Classe di letteratura - volume 3B

vescica7 gonfia che è il padrone tu la buchi (possa bucare) con la lingua, e fai uscire il siero e l acqua a sbrodolare marcio. Tu devi schiacciare questi padroni e i preti e tutti quelli che gli stanno intorno: i notai, gli avvocati, eccetera. Non per il bene tuo, per la tua terra, ma per quelli come te che non hanno terra, che non hanno niente e che devono soffrire solamente e che non hanno dignità da vantare.8 (Insegna loro a) Campare di cervello e non di piedi! Ma non capisci? Io non sono capace, io ho una lingua che non si muove di dentro (dentro la bocca), mi intoppo a ogni parola e non ho stile (dottrina)9 e ho il cervello fiacco e molle. Come faccio a fare le cose che tu dici, e andare in giro a parlare con gli altri? Non preoccuparti che il miracolo viene adesso. Mi ha preso per la testa, mi ha tirato vicino e poi mi ha detto: Gesù Cristo sono io, che vengo a te a darti la parola. E questa lingua bucherà e andrà a schiacciare come una lama vesciche dappertutto e a dar contro ai padroni, e schiacciarli, perché gli altri capiscano, perché gli altri apprendano, perché gli altri possano ridere (riderci sopra, sfotterli). Che non è che col ridere che il padrone si fa sbracare,10 che se si ride contro i padroni, il padrone da montagna che è diviene collina, e poi più niente. Tieni! Ti do un bacio che ti farà parlare. 7 vescica: lesione della pelle gonfia di un liquido, detto siero, dovuta per esempio a un ustione o a uno sfregamento prolungato. 8 vantare: possedere qualcosa (in questo caso la dignità) che è motivo d orgoglio; vantarsi, dichiarando tale possedimento. 9 dottrina: conoscenza, cultura appresa tramite lo studio. 10 si fa sbracare: letteralmente, gli si to- glie i calzoni. Soltanto attraverso l ironia e la satira è possibile rovesciare i rapporti di forza della società, mettendo alla berlina i padroni e la loro abitudine a sfruttare crudelmente i poveri e gli oppressi. DENTRO IL TESTO Un improbabile intervento divino Il giullare del popolo I contenuti tematici Vittima della tirannica oppressione dei potenti, un contadino ha perso tutto ciò che aveva e, disperato, ha deciso di farla finita. Mentre si accinge a impiccarsi, però, si verifica un evento improbabile: tre poveracci assetati vengono a chiedergli da bere. Mosso a pietà, il protagonista disseta e rifocilla i tre uomini. La comicità della scena deriva dal contrasto tra il motivo tragico del suicidio e l intervento dei tre uomini, che colora di ironia e assurdità l intera situazione. Ne è spia la battuta che riproduce i pensieri del contadino (Aspetto che mangino e poi mi impicco), oltre ai dettagli del tegame e delle fave. Poco dopo, la narrazione prende una piega tra il mistico e il surreale: l uomo con la faccia da povero cristo è Cristo davvero, intenzionato a ricompensare il contadino per il suo comportamento virtuoso con un premio miracoloso (Tu mi hai dato da mangiare e io ti do da parlare). Così, il semplice villano sta per trasformarsi grazie a un bacio divino in un funambolico artista della parola. Nel tardo Medioevo (dopo l anno 1000), i giullari si esibivano come cantastorie, buffoni o saltimbanchi, in strada o nelle corti nobiliari. Nella visione di Fo, essi costituiscono le figure trasgressive per eccellenza, grazie a una carica irriverente che irride e demistifica il potere dei ricchi. Gesù, infatti, esorta il contadino a usare la parola e il cervello per sbeffeggiare apertamente i padroni, i preti, i notai, gli avvocati, tutte le categorie sociali responsabili della miseria e dello sfruttamento dei più poveri. Tale concezione contiene molto di vero: la società medievale era in effetti estremamente gerarchica, e la differenza tra le condizioni di vita dei nobili e quelle dei contadini era enorme. Tuttavia, l autore non intende riferirsi soltanto a quell epoca; piuttosto a chi assiste alla rappresentazione dell opera viene naturale cogliere un evidente allusione alla contemporaneità e alle sue iniquità sociali. In effetti, Mistero buffo viene messo in scena per la prima volta nel 1969, mentre in Italia, come nel resto del mondo occidentale, era in corso una vera e propria rivoluzione socio-culturale. In quegli anni, studenti e operai, stanchi di una società autoritaria e basata a loro parere sull ingiustizia e sulla disuguaglianza, lottavano apertamente contro quella che negli slogan e nelle parole d ordine più diffuse veniva definita «la cultura dei padroni . I padroni contro cui il giullare scaglia la sua risata satirica sono dunque evidentemente an- IL GENERE / IL TEATRO DEL NOVECENTO / 849

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi