Classe di letteratura - volume 3B

PALESTRA DI SCRITTURA 30 35 40 45 50 55 60 65 Se una notte d inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: No, non voglio vedere la televisione! Alza la voce, se non ti sentono: Sto leggendo! Non voglio essere disturbato! forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida . Si tratta dei rischi che corre la lettura. Ci sono d altra parte i rischi che corre chi legge, soprattutto chi legge letteratura, filosofia e storia, in particolare quelle scritte in Europa e in America negli ultimi due secoli. Da quando esiste qualcosa che chiamiamo modernità cioè la cultura dell indipendenza individuale, del pensiero critico, della libertà di coscienza, dell uguaglianza e della giustizia sociali, dell organizzazione e della produttività, nonché del loro rifiuto politico e utopico da allora leggere fa correre dei rischi. un atto socialmente, culturalmente ambiguo: permette e incrementa la socializzazione degli individui, ma d altra parte mette a rischio la stessa volontà individuale di entrare nella rete dei vincoli sociali rinunciando a una quota della propria autonomia e singolarità. Società e individuo, autonomia personale e benessere pubblico sono due finalità non sempre conciliabili, a volte antagonistiche, fra cui oscilla la nostra cultura. Non possiamo fare a meno di dare il nostro assenso al bisogno di uguaglianza e al bisogno di singolarità. Ma questo duplice assenso crea un conflitto di desideri e di doveri, quando viviamo la nostra quotidianità personale e quando riflettiamo politicamente e scegliamo dei governi. Ma è rischiosa anche la lettura dei classici premoderni, quelli che precedono, per intenderci, Shakespeare, Cervantes, Montaigne,1 che hanno reinventato generi letterari fondamentali come la prosa di pensiero, l epica, il teatro. I problemi e i valori che caratterizzano la modernità occidentale, cioè libertà, creatività, rivolta e angoscia, si manifestano con chiarezza soprattutto con l inizio del Seicento e cresceranno fino a travolgere distruttivamente la tradizione precedente, greco-latina e medievale. Un lettore attento e libero commentatore di classici antichi come Montaigne si dichiara provocatoriamente, con una sincerità forse enfatizzata, uomo senza memoria. Cervantes celebra e mostra impossibile l eroismo antico, ormai nemico della realtà, del senso comune e follemente libresco. Shakespeare azzera e rimescola comico e tragico, alto e basso, re e buffoni, principi e becchini, eroismo e stanchezza malinconica. Non per questo si è smesso di leggere i classici antichi: solo che la letteratura moderna non li imita più come era avvenuto fra gli umanisti e i sapienti neo-antichi fra Quattro e Cinquecento. Nel postmoderno New Age (una variante della postmodernità) il neo-antico è tornato per suggerimento di Nietzsche, in quanto polemicamente inattuale . Quindi anche leggere gli antichi può ridiventare rischioso, almeno quando non è soltanto erudizione e archeologia: perché se è vero che per leggere, capire e interessarsi a un autore c è bisogno di Einf hlung, di immedesimazione, anche se si tratta di Parmenide2 o Virgilio, è altrettanto vero che sentirsi contemporanei dei sapienti presocratici o di un classico latino può indurre una certa dose di follia anacronistica: almeno in Occidente, la cui storia ci ha spinto a elabo1 Montaigne: lo scrittore francese Michel Eyquem signore di Montaigne (1533-1592). 664 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA 2 Parmenide: il filosofo greco Parmenide di Elea (VI-V sec. a.C.).

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi