T18 - La ginestra o il fiore del deserto

/ T18 / / Malvagità della natura e solidarietà tra gli uomini / La ginestra o il fiore del deserto Canti, 34 Scritto nel 1836 durante il soggiorno in una villa sulle falde del Vesuvio, presso Torre del Greco, La ginestra rappresenta l approdo finale della filosofia leopar diana. Collocata a chiusura dei Canti nell edizione postuma del 1845, il compo nimento è una sorta di testamento spirituale da consegnare ai posteri, la me ditazione estrema di un poeta straordinario, che, pur ribadendo con forza la condizione permanente di un pessimismo assoluto e abbracciando totalmen te e con convinzione la ragione che vanifica ogni illusione di progresso, si ap pella all umanità affinché abbandoni ogni vano orgoglio e si unisca contro la sua vera e implacabile nemica, la natura. METRO Canzone libera composta da 7 strofe di diversa misura, formate da endecasillabi e sette nari liberamente rimati. K . E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.* (Giovanni, III, 19) 10 15 20 * La citazione evangelica viene assunta dal poeta in senso polemicamente anti frastico. Nel Nuovo Testamento la luce è Cristo, mentre le tenebre rappresentano il regno del male. Invece per Leopardi la luce è quella della ragione e le tenebre 112 / GIACOMO LEOPARDI L esordio: l immagine della ginestra 1-7 Qui sulle aride pendici (schiena) del ter rificante (formidabil) e distruttore monte Ve suvio, che nessun altro albero o fiore rallegra, spargi intorno i tuoi cespugli solitari, o profu mata ginestra, che ti appaghi (contenta) dei luoghi deserti. PARAFRASI 5 Qui su l arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo, la qual null altro allegra arbor né fiore, tuoi cespi solitari intorno spargi, odorata ginestra, contenta dei deserti. Anco ti vidi de tuoi steli abbellir l erme contrade che cingon la cittade la qual fu donna de mortali un tempo, e del perduto impero par che col grave e taciturno aspetto faccian fede e ricordo al passeggero. Or ti riveggo in questo suol, di tristi lochi e dal mondo abbandonati amante, e d afflitte fortune ognor compagna. Questi campi cosparsi di ceneri infeconde, e ricoperti dell impietrata lava, che sotto i passi al peregrin risona; dove s annida e si contorce al sole la serpe, e dove al noto cavernoso covil torna il coniglio; fur liete ville e colti, La precarietà dell uomo e delle sue realizzazioni 7-37 Ti ho già (Anco) vista abbellire con i tuoi steli le solitarie (erme) campagne che circon dano la città che in passato fu dominatrice (donna) degli uomini (mortali) e che paiono, con il loro aspetto solenne (grave) e silenzio so (taciturno), dare a chi passa testimonianza (fede) e memoria (ricordo) del perduto im pero. Ora ti rivedo su questo terreno, amante di luoghi tristi e abbandonati dal mondo, e sempre (ognor) compagna di destini infelici (afflitte fortune). Questi campi cosparsi di ce neri sterili (infeconde) e ricoperti di lava pie trificata (impietrata), che risuona sotto i passi del viandante (peregrin); dove la serpe si an nida e si contorce al sole e il coniglio torna al la consueta tana sotterranea (noto cavernoso covil), furono in passato poderi ridenti (liete ville) e campi coltivati (colti), simboleggiano l ignoranza degli uomini che si affidano alle superstizioni religiose. 2 formidabil: in senso etimologico, dal latino formido ( timore , paura ), per sottolineare il carattere minaccioso del vulcano. 3 Vesevo: forma latineggiante per il Ve suvio (da Vesevus). 7 Anco ti vidi: Leopardi torna con il ricor do al tempo del soggiorno romano. 9 la cittade: Roma.

Classe di letteratura - Giacomo Leopardi
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