Classe di letteratura - volume 3B

120 125 130 135 140 145 Poi cominciarono i sospetti e le questioni. Se i tedeschi arrestavano l Elvira e la madre, la madre diceva certo ch ero qui. Avrei voluto ritornare e supplicarle. Ripensai quanti torti avevo fatto all Elvira. Mi chiesi se Dino le aveva già detto dei suoi arresti e dei fucili. Mi calmò un poco ricordarmi che fucili da me non ne avevano nemmeno cercati. Così passavo quell attesa, appoggiandomi ai tronchi, parlando tra me, passeggiando, seguendo la luce. Mi venne fame, guardai l orologio, erano le undici e dieci. Aspettavo da solo mezz ora. A Cate, a Nando, a tutti gli altri non osavo pensare, quasi per darmi un attestato d innocenza. A un certo punto mi scrollai, mi feci schifo. Per la terza volta pisciai contro un tronco. Dino arrivò due ore dopo, insieme all Elvira, che s era messo il velo nero sul capo come quando tornava da messa. «Non si è visto nessuno , mi dissero. Portavano un pacco e un pacchetto più piccolo. «C è da mangiare e c è la roba , disse lei. La roba erano calze, fazzoletti, il rasoio. «Siete matti , strillai. Ma l Elvira mi disse che ci aveva pensato, che mi aveva trovato un bel rifugio sicuro. Era oltre il Pino, in pianura, il collegio di Chieri, una casa tranquilla con letti e refettorio. «C è un bel cortile e fanno scuola. Starà bene , mi disse. « Qui c è una lettera del parroco. una scuola di preti. Tra loro s aiutano, i preti . Parlava tranquilla, non più spaventata. Anche il rossore era scomparso. Tutto avveniva naturale, consueto. Ripensai quelle sere che le dicevo «Buona notte . «E Dino? , dissi. Per ora restava con loro. Disse: «Ci siamo già spiegati , guardandolo appena, e lui fece di sì col mento. La stanchezza, il sapore di sangue tornavano a invadermi. Mi si annebbiarono gli occhi. Galleggiavo dentro un mare di bontà, di terrore, e di pace. Anche i preti, e il perdono cristiano. Cercai di sorridere ma la faccia non mi disse.19 Brontolai qualcosa che rientrassero subito, che soprattutto non venissero a cercarmi. Presi i pacchi e partii. Mangiai nei boschi e verso sera ero entrato nel collegio, per una viuzza fuori mano. Nessuno mi aveva veduto. Giurai, se potevo, di non uscirne mai più. 19 non mi disse: non seguì la mia intenzione di sorridere. DENTRO IL TESTO Paura e passività I contenuti tematici La situazione presentata in questo capitolo è assai indicativa dell atteggiamento generale di Corrado di fronte alla guerra e alla lotta partigiana. Egli assiste da lontano al rastrellamento messo in atto dai tedeschi e viene colto da una sorta di paralisi che gli impedisce di fare alcunché. La nausea (r. 11) è il sintomo fisico del fatto che egli ha compreso quanto sta accadendo davanti ai suoi occhi, anche se inizialmente cerca di illudere sé stesso che quel dramma non stia veramente avendo luogo (tentai di dirmi ch eran gli uomini di Fonso, r. 11, e non i tedeschi). Poi, mentre la situazione precipita (Mi sbalordì il modo inatteso che hanno le cose di accadere, rr. 15-16), lui rimane in un attesa passiva dell esito degli eventi (Potevo far altro che attendere?, r. 19). Un tentativo di azione è subito frustrato dal senso di nausea di poco prima (Pensai di accostarmi, di sentire le voci. Mi riprese quel senso di nausea, rr. 21-22). Corrado pen- 526 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi