T7 - Il "bottegone nuovo"

Sono questi i temi e le atmosfere del romanzo La vita agra (1962), il libro più noto e riuscito di Bianciardi, con il quale lo scrittore chiude una sorta di ciclo narrativo iniziato con il libello Il lavoro culturale (1957) e proseguito con il romanzo L integrazione (1960). Racconto autobiografico come lo erano le opere precedenti, ma privo della dicotomia tra integrazione e ribellione, La vita agra narra dell isolamento di un intellettuale che proviene dalla provincia. Lo scenario è la Milano del miracolo economico , dove l io narrante (un traduttore), avendo scelto di rifiutare l integrazione nell industria culturale, lavora in proprio, perseguitato da mille richieste (i «tafanatori ) e dalla quotidiana angoscia di non riuscire a tradurre le venti cartelle che gli assicurano la sopravvivenza. Uniche consolazioni sebbene non tali da costituire una speranza di un futuro migliore sono il liberatorio erotismo del forte vincolo affettivo stabilito con Anna (giovane donna conosciuta a Milano, con cui instaura una relazione extraconiugale) e la propria indisponibilità a essere ridotto a ingranaggio di un meccanismo spersonalizzante. I paradossi del successo Il successo del libro da cui nel 1964 il regista Carlo Lizzani trae un film con Ugo Tognazzi sottrae Bianciardi, almeno in parte, agli affanni della precarietà economica ed esistenziale. Allo stesso tempo, però, è la dimostrazione di come il sistema abbia ancora una volta vinto, reinterpretando come un brillante scherzo letterario il racconto della travagliata esistenza del protagonista: «Finirà che mi daranno uno stipendio mensile solo per fare la parte dell arrabbiato italiano. Il mondo va così, cioè male. Ma io non ci posso fare nulla. Quel che potevo fare l ho fatto e non è servito a niente . Il «bottegone nuovo / T7 / Luciano Bianciardi, La vita agra, cap. 10 / L alienazione della metropoli / I luoghi e i comportamenti tipici della civiltà consumistica vengono osservati da Bianciardi con uno sguardo straniante, capace di evidenziare i lati grotteschi della società industriale in una grande città come Milano. 5 10 Il doppio passaggio zebrato1 viale e controviale è pericoloso anche per via delle macchine che vengono da lontano a fare la spesa nel bottegone nuovo,2 che occupa quasi tutto il pianterreno di casa mia. Le macchine arrivano di continuo, arronzano3 il marciapiede, si bloccano con stridore di freni, proprio dinanzi allo stretto varco fra la fossa dei picconatori4 e il passaggio zebrato, ne scendono uomini e donne con gli occhi arsi dalla febris emitoria,5 che non vedono nulla, ti urtano coi gomiti, ti travolgono insieme a loro verso il bottegone. Il bottegone è una stanza enorme senza finestre, con le luci giallastre sempre accese a illuminare le cataste di scatole colorate. Dal soffitto cola una musica calcolata per l effetto ipnotico, appesi al muro ci sono specchi tondi ad angolazione variabile e uno specialista, chiuso chissà dove, controlla che la gente si muova, compri e non rubi. 1 passaggio zebrato: strisce pedonali. 2 bottegone nuovo: un supermercato. 3 arronzano: urtano con violenza. 4 fossa dei picconatori: uno scavo dovu- to a lavori urbani. 5 febris emitoria: febbre del comprare ; si tratta di una locuzione inventata dall autore a partire dal vocabolo latino febris 584 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA ( febbre ) e dal verbo emo (che in latino indica l atto dell acquistare ).

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi