Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

Raggio divino al mio pensiero apparve, donna, la tua beltà. [...] Vagheggia il piagato mortal quindi la figlia della sua mente, l amorosa idea, che gran parte d Olimpo in sé racchiude, tutta al volto ai costumi alla favella pari alla donna che il rapito amante vagheggiare ed amar confuso estima [O donna, la tua bellezza mi è apparsa come un raggio di luce divina. L uomo ferito (della ferita d amore) immagina a partire da qui (quindi, cioè dalla donna reale) la figlia della propria mente, l amorosa idea , che contiene in sé gran parte della perfezione divina (d Olimpo); tale amorosa idea è del tutto simile nel viso, negli atteggiamenti, nella vo ce alla donna reale, che l amante, ingannato (rapito) ritiene, nella propria confusione, di desiderare e di amare (mentre in realtà desidera e ama l amorosa idea )]. Tale teoria richiama a sua volta quella della cristallizzazione dello scrittore france se Stendhal (esposta nel suo trattato Sull amore, 1822): «Lasciate lavorare la testa di un amante per ventiquattr ore, ed ecco cosa troverete. Alle miniere di sale di Salisburgo, si getta, nelle profondità abbandonate della miniera, un rametto d albero spoglio a causa dell inverno; due o tre mesi dopo lo si ritrae coperto di cristallizzazioni brillanti: i rami più piccoli, quelli che non sono più grossi della zampina di una cinciallegra, sono guarniti d u na infinità di diamanti, mobili e abbaglianti; è impossibile riconoscere il rametto primitivo. Quel che chiamo cristallizzazione, è l operazione dello spirito che trae da tutto ciò che si presenta la scoperta di nuove perfezioni nell oggetto amato . L operetta leopardiana pare esemplificare il concetto stendhaliano, configurando quel processo di idealizzazione che finisce per conferire all oggetto amato tutte le qualità so gnate e per accendere il meccanismo del piacere, sempre legato a un «senso indefinito che si prova nei sogni o nelle immaginazioni dell infanzia (Bazzocchi). Non è infatti la donna reale a dare piacere ma ciò che noi immaginiamo che essa sia, in quanto spirito e icona della giovinezza e come tale simbolo trasfigurato di perfezione; allo stesso modo più in generale dà piacere non la realtà ma il sogno, come il Genio garantisce al suo interlocutore: per tutto domani, qualunque volta ti sovverrà di questo sogno, ti sentirai balzare il cuore dalla tenerezza (rr. 4546). 2. Metti in relazione i concetti espressi da Stendhal nel brano sopra riportato con la situazione rappresentata nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare. 3. Nell operetta che stiamo analizzando, quale dei due interlocutori sostiene il punto di vista della teoria leopardiana del piacere? Qual è l atteggiamento dell altro? 4. Perché, in base a quanto viene detto dal Genio, le persone tendono a parlare agli altri dei (presunti) piaceri che hanno goduto? La noia come passione Strettamente collegata alla teoria del piacere è la concezione leopardiana della noia. Ogni spazio della vita umana che non sia occupato né dal piacere né dal dolore viene colmato da essa. Non può esistere infatti nella vita umana un vuoto assoluto di passioni: per Leo pardi, la noia è essa stessa una passione. Anzi, la noia viene presentata qui come passio ne al massimo grado di intensità, quasi una forma di follia: un desiderio assoluto di felici tà, destinato a essere frustrato. E poiché il piacere, come si è visto, non esiste, ecco allora che la vita umana è fatta di un alternanza di dolore e di noia, dall una delle quali passioni non ha riposo se non cadendo nell altra (rr. 148149). Questo è il destino non soltanto di Torquato Tasso, ma di tutti gli esseri umani. 138 / GIACOMO LEOPARDI

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