T1 - Una domanda e un silenzio

Una domanda e un silenzio / T1 / Silvio D Arzo, Casa d altri, capp. 13-15 / Il dramma dell infelicità / Sin dalla prima volta in cui vede Zelinda, china sul fosso a lavare dei panni, il prete intuisce che quella vecchia mai vista chiederà prima o poi il suo aiuto. E al tempo stesso percepisce il senso della propria inettitudine, l incapacità di fare il primo passo, di andarle incontro come la sua missione richiederebbe, l inadeguatezza alle situazioni in cui un suo intervento sarebbe opportuno. Ma una sera è Zelinda stessa a recarsi in canonica per parlare con il parroco, senza però riuscire ad aprirgli il suo cuore. In seguito, ad acuire la suspense, la donna lascia, mentre il prete è fuori, una lettera in parrocchia, che però, per un ripensamento, viene a riprendersi prima del ritorno del sacerdote, il quale capisce che essa conteneva la soluzione dell enigma, la domanda fatidica. Il secondo e decisivo colloquio tra i due avviene per iniziativa del sacerdote, di notte, sulla soglia di casa della donna. 5 10 15 20 25 30 «Nella lettera1 c era scritto che io capivo benissimo quello che dite voi preti, perché guai se non fosse così e il mondo chissà dove andrebbe. Questo io lo capivo da me. Ma siccome il mio era un caso speciale... No, no. Non state a voltare la faccia.2 Me l avete promesso... Siccome il mio era proprio un caso speciale, tutto diverso dagli altri, e so che sarà sempre così, e ogni giorno che passa anche peggio (perché questo lo so, questo io proprio lo so, la sola cosa che io so proprio bene...). Non voltate la faccia. Guardate sempre di là per piacere... Allora, senza fare dispetto a nessuno, io chiedevo... No, ma io me l immagino già quel che voi rispondete . «Senza fare dispetto a nessuno... «Ecco, nella lettera c era scritto se in qualche caso speciale, tutto diverso dagli altri, senza fare dispetto a nessuno, qualcuno potesse avere il permesso di finire un po prima . Mi voltai senza aver ben capito. «Anche uccidersi... sì spiegò lei con una tranquillità da bambina. E si mise a guardarsi gli zoccoli. Tutto questo mi prese così all improvviso che sul momento non mi venne parola. Nessuna. Ma poi no, non fu neanche così: alla bocca mi salirono parole e parole e raccomandazioni e consigli e per carità e cosa dite e prediche e pagine intere e tutto quel che volete. Tutte cose d altri, però: cose antiche: e per di più dette mille e una volta. Di mio non una mezza parola: e lì invece ci voleva qualcosa di nuovo e di mio, e tutto il resto era meno che niente. «Ecco disse lei dopo un po . «Lo sapevo che avreste fatto così . E la cosa più brutta era che lei stette ancora in attesa di qualcosa come un minuto e anche più. Stava lì e continuava a sperare. «Lo sapevo che avreste fatto così ripeté con voce appena diversa. «Io l ho sempre saputo. Fin dal primo momento l ho detto . «Zelinda... cominciai io, ma così goffamente da provare vergogna di tutte le parole del mondo. «Perché allora l avete voluto sapere? disse lei con un po di rimprovero. «Voi l avete voluto sapere, e adesso, ecco, ve ne state così . 1 Nella lettera: quella che Zelinda aveva portato in parrocchia, ma che si era ripresa prima che il prete potesse leggerla. 546 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA 2 No... la faccia: nel capitolo precedente Zelinda ha chiesto al sacerdote di girarsi dall altra parte, perché si vergogna a parlargli vis-à-vis.

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi