Classe di letteratura - volume 3B

10 15 20 25 30 35 40 45 50 Roma2 (la noce Lazio durante quella primavera fatalmente era andata perduta). Uscivano dal viale alberato non lontano dallo Scalo Merci,3 dirigendosi in via dei Volsci, quando non preavvisato da nessun allarme, si udì avanzare nel cielo un clamore d orchestra metallico e ronzante. Useppe levò gli occhi in alto, e disse: «Lioplani .4 E in quel momento l aria fischiò, mentre già in un tuono enorme tutti i muri precipitavano alle loro spalle e il terreno saltava d intorno a loro, sminuzzato in una mitraglia di frammenti. «Useppe! Useppeee! , urlò Ida, sbattuta in un ciclone nero e polveroso che impediva la vista: «Mà,5 sto qui , le rispose, all altezza del suo braccio, la vocina di lui, quasi rassicurante. Essa lo prese in collo, e in un attimo le ribalenarono nel cervello gli insegnamenti dell UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) e del Capofabbricato:6 che, in caso di bombe, conviene stendersi al suolo. Ma invece il suo corpo si mise a correre senza direzione. Aveva lasciato cadere una delle sue sporte, mentre l altra, dimenticata, le pendeva ancora al braccio, sotto al culetto fiducioso di Useppe. Intanto, era incominciato il suono delle sirene. Essa, nella sua corsa, sentì che scivolava verso il basso, come avesse i pattini, su un terreno rimosso che pareva arato, e che fumava. Verso il fondo, essa cadde a sedere, con Useppe stretto fra le braccia. Nella caduta, dalla sporta le si era riversato il suo carico di ortaggi, fra i quali, sparsi ai suoi piedi, splendevano i colori dei peperoni, verde, arancione e rosso vivo. Con una mano, essa si aggrappò a una radice schiantata,7 ancora coperta di terriccio in frantumi, che sporgeva presso di lei. E assestandosi meglio, rannicchiata intorno a Useppe, prese a palparlo febbrilmente in tutto il corpo, per assicurarsi ch era incolume. Poi gli sistemò sulla testolina la sporta vuota come un elmo di protezione. Si trovavano in fondo a una specie di angusta trincea, protetta nell alto, come da un tetto, da un grosso tronco d albero disteso. Si poteva udire in prossimità, sopra di loro, la sua chioma caduta agitare il fogliame in un gran vento. Tutto all intorno, durava un fragore fischiante e rovinoso nel quale, fra scrosci, scoppiettii vivaci e strani tintinnii, si sperdevano deboli e già da una distanza assurda voci umane e nitriti di cavalli. Useppe, accucciato contro di lei, la guardava in faccia, di sotto la sporta, non impaurito, ma piuttosto curioso e soprapensiero. «Non è niente , essa gli disse, «non aver paura. Non è niente . Lui aveva perduto i sandaletti ma teneva ancora la sua pallina stretta nel pugno. Agli schianti più forti, lo sentiva appena appena tremare: «Niente , diceva poi, fra persuaso e interrogativo. I suoi piedini nudi si bilanciavano quieti accosto8 a Ida, uno di qua e uno di là. Per tutto il tempo che aspettarono in quel riparo, i suoi occhi e quelli di Ida rimasero, intenti, a guardarsi. Lei non avrebbe saputo dire la durata di quel tempo. Il suo orologetto da polso si era rotto; e ci sono delle circostanze in cui, per la mente, calcolare una durata è impossibile. Al cessato allarme, nell affacciarsi fuori di là, si ritrovarono dentro una immensa nube pulverulenta che nascondeva il sole, e faceva tossire col suo sapore di catrame: attraverso questa nube, si vedevano fiamme e fumo nero dalla parte dello 2 pallina Roma: è la pallina rossa e gial- la regalata a Useppe dal fratello Nino, che nei giochi del bambino rappresenta la squadra di calcio della Roma. La noce, altro tesoro di Useppe, è la squadra rivale, la Lazio. 3 Scalo Merci: scalo ferroviario nel quartiere romano di San Lorenzo. 4 Lioplani: storpiatura infantile per gli aeroplani . 750 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA 5 Mà: vocativo romanesco per mamma . 6 Capofabbricato: il responsabile del con- dominio. 7 schiantata: spezzata. 8 accosto: accanto.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi