Gli echi e le suggestioni dell’Infinito leopardiano hanno acceso la fantasia di altri autori, che hanno provato a omaggiare questo componimento direttamente attraverso la propria produzione. Non mancano però quanti hanno deciso di “giocare” con questo testo celeberrimo, attraverso parodie che sono comunque, in fondo, una forma particolare di omaggio. Il primo testo, scritto da Sebastiano Vassalli (1914-2015), si intitola Il finito e propone una mimesi volutamente rovesciata e condotta in versione attualizzante (al posto dell’ermo colle troviamo uno schermo televisivo…); il secondo, L’infinito, o della speculazione edilizia, è opera dell’italianista Giuseppe Zaccaria (n. 1947), che si è divertito a parafrasare Leopardi in un contesto contemporaneo, reinterpretando il modello in chiave prosaica e borghese.
CONSONANZE CONTEMPORANEE - Vassalli e Zaccaria - Fare il verso all’Infinito
CONSONANZE CONTEMPORANEE
Vassalli e Zaccaria
FARE IL VERSO ALL’INFINITO
Sebastiano Vassalli
Sempre odioso mi fu quest’affollato
mio tempo, e questo schermo, che i fantasmi
degli umani e le voci in sé racchiude.
Ma ovunque io mi nasconda, il turbinìo
di vanamente fragorose imprese
m’insegue e mi raggiunge, né potrei
sottrarmi ad un destino che accomuna
me coi viventi. – E come invece è eterno
e in sé perfetto un sasso, a volte io quello
mi fingo d’esser nel pensiero, e in lui
finisco; e mi dimentico l’effimero,
e le vive stagioni, e quella morta
e assente, e il suo silenzio. Così annullo
l’ansia del tempo nella carne e nel vuoto
della ragione riempio e chiudo e sono.
Giuseppe Zaccaria
Assai caro pagai quest’ermo colle
su cui feci la villa con piscina
campi da tennis golf e una panchina
addossata a una siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
(Il verso all’infinito. L’idillio leopardiano e i poeti alla fine del millennio, a cura di Vincenzo Guarracino, Marsilio, Venezia 1999)
Per discuterne
Tra i sottogeneri dell’umorismo, la parodia è probabilmente il più spiazzante: essa consiste nell’imitazione ironica, divertente e dissacrante di un testo o di un personaggio. L’oggetto della parodia può coincidere con un’opera in particolare, con un genere letterario o con uno specifico registro stilistico ma, per funzionare, è necessario che i lettori conoscano il modello di riferimento o le convenzioni del genere che si intende rovesciare e mettere in caricatura. Ritieni che queste forme di particolare rivisitazione e rilettura siano, a prescindere dagli esiti, la spia della fama dell’autore o dell’opera parodiata? Sei dell’avviso che ogni creazione artistica possa essere rivisitata in modo anche goliardico ed esilarante oppure che esista una zona di rispetto che immunizzi i grandi capolavori da irriverenti provocazioni? Discutine in classe.