Classe di letteratura - volume 3B

ma io non sarei un poeta; sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme. 30 35 40 45 50 55 V Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù. E i sacerdoti del silenzio sono i romori, poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio. VI Questa notte ho dormito con le mani in croce. Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo dimenticato da tutti gli umani, povera tenera preda del primo venuto; e desiderai di essere venduto, di essere battuto di essere costretto a digiunare per potermi mettere a piangere tutto solo, disperatamente triste, in un angolo oscuro. VII Io amo la vita semplice delle cose. Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco, per ogni cosa che se ne andava! Ma tu non mi comprendi e sorridi. E pensi che io sia malato. VIII Oh, io sono, veramente malato! E muoio, un poco, ogni giorno. Vedi: come le cose. Non sono, dunque, un poeta: io so che per esser detto: poeta, conviene viver ben altra vita! Io non so, Dio mio, che morire. Amen. 30 Io mi comunico di Gesù: il poeta ac- coglie in sé il silenzio ogni giorno come il fedele riceve l ostia consacrata. 38 battuto: percosso. 44 passioni: grandi ideali. sfogliarsi: cadere come le foglie. Le parole valgono Amen Molte preghiere cristiane, in latino o anche in italiano, si concludono con la parola amen, interiezione di origine ebraica che significa così sia . Nella Messa cattolica, e in altri riti liturgici, la parola viene pronunciata come risposta e assenso a preghiere e invocazioni del celebrante. Si tratta di un vocabolo corto (di sole due sillabe), ed è per questo che nel linguaggio comune è andato a significare qualcosa di molto breve o addirittura di istantaneo. Già Dante usò amen in quest ultima accezione, in un celebre passo del canto XVI dell In- 66 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE ferno «Un amen non sarìa possuto dirsi / tosto così com e fuoro spariti (vv. 88-89) , in cui l espressione indica la velocità con cui le anime di tre sodomiti fiorentini (Iacopo Rusticucci, Guido Guerra e Tegghiaio Aldobrandi) si congedano da Dante dopo essersi fermate a parlare con lui. Formula almeno due frasi che contengano la parola amen, utilizzandola rispettivamente come sostantivo e come interiezione con valore conclusivo.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi