T3 - La mamma

La mamma / T3 / La cognizione del dolore, II, cap. 5 / L uragano e il dolore per la morte del figlio / Il luogo in cui trova migliore espressione il complesso rapporto tra Gadda e la madre è il romanzo La cognizione del dolore, che somiglia molto a un processo in cui l autore interpreta «tutte le parti: di pubblico accusatore, di colpevole, di innocente, di difensore e di giudice (Citati), esagerando le proprie colpe fino al punto di calunniarsi e descriversi come patricida e matricida. Tra queste pagine di disperata violenza, ad apertura della seconda parte del romanzo, emerge proprio la figura sulla quale si appunta tutta la rabbia dello scrittore: la madre. 5 10 15 20 25 Vagava, sola, nella casa. Ed erano quei muri, quel rame,1 tutto ciò che le era rimasto? di una vita. Le avevano precisato il nome, crudele e nero, del monte: dove era caduto: e l altro, desolatamente sereno, della terra dove lo avevano portato e dimesso,2 col volto ridonato alla pace e alla dimenticanza, privo di ogni risposta, per sempre. Il figlio che le aveva sorriso, brevi primavere! che così dolcemente, passionatamente, l aveva carezzata, baciata. Dopo un anno, a Pastrufazio,3 un sottufficiale d arma4 le si era presentato con un diploma, le aveva consegnato un libercolo, pregandola di voler apporre la sua firma su di un altro brogliaccio:5 e in così dire le aveva porto una matita copiativa. Prima le aveva chiesto: «è lei la signora Elisabetta Fran ois? .6 Impallidendo all udir pronunziare il suo nome, che era il nome dello strazio,7 aveva risposto: «sì, sono io . Tremando, come al feroce rincrudire8 d una condanna. A cui, dopo il primo grido orribile, la buia voce dell eternità la seguitava a chiamare. Avanti che se ne andasse,9 quando con un tintinnare della catenella raccolse a sé, dopo il registro, anche la spada luccicante, ella gli aveva detto come a trattenerlo: «posso offrirle un bicchiere di Nevado? :10 stringendo l una nell altra le mani scarne. Ma quello non volle accettare. Le era parso che somigliasse stranamente a chi aveva occupato il fulgore breve del tempo: del consumato tempo. I battiti del cuore glie lo dicevano: e sentì di dover riamare, con un tremito dei labbri, la riapparita presenza: ma sapeva bene che nessuno, nessuno mai, ritorna. Vagava nella casa: e talora dischiudeva le gelosie11 d una finestra, che12 il sole entrasse, nella grande stanza. La luce allora incontrava le sue vesti dimesse, quasi povere: i piccoli ripieghi di cui aveva potuto medicare, resistendo al pianto, l abito umiliato della vecchiezza. Ma che cosa era il sole? Quale giorno portava? sopra i latrati del buio.13 Ella ne14 conosceva le dimensioni e l intrinseco,15 la distanza dalla terra, dai rimanenti pianeti tutti: e il loro andare e rivolvere;16 molte cose aveva 1 quel rame: pentole, padelle e utensili da cucina, che all epoca erano spesso in rame e che venivano appesi al muro. 2 portato e dimesso: condotto e sepolto. 3 Pastrufazio: è la capitale del Maradagàl e corrisponde nella realtà a Milano. 4 d arma: della gendarmeria territoriale (N.d.A.). 5 brogliaccio: registro. 6 Elisabetta Fran ois: nella prima versione, apparsa sulla rivista Letteratura , il nome della donna è Adelaide Fran ois, in esplicito riferimento ai nomi veri della madre (Adele) e del padre (Francesco) dello scrittore. 7 il nome dello strazio: perché la identi- ficava come la madre del ragazzo morto. 8 rincrudire: inasprirsi. 9 Avanti che se ne andasse: Prima che se ne andasse. 10 Nevado: qualità di vino bianco. 11 gelosie: persiane. 12 che: affinché. 13 sopra i latrati del buio: la sinestesia fa riferimento al buio della morte. 14 ne: si riferisce al sole. 15 l intrinseco: la natura chimica e fisica. 16 rivolvere: girare. 562 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA Le parole valgono vagare Si può dire che un giovane vaga per il mondo in cerca di fortuna, oppure che dei cavalli bradi vagano per la prateria. In ogni caso, vagare vuol dire andare qua e là, spostarsi da luogo a luogo senza direzione o meta prestabilita, e in genere senza regolarità e continuità. Per estensione, il verbo può essere applicato anche a cose inanimate: come, per esempio, nuvole che vagano per il cielo. Questo verbo conosce anche un uso figurato (come insegna Foscolo: «Vagar mi fai co miei pensier su l orme / che vanno al nulla eterno ). Sapresti indicare qualche espressione che lo contenga?

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi