Classe di letteratura - volume 3B

85 90 95 100 105 110 115 120 125 Ma perché mai, zio, cos ha contro, non comprendiamo, lei così largo di vedute, certi preconcetti In uno sbuffo a fior d acqua, prima d inabissarsi con un colpo ancor agile di coda, ci veniva l ultima risposta del prozio: Nuota a pancia nel fango chi ci ha pulci tra le squame! che doveva essere un modo di dire dei suoi tempi (sul tipo del nostro proverbio nuovo, e molto più rapido: «Chi ha prurito si gratti ), con quell espressione «fango che lui continuava a usare per tutte le occasioni in cui noi dicevamo: «terra . Fu in quell epoca che io m innamorai. Passavo le giornate con Lll, rincorrendoci; agile come lei non s era vista mai nessuna; sulle felci, che a quel tempo erano alte come alberi, saliva fino in cima di slancio, e le cime s inchinavano fin quasi al suolo, e lei saltava giù e riprendeva la sua corsa; io, con movimenti un po più tardi e goffi, la seguivo. Ci inoltravamo in territori dell interno dove mai nessuna impronta aveva marcato il suolo secco e crostoso; alle volte m arrestavo spaventato d essermi tanto allontanato dalla distesa delle lagune. Ma nulla pareva lontano dalla vita acquatica quanto lei, Lll: i deserti di sabbia e pietre, le praterie, il folto delle foreste, i rilievi rocciosi, le montagne di quarzo, questo era il suo mondo: un mondo che pareva fatto apposta per essere scrutato dai suoi occhi oblunghi e percorso dal suo passo guizzante. Guardando la sua pelle liscia pareva che non fossero mai esistite scaglie e squame. I parenti di Lll mi davano un po di soggezione: erano una di quelle famiglie che per essersi stabilite a terra in epoca più antica avevano finito per convincersi di stare qui da sempre; una di quelle famiglie in cui ormai anche le uova venivano deposte all asciutto, protette da un guscio resistente; e Lll, a guardarla nei suoi scatti, nelle sue mosse saettanti, si capiva che era nata tal quale a ora, da una di quelle uova calde di sabbia e di sole, saltando a piè pari la fase natante e ciondolona del girino, ancora d obbligo nelle nostre famiglie meno evolute. Era venuto il momento che Lll conoscesse i miei: e il più anziano e autorevole della famiglia essendo il prozio N ba N ga, non potevo mancare di fargli una visita per presentargli la mia fidanzata. Ma tutte le volte che capitava un occasione, rimandavo pieno d imbarazzo: conoscendo i pregiudizi in cui lei era stata allevata, non avevo ancora osato dire a Lll che il mio prozio era un pesce. Un giorno ci eravamo inoltrati in uno di quei fradici promontori che cingono la laguna, dove il suolo più che di sabbia è fatto di grovigli di radici e vegetazione marcita. E Lll mi propose una delle solite sue sfide o prove di bravura: Qfwfq, fin dove sei buono a tenere l equilibrio? Facciamo a chi corre più sull orlo! e si lanciò avanti col suo saltello da terraferma, ma un po esitante. Stavolta mi sentivo non solo d emularla, ma di vincerla, perché sull umido le mie zampe avevano più presa. Fin sull orlo quanto vuoi! esclamai, e magari anche al di là! Non dire stupidaggini! fece lei. Al di là dell orlo come si fa a correre? C è l acqua! Forse era il momento favorevole per portare il discorso sul prozio. E con ciò? le dissi. C è chi corre di là dell orlo e chi di qua. Dici delle cose senza capo né coda! Dico che il mio prozio N ba N ga sta nell acqua come noi in terra, e non ne è mai uscito! Bum! Vorrei proprio conoscerlo questo N ba N ga! L AUTORE / ITALO CALVINO / 651

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi