Classe di letteratura - volume 3B

DENTRO IL TESTO Il superamento del dannunzianesimo I contenuti tematici La lirica offre il ritratto di un intellettuale raffinato (molta cultura e gusto in opere d inchiostro, v. 18), ma anche superficiale, cinico (scarso cervello, scarsa morale, v. 19) e freddo (Gelido, v. 29). Egli è simile a certi personaggi dannunziani (si pensi al protagonista del Piacere, Andrea Sperelli) o allo stesso d Annunzio, nella misura in cui la sua vita incarnava determinate qualità della sua produzione letteraria. Totò Merùmeni somiglia, insomma, a un esteta decadente (è il vero figlio del tempo nostro, v. 20) venato di superomismo (al v. 30 c è un esplicito riferimento a Nietzsche, anche se con intento antifrastico), ma decisamente ridimensionato a un livello più basso e prosaico. Egli, infatti, ha verificato l impossibilità di declinare concretamente, nell esistenza reale, le suggestioni e i miti della Vita e dell Amore (scritti dannunzianamente con le iniziali maiuscole ai vv. 37 e 38, come a sublimarli attraverso un enfatica personificazione), senza riuscire a fare della propria vita quell opera d arte che aveva sognato. Proprio per questo ha scelto ora una sorta di esilio volontario dalla società. Il ritratto di un inetto Da qui prende le mosse la demistificazione gozzaniana del dannunzianesimo: l abitazione di Totò è una villa di campagna un tempo elegante, ora in rovina e assediata dai creditori (spoglio da gli antiquari, v. 8); la sua parentela è costituita da una madre inferma, / una prozia canuta ed uno zio demente (vv. 15-16), forse allegorie, rispettivamente, della malattia, della vecchiaia e della follia; la sua compagnia consiste in una ghiandaia r ca, / un micio, una bertuccia (vv. 35-36). Totò ha sognato donne fatali e amanti sublimi (attrici e principesse, v. 39), ma ha dovuto accontentarsi di una giovane domestica (la cuoca diciottenne, v. 40); come unica consolazione in tanta aridità gli rimangono la filosofia e la poesia (l indagine e la rima, v. 54). In altre parole, è un inetto (v. 31), ripiegato su sé stesso, perso nelle proprie elucubrazioni, incapace di un adesione fattiva alla vita, un uomo senza qualità che si può definire soltanto in negativo (Non ricco, v. 21; non [ ] cattivo, vv. 25, 27 e 30). Una possibile via d uscita Nei versi finali del componimento, però, sembra che Totò riesca a intravedere una via d uscita dalla sua condizione. Se l analisi e il sofisma (v. 47), cioè gli eccessi di intellettualismo, l hanno reso arido, ora che ne è consapevole, e ha abbandonato definitivamente i miti illusori che l hanno condotto a questo punto, appare finalmente capace di una maggiore attenzione ai valori autentici dell esistenza, forse addirittura disposto a una crescita interiore: medita, s accresce, esplora, intende / la vita dello Spirito che non intese prima (vv. 55-56). Ironia e autoironia L ambiguità della conclusione Le scelte stilistiche Tutto il ritratto di Totò è dunque articolato su toni ironici, tesi a dissacrare atteggiamenti e pose delle mitologie dannunziane (estetismo e superomismo). Ma la lirica è percorsa anche da una sottile vena autoironica, perché l autore accenna in più di un occasione a sé stesso e alla propria produzione. La villa di Totò sembra tolta da certi versi miei, / sembra la villa-tipo, del Libro di Lettura (vv. 3-4): come altrove, anche in questo componimento Gozzano ama cogliere la realtà filtrandola attraverso la letteratura (compresa la sua) per poterla così rendere oggetto d ironia. Nel riferimento all avvocatura rifiutata da Totò (giunta l ora di «vender parolette , v. 21), invece, si coglie un allusione del poeta alla propria biografia (gli studi di giurisprudenza mai portati a termine). La cuoca diciottenne che Totò ha come amante (v. 40) rimanda a quegli «amori ancillari su cui è incentrata un intera lirica dei Colloqui (Elogio degli amori ancillari), della quale i vv. 41-44 di Totò Merùmeni rappresentano una sorta di riassunto. L ultimo verso della lirica costituisce un esempio di anfibologia, cioè di collocazione equivoca delle parole all interno della frase. Il periodo Un giorno è nato. Un giorno morirà (v. 60) si può prestare a due interpretazioni: è nato un nuovo giorno, che come tutti gli altri giorni finirà (se si intende Un giorno come soggetto); oppure Totò, che un giorno è nato, un giorno dovrà morire (intendendo Un giorno come complemento di tempo e sottintendendo il soggetto, Totò). Un dato intertestuale un verso del poeta francese Francis Jammes (1868-1938) a cui Gozzano sembra essersi ispirato pressoché letteralmente (Il est né un jour. Un autre jour il mourra, nella lirica Il s occupe) fa propendere per la seconda 62 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi