INTRECCI STORIA - Boom economico e sviluppo industriale

intre cci STORIA Boom economico e sviluppo industriale Il punto di vista degli scrittori sulla vita in fabbrica Letteratura e industria costituiscono un binomio che, dalla fine degli anni Cinquanta e nel corso degli anni Sessanta del Novecento, interessa molti scrittori, impegnati a rappresentare la vita in fabbrica e i suoi ritmi alienanti con toni ora drammatici ora surreali. La realtà sociale e il dibattito intellettuale La trasformazione economica e sociale del paese, che nel corso di pochi anni conosce uno sviluppo tale da modificare radicalmente gli assetti produttivi, viene spesso percepita in termini negativi dagli intellettuali più attenti, che in essa vedono il pericolo della riduzione dell individuo a cosa, a ingranaggio di un meccanismo, in una condizione di sostanziale alienazione. Questo termine definisce una situazione di profondo disagio, derivante dalle conseguenze sociali e psicologiche che i lavoratori sperimentano, oltre che per la scissione tra il loro lavoro e il prodotto, anche per la parcellizzazione delle mansioni dovuta alla catena di montaggio, che li separa dalla totalità del processo produttivo. La letteratura si propone di dar voce a questo disagio. Scrittori e uomini di cultura si interrogano sulle modalità più opportune per raccontare il mondo del lavoro e della fabbrica. Nel 1961 Elio Vittorini e Italo Calvino dedicano il numero 4 della rivista Il Menabò di letteratura , da loro diretta, al rapporto tra letteratura e industria, chiedendo al mondo letterario opere ispirate alla realtà di un paese in pieno boom economico e attraversato da cambiamenti profondi. Nel suo contributo, intitolato Industria e letteratura, Vittorini scrive che è necessario aprire «un semplice settore nuovo d una più vasta realtà già risaputa e non un nuovo grado, un nuovo livello dell insieme della realtà umana: riducendosi con ciò a darne degli squarci pateticamente (o pittorescamente) descrittivi che risultano di sostanza naturalistica e quindi d un significato meno attuale di altri testi letterari che magari ignorano tutto della fabbrica, [ ] ma ne sono profondamente influenzati per riflesso dei loro effetti sulla condizione dell uomo in generale . In altre parole, si tratta non tanto di rappresentare realisticamente il mondo della fabbrica quanto di mostrare attraverso la letteratura l influsso (sul piano sociale e psicologico) di questo aspetto nel mondo contemporaneo, anche attraverso nuove forme e nuove tecniche narrative. Vittorini ritiene infatti «in- negabile che la letteratura in confronto alla trasformazione grandiosa e terribile che avviene intorno a noi, e in ogni nostro rapporto con essa, risulta nel suo complesso storicamente più arretrata [ ] di attività artistiche come la pittura o come la musica che almeno si sono lasciate dietro le spalle [ ] la loro dimensione melodica di vecchie complici della natura . Il dibattito non riguarda soltanto gli aspetti letterari della questione, ma è sostenuto anche da ragioni politiche e ideologiche: un arte progressista, anche nelle forme (tese a lasciarsi alle spalle i moduli semplicemente realistici), deve assumersi il compito per utilizzare le parole di un altro protagonista della discussione, il critico Gianni Scalia «di anticipare, nella rappresentazione dell alienazione industriale, il divenire della liberazione dall alienazione industriale . La produzione narrativa Molti scrittori si cimentano con il racconto della fabbrica, con toni e intenti diversi. Il marchigiano Paolo Volponi (1924-1994) raffigura, in libri come Memoriale (1962) e La macchina mondiale (1965), i rapporti tra individuo e strutture produttive. In particolare, nel primo romanzo viene descritto il progressivo scivolare nella follia di un operaio, Albino Saluggia. La sua alienazione personale (la nevrosi determinata dal lavoro) diventa emblematica della più vasta e diffusa alienazione che caratterizza il mondo contemporaneo. Mentre in Donnarumma all assalto (1959) Ottiero Ottieri (1924-2002) racconta il mondo operaio stravolto dalla tecnologia, collocando la vicenda nella caotica fase dell industrializzazione del Sud, nel romanzo Il calzolaio di Vigevano (1959) Lucio Mastronardi (1930-1979) descrive l evoluzione di un ambiente sociale di provincia in concomitanza con l evoluzione del sistema industriale, con una carica di aggressività che si esprime in uno stile fortemente espressionistico (vicino, per questo aspetto, a quello di Bianciardi). Infine, il romanzo Il padrone (1965) del vicentino Goffredo Parise (1929-1986) ha per protagonista un giovane assunto da una grande azienda del Nord: sempre più assorbito dal lavoro, egli recide i legami con l ambiente di provenienza (la famiglia, gli amici, la fidanzata) fino a giungere a cancellare completamente la propria personalità e a percepirsi quasi come proprietà del padrone della ditta. IL GENERE / LA NARRATIVA ITALIANA DEL SECONDO NOVECENTO / 543

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi