Classe di letteratura - volume 3B

Dove il tempo non scorre Arturo ricorre con insistenza a un aggettivo: i crateri spenti dei vulcani, dai quali è sorto l arcipelago, sono antichi (r. 3), come antichi (r. 8) sono i muri delle strade e le case del villaggio, addirittura antiche di secoli (rr. 17-18). E poi la chiesa, la più antica dell isola (r. 36), e il castello, dalla mole cresciuta attraverso i secoli (r. 75). E come l abitato ricorda le antiche città feudali (r. 68), così le donne di Procida, dedite alla casa, seguono l usanza antica (rr. 60-61) nelle superstizioni, negli abiti e nelle acconciature. In che epoca siamo? difficile capirlo: nell isola, infatti, è come se il tempo si fosse fermato. La tecnologia è arretrata (c è la carrozzella, r. 45; c è il fornello di carboni, r. 23), la società è ancora costituita da contadini e pescatori. E c è l oste, c è la vedova della caffetteria: figure senza tempo di un mondo arcaico, diffidente e chiuso, lontano dalle rotte del turismo, che portano i bagnanti (r. 48) e la vita promiscua e allegra (r. 51) della modernità su altre spiagge. Estranea ai traffici e al progresso, l isola diventa, per Arturo, qualcosa di assoluto, il simbolo fatato dell origine. Le scelte stilistiche Una lingua sensuale ed emotiva Arturo vuole coinvolgere tutti i sensi del lettore. I bei colori di conchiglia, rosa o cinereo (rr. 18-19) delle casette stimolano la vista; le voci, ora lamentose, ora allegre (r. 12) delle tortore sollecitano l udito; l olfatto è colpito dall odore selvatico e carezzevole (r. 5) delle ginestre; il tatto percepisce la sabbia delicata (r. 9) delle spiagge. Ma la lingua che Elsa Morante fa utilizzare al narratore si accende, soprattutto, di forti emozioni. Vediamo, con i diminutivi e i vezzeggiativi, la tenerezza del ricordo: le straducce (r. 7), le finestruole (r. 19). Frequenti similitudini vogliono spiegare l eccezionale paesaggio dell isola, dove il mare si posa come una rugiada (rr. 13-14), dove le finestre sono strette come feritoie (r. 19), dove le donne stanno rinchiuse come le monache (r. 61). La pungente nostalgia di quel luogo perduto, infine, stringe il cuore di Arturo fino all esclamazione: Ah, io non chiederei d essere un gabbiano, né un delfino (r. 14), dice il narratore, che sarebbe felice di essere il pesce più brutto del mare, pur di nuotare ancora, spensieratamente, nelle acque chiare dell isola natìa. VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE 1 SCRIVERE PER... Riassumi il brano in circa 5 righe. ANALIZZARE DESCRIVERE 5 2 Quali oggetti vengono menzionati nella descrizione dell isola e dei suoi abitanti? Quale idea della vita sull isola trasmettono? 3 Individua nel testo i numerosi paragoni, sia sotto forma di similitudine sia espressi secondo altre modalità espressive. Quale tono contribuiscono a conferire alla descrizione? Riscrivi la descrizione dell isola di Procida, ribaltandola completamente e quindi offrendone una rappresentazione opposta. Fai attenzione all uso dei contrari (massimo 20 righe). INTERPRETARE 4 Che cosa distingue i procidani dagli altri abitanti della zona di Napoli? Questa loro caratteristica è presentata come positiva o negativa? Veduta dell isola di Procida, con le case dei pescatori e la cupola della chiesa di Santa Maria della Pietà. 746 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi