Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE no (1964) e La signora è da buttare (1967), Fo rielabora in modo originale la tradizione dell avanspettacolo, spunti comici di tipo clownistico, echi futuristi e toni polemici e satirici contro il malcostume della società italiana e delle sue classi dirigenti. A questo periodo di attività viene dato il titolo di borghese , in quanto l autore agisce ancora all interno del circuito teatrale istituzionale. Dal 68 Fo inaugura una fase impegnata del suo teatro: esce dalle strutture sse e porta la sua opera in mezzo al popolo per scandalizzare, suscitare reazioni, smuovere le coscienze. La stagione dell impegno Non è così, invece, nella fase successiva, caratterizzata da un forte impegno politico. A partire dal 1968, Fo rifiuta i canali ufficiali dello spettacolo teatrale e porta le proprie opere in piazze, fabbriche o all interno di strutture diverse, spesso legate a collettivi o Case del Popolo, in cui si affolla un pubblico ben preciso, fatto per lo più di studenti, operai e militanti della sinistra. Le commedie di questo periodo sono destinate a scandalizzare per il contenuto provocatorio. Una vera e propria strategia di controinformazione tocca avvenimenti nazionali e internazionali, oggetto di una lettura ideologica dissacrante: è il caso di Morte accidentale di un anarchico (1970), sulla vicenda dell anarchico Pinelli, indagato per l attentato alla sede milanese della Banca dell Agricoltura in piazza Fontana e defenestrato durante un interrogatorio in questura; di Pum! Pum! Chi è? La polizia! (1972), sulle stragi di stato ; di Guerra di popolo in Cile (1973) sul golpe del generale Pinochet. Mistero buffo, capolavoro di Fo, è un monologo di forte impronta istrionica e giullaresca. Mistero buffo Il capolavoro di Fo è però Mistero buffo, scritto nel 1969 e poi rivisto in successive versioni accresciute. Il testo è costruito proprio per esaltare le doti mimiche e istrioniche dell attore monologante, capace di cambiare ruoli e personaggi e coinvolgere gli spettatori senza l ausilio di particolari scenografie o costumi. Con questa commedia Fo realizza appieno la sua vocazione di giullare o cantastorie, attingendo alla miniera della cultura popolare delle composizioni medievali. Si tratta di una materia diversa e anzi antagonista rispetto a quella ufficiale propria della Chiesa, della classe aristocratica o borghese: episodi dei Vangeli apocrifi, brani legati a temi religiosi (come precisa l autore, « mistero vuol dire rappresentazione sacra ), apologhi che vedono protagonisti disgraziati, emarginati e folli, caricature e racconti condotti dal punto di vista degli umili e degli oppressi. Al pari degli oggetti rappresentati, anche la voce della folla dei protagonisti è estranea a ogni canone codificato: dialetti locali (in particolare quello padano), strane commistioni tra linguaggio aulico e forme gergali, neologismi e latinismi maccheronici formano un bizzarro pastiche dagli effetti grotteschi. Ma la ricerca linguistica più originale di Fo è affidata soprattutto all uso del grammelot, una lingua che potremmo definire una non-lingua , fatta di suoni e onomatopee che mimano idiomi reali: una soluzione espressiva fondata esclusivamente sull efficacia fonetica e che sa rendere, insieme alla gestualità, la viscerale adesione dell artista a un tipo di comunicazione istintivo e carnale, al di là di ogni retorica sublimazione. Dario Fo circondato dalle maschere che utilizzava durante i suoi spettacoli. 846 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi