Classe di letteratura - volume 3B

25 30 35 40 45 50 55 60 bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.8 Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio «progetto di romanzo 9 sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile. Tale verità lo si sente con assoluta precisione sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all editoriale del «Corriere della Sera , del 1° novembre 1974.10 Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi proprio per il modo in cui è fatto dalla possibilità di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la 8 come quel generale Miceli: si fa riferi- mento a esponenti degli alti gradi dell esercito colpevoli di aver preparato un colpo di Stato. In particolare, il generale Vito Miceli fu accusato di essere complice di un tentativo di golpe messo maldestramente in atto dall ufficiale Junio Valerio Borghese nella notte tra il 7 e l 8 dicembre 1970. Contro Miceli il 31 ottobre 1974 era stato spiccato un mandato d arresto per la sua partecipazione all organizzazione stragista e golpista detta Rosa dei Venti. 9 il mio «progetto di romanzo : l autore intende la sua ipotesi di una narrazione delle vicende italiane degli ultimi anni, compresa la strategia stragista. Va ricordato che contemporaneamente Pasolini stava scrivendo anche un romanzo vero 714 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA e proprio, l incompiuto Petrolio, la cui trama si collegava per molti aspetti a quegli stessi fatti. 10 dietro all editoriale del 1° novembre 1974: Pasolini fa riferimento a un articolo di Paolo Meneghini intitolato L ex-capo del Sid, generale Miceli arrestato per cospirazione politica.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi