti, ricevendo risposte secche e distaccate da parte della Natura. Il primo articola estesamente le proprie argomentazioni con un gran numero di esem pi e situazioni vissute, richiamando anche l opinione dei filosofi: in alcuni passi è possibile ritrovare influenze di scritti di Voltaire, come nella domanda finale, che riprende una vo ce del Dizionario filosofico. La sua è un eloquenza appassionata, che nell elencare i pati menti subiti, ricorre ora al tono recriminatorio del lamento, ora a quello aggressivo e in dignato dell invettiva. Così si spiega il suo eloquio fatto di frasi ampie e complesse, con l uso di un lessico spesso ricercato, lontano dall uso comune e caratterizzato da parole rare (sconsentirlo, r. 165), arcaicizzanti (Ponghiamo, r. 146), latinismi (vietare che [ ] non, r. 167) e termini utilizzati con significati oggi obsoleti (perdonato, r. 93, per risparmiato , alberghi, r. 55, per abitazioni ecc.). Ben diverso lo stile argomentativo della Natura, a cui non servono espressioni ricerca te e gli strumenti di una retorica raffinata per affermare con lapidaria freddezza le sue ve rità. Per fare cadere miseramente le illusioni dell umanità basta una domanda arida, quasi cinica: Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? (r. 138). VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE 1 Individua i diversi tipi di dolore che, secondo l Islandese, prova l essere vivente; ritrova gli esem pi distinguendoli secondo: a dolori veri e propri; 2 ANALIZZARE 3 Dividi il dialogo in macrosequenze, distinguendo quelle narrative, dialogiche e monologiche: quale struttura assume, nel suo complesso, il testo? 4 In quali punti del testo l autore fa ricorso alla stra tegia dell accumulazione? Per sottolineare che co sa? 5 Quali differenze si possono individuare tra le bat tute dell Islandese e quelle della Natura dal punto di vista lessicale e retorico? b disagi sopportabili; c mali dell età; d conseguenze di eventi meteorologici straordi nari; e conflitti tra uomini; f conflitti tra esseri viventi. 146 / GIACOMO LEOPARDI Quali sono le domande esistenziali che, al termi ne dell operetta, l Islandese rivolge alla Natura?

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