Classe di letteratura - volume 3B

75 80 85 90 95 100 105 110 «Vado a prendere il lume? mi chiese. «Non importa. Lascia perdere dissi. Stemmo in silenzio, così, quattro o cinque minuti. Poi mi fece pietà. E oltre a tutto volevo star solo. «Bene. Credo che adesso sia ora dissi io con stanchezza. «Prepara cotta, aspersorio,7 e ogni cosa. E poi vatti a vestire . Il ragazzo si mosse in punta di piedi. Ma sull uscio si volse. «Le sei vecchie di Bobbio m hanno fatto anche capire che vorrebbero qualcosa di caldo. Le strade ormai gelano, dicono . Feci di sì colla testa. Era giusto. Anche questo era giusto. Il ragazzo andò via. Per tre mesi ero andato ogni sera al canale, e ogni sera l avevo trovata laggiù coi suoi stracci. La sua capra frugava qua e là. Mi fermavo lì, sopra l argine sempre come per caso e mai più di un minuto, appena il tempo che lei s accorgesse o mostrasse d accorgersi. E poi indietro ancora, in parrocchia. Mai una volta in tre mesi che m abbia fatto il più piccolo segno o abbia alzato anche solo la testa. Lei c era ancora: ecco tutto; e io dall argine vedevo che c era, ed il resto non voleva dir niente. E tutti e due sapevamo benissimo che non ci saremmo parlati mai più, neanche più salutati incontrandoci, ma anche questo era meno di niente. E adesso era finita. Qualcosa era successo, una volta, e adesso era tutto finito. Non provavo neppure dolore, però, né rimorso o malinconia o roba simile. Mi sentivo solo dentro un gran vuoto come se ormai non potesse capitarmi più niente. Niente fino alla fine dei secoli. Me ne giravo su e giù per la stanza dove per la prima volta lei mi aveva così scioccamente parlato, spostavo un libro, lo spostavo di nuovo, o battevo su un vetro così: e adesso anche un ragazzo avrebbe potuto condurmi per mano. Un assurda vecchia: un assurdo prete: tutta una assurda storia da un soldo. Giù dal vicolo venne un rumore. Le sei vecchie di Bobbio arrivavano allora. Le siepi erano tutte gelate. Le sei vecchie battevano i piedi dal freddo. Da un altra casa uscì un filo di fumo. Il ragazzo salì e bussò all uscio. «Reverendo mi avvertì senza entrare. «Corro a suonar la campana. La Melide ha finito in questo momento . «Adesso vengo dissi io. C era freddo. Dicembre è freddo da noi. E adesso eccomi qua. La vecchia è morta. La Melide è morta. Il ragazzo porta a monte le capre. Solo una volta ho rivisto il curato di Braino. Lui correva giù a valle, io venivo su per la strada dei pascoli. «Novità su a Montelice? mi ha gridato ridendo dal basso. Ho allargato le braccia. «N.N. 7 aspersorio: lo strumento liturgico che serve per spargere l acqua delle benedizioni. Le parole valgono cotta Nel Medioevo la cotta era una sorta di tunica ampia con maniche lunghe usata sia dagli uomini sia dalle donne. Sempre in età me- dievale si chiamava così anche un indumento militare, una sopravveste di tela o di seta, priva di maniche e lunga fino al ginocchio, portata dai cavalieri sopra l armatura. Oggi la parola è rimasta in uso nel lessico della Chiesa: la cotta è un paramento liturgico consistente in una tunica bianca di lino o cotone, orlata di merletto, lunga fino al ginocchio e con ampie 548 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA maniche. La parola che abbiamo illustrato viene da una voce di origine germanica, cotte. Nella lingua italiana c è però un altra cotta, che deriva da cotto, participio passato del verbo cuocere. Sapresti indicarne il significato (anche in senso figurato)?

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi