Classe di letteratura - volume 3B

Glossario un significato positivo, come imitazione della forma ideale della realtà, per cui l operare dell artista diventa simile all operare della natura. Ripreso nella critica letteraria contemporanea, il termine indica generalmente la rappresentazione di una realtà ambientale, sociale, culturale ecc., attuata perseguendo a vari livelli (ideologico, stilistico, documentario ecc.) l obiettivo di una riproduzione il più possibile realistica e impersonale di tali realtà. Nella più stretta accezione narratologica indica la parte del racconto in cui è preponderante la forma drammatica, limitando al minimo l intervento del narratore, in opposizione alla diegesi . Novenario Nella metrica italiana, verso che ha come ultima posizione tonica l ottava. Fu usato raramente nell antica poesia (Dante lo considerò come un metro estraneo alla lirica), pur conoscendo una certa diffusione sostenuta dall imitazione dell octosyllabe francese e provenzale. Ottenne maggiore fortuna nella poesia moderna, a partire da G. Pascoli e G. d Annunzio. Esempi: «Le stelle lucevano rare / tra mezzo alla nebbia di latte (G. Pascoli, L assiuolo, vv. 9-10); «sull umida conca non porta [ ] che gemiti d oche e un interno (E. Montale, Dora Markus, vv. 38-40). Monologo interiore Tecnica narrativa largamente impiegata nella letteratura del Novecento mediante la quale il lettore viene introdotto direttamente nella vita interiore del personaggio, di cui sono registrati in prima persona, e senza alcun commento dell autore, pensieri, reazioni, impressioni, ricordi, libere associazioni di idee, così come si presentano alla sua mente, in una sorta di autoanalisi continuata. Spesso assimilato al flusso di coscienza, il m. interiore se ne distingue in genere per il carattere meno alogico e disordinato, che si traduce in un maggior controllo linguistico e sintattico. Esempio: «Eppure vado ad uccidere un uomo [ ] ucciderlo così senza troppo rumore così ecco: mirare al petto egli cade cade in terra mi chino, senza far rumore, con lentezza lo finisco [ ] Bisognerebbe ucciderlo senza accorgersene (A. Moravia, Gli indifferenti, cap. 15). O N Narratore onnisciente La voce narrante, che narra e racconta il susseguirsi degli eventi della storia, è onnisciente quando è esterna alla vicenda e si pone come un osservatore al di sopra delle parti, una voce fuori campo che conosce ogni cosa più dei personaggi stessi. Il narratore onnisciente è a conoscenza di tutto, delle loro azioni, dei loro pensieri, dei loro sentimenti, degli eventi passati come di quelli presenti e futuri, e nel raccontarli non tralascia di esprimere valutazioni e giudizi propri. 872 Onomatopea In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l imitazione fonetica, l oggetto o l azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac, bau bau, tic tac), in una serie di sillabe in unità grafica (patapùm, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche (costituendo in tal caso un accorgimento retorico detto armonia imitativa). La serie fonica, la parola o la locuzione formate in seguito a tale procedimento subiscono talvolta un completo adattamento grammaticale, con l aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili del lessico della lingua (così bisbigliare , chioccolare , tintinnio ecc.). Ossimoro Figura retorica che consiste nell unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità. L effetto che si ottiene è quello di un paradosso apparente. Esempi: « s ostina in cielo un sole / freddoloso (E. Montale, Ti libero la fronte dai ghiaccioli, vv. 6-7); «il petto le si gonfiava / timido, e le si riabbassava, / quieto nel suo tumultuare (G. Caproni, La gente se l additava, vv. 7-9). Ottonario Nella metrica italiana, verso composto di 8 posizioni metriche , con gli accenti principali sulla 3ª e 7ª sillaba. Adoperato fin dalle origini della nostra letteratura, l o. rimase in voga fino a tutto il XV sec.; nel Novecento fu utilizzato da G. Pascoli, che sperimentò anche schemi inconsueti. Esempi: «Su l castèllo di Ver na / batte il s le a mezzogi rno (G. Carducci, Rime nuove, 76, 1-2); «Qui forse potrei scrivere: / potrei forse anche vivere (G. Caproni, Su cartolina, vv. 14-15). P Parallelismo In retorica, procedimento consistente nel dare rilievo allo sviluppo di un idea mediante una disposizione simmetrica di brevi concetti, per lo più in coppia; nella poesia tale disposizione si risolve spesso in simmetria di ritmo. Esempi: «Vigile a ogni soffio, / intenta a ogni baleno, / sempre in ascolto, / sempre in attesa, / pronta a ghermire, / pronta a donare (G. d Annunzio, Maia, Laus Vitae, I, 64-69); «La mia poesia è alacre come il fuoco, / trascorre tra le mie dita come un rosario (A. Merini, La mia poesia è alacre come il fuoco, vv. 1-2). Paratassi In sintassi, il collegamento tra due o più proposizioni all interno di un periodo, mediante giustapposizione o coordinazione e non mediante subordinazione. Parodia Travestimento burlesco di un opera d arte, a scopo satirico, umoristico o anche critico, consistente, nel caso di opere di poesia (meno spesso di prosa), nel contraffare i versi conservandone la cadenza, le rime, il tessuto sintattico e alcune parole e, nel caso di opere musicali, nel sostituire le parole del testo originario, conservando intatto o con leggere variazioni il motivo. Con accezione più generica, imitazione deliberata, con intento più o meno caricaturale, dello stile caratteristico di uno scrittore, di un musicista, di un regista ecc., realizzata inserendo nella nuova composizione passi che ne rievochino con immediatezza la maniera. Esempi: il sonetto di F. Berni Chiome d argento fino, che contraffà il sonetto di P. Bembo Crin d oro crespo; Eneide travestita di G.B. Lalli; il poema Morgante di L. Pulci. Paronomasia Figura retorica, detta anche annominazione, che consiste

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi