Classe di letteratura - volume 3B

60 65 70 75 80 85 90 Ma lui non riusciva a attraversare quella striscia che filava tutta piena di schiume, di segatura e d olio bruciato, come una corrente dentro la corrente gialla del fiume. Ci restava nel mezzo, e anziché accostarsi alla riva, veniva trascinato sempre in giù verso il ponte. Borgo Antico e Mariuccio col cane scapitollarono13 giù dalla gobba del trampolino, e cominciarono a correre svelti, a quattro zampe quando non potevano con due, cadendo e rialzandosi, lungo il fango nero della riva, andando dietro a Genesio che veniva portato sempre più velocemente verso il ponte. Così il Riccetto, mentre stava a fare il dritto con la ragazza che però continuava, confusa come un ombra, a strofinare le lastre,14 se li vide passare tutti e tre sotto i piedi, i due piccoli che ruzzolavano gridando tra gli sterpi, spaventati, e Genesio in mezzo al fiume, che non cessava di muovere le braccine svelto svelto nuotando a cane, senza venire avanti di un centimetro. Il Riccetto s alzò, fece qualche passo ignudo come stava giù verso l acqua, in mezzo ai pungiglioni e lì si fermò a guardare quello che stava succedendo sotto i suoi occhi. Subito non si capacitò, credeva che scherzassero; ma poi capì e si buttò di corsa giù per la scesa,15 scivolando, ma nel tempo stesso vedeva che non c era più niente da fare: gettarsi nel fiume lì sotto il ponte voleva proprio dire esser stanchi della vita, nessuno avrebbe potuto farcela. Si fermò pallido come un morto. Genesio ormai non resisteva più, povero ragazzino, e sbatteva in disordine le braccia, ma sempre senza chiedere aiuto. Ogni tanto affondava sotto il pelo della corrente e poi risortiva16 un poco più in basso; finalmente quand era già quasi vicino al ponte, dove la corrente si rompeva e schiumeggiava sugli scogli, andò sotto per l ultima volta, senza un grido, e si vide solo ancora un poco affiorare la sua testina nera. Il Riccetto, con le mani che gli tremavano, s infilò in fretta i calzoni, che teneva sotto il braccio, senza più guardare verso la finestrella della fabbrica, e stette ancora un po lì fermo, senza sapere che fare. Si sentivano da sotto il ponte Borgo Antico e Mariuccio che urlavano e piangevano, Mariuccio sempre stringendosi contro il petto la canottiera e i calzoncini di Genesio; e già cominciavano a salire aiutandosi con le mani su per la scarpata. «Tajamo, è mejo ,17 disse tra sé il Riccetto che quasi piangeva anche lui, incamminandosi in fretta lungo il sentiero, verso la Tiburtina; andava quasi di corsa, per arrivare sul ponte prima dei due ragazzini. «Io je vojo bene ar Riccetto, sa! ,18 pensava. S arrampicò scivolando, e aggrappandosi ai monconi dei cespugli su per lo scoscendimento coperto di polvere e di sterpi bruciati, fu in cima, e senza guardarsi indietro, imboccò il ponte. 13 scapitollarono: si precipitarono a rot- ta di collo. 14 mentre stava le lastre: prima di accorgersi del dramma di Genesio, il Riccetto, dopo aver fatto il bagno nel fiume, stava cercando di attirare l attenzione di una ragazza intenta a lavare i vetri delle finestre di un edificio vicino. 15 scesa: discesa. 16 risortiva: riemergeva. 17 Tajamo, è mejo: è meglio svignarsela. 18 Io je vojo bene ar Riccetto, sa!: io al Riccetto voglio bene! Roma, ponte Sant Angelo. 692 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi