Classe di letteratura - volume 3B

75 80 85 90 95 100 105 110 115 to le tasche di mele. Per tutta la strada io pensai alle ville nascoste nei parchi, e che nessuna era sicura per nascondersi. Ma sulla porta ci aspettava l Elvira.15 S era messa il mantello e aspettava. Era scura,16 nervosa. Mi corse incontro e più rossa del fuoco balbettò senza voce: «Ci sono i tedeschi . «Lo so già , volli dirle, ma un suo gesto di prendermi il braccio e tirarmi in disparte senza nemmeno fare caso a Dino, mi spaventò. Non era rossa per pudore, aveva gli occhi costernati.17 «Sono venuti due tedeschi , disse ansando, «hanno detto il suo nome Sono entrati hanno visto la stanza . Fu più che una nausea, mi si disciolsero le gambe. Dissi qualcosa, non uscì la voce. «Un ora fa , disse l Elvira bassa e rauca, «non sapevo dov era non volevo che l aspettassero Gli ho scritto su un foglio la scuola e la via. Ci sono andati Ma ritornano, ritornano . Oggi ancora mi chiedo perché quei tedeschi non mi aspettarono alla villa mandando qualcuno a cercarmi a Torino. Devo a questo se sono ancora libero, se sono quassù. Perché la salvezza sia toccata a me e non a Gallo e non a Tono, non a Cate, non so. Forse perché devo soffrire dell altro? Perché sono il più inutile e non merito nulla, nemmeno un castigo? Perch ero entrato quella volta in chiesa? L esperienza del pericolo rende vigliacchi ogni giorno di più. Rende sciocchi, e sono al punto che esser vivo per caso, quando tanti migliori di me sono morti, non mi soddisfa e non mi basta. A volte, dopo avere ascoltato l inutile radio, guardando dal vetro le vigne deserte penso che vivere per caso non è vivere. E mi chiedo se sono davvero scampato. Quel mattino non stetti a pensare. Un sapore di morte mi riempiva la bocca. Saltai nel sentiero dietro i bossi;18 dissi all Elvira sul cespuglio che desse i miei soldi e il libretto di banca al ragazzo, io correvo ad aspettarlo nella conca delle felci. Dissi a Dino di fare attenzione che non lo seguissero. Gli dissi di andare al cancello e guardare. Ai tedeschi, raccomandai all Elvira, bisognava rispondere che sovente passavo settimane a Torino e che lei non sapeva dove. Dino gridò. Disse: «C è un uomo . Mi appiattii sulla ghiaia bagnata. Tornò l Elvira e bisbigliò: «Non era niente. Un carretto che passa . Allora dissi «Siamo intesi , e mi salvai. Arrivai tra le felci ch ero tutto sudato. Non mi sedetti. Passeggiavo avanti e indietro per sfogarmi. Fra gli alberi spogli s apriva il grande cielo, leggero, mai visto così. Compresi cos è il cielo per i carcerati. Quel sapore di sangue che m empiva la bocca m impediva di pensare. Guardai l orologio. Mi pentii di aver promesso di aspettare. Quell attesa era orribile. Tendevo l orecchio se sentivo abbaiare dei cani, sapevo che i tedeschi usano i cani poliziotti. «Purché Belbo non venga a cercarmi , dicevo, «sono capaci di seguirlo . 15 l Elvira: la proprietaria della casa in cui Corrado ha preso in affitto una stanza. 16 scura: accigliata, preoccupata. 17 costernati: angosciati, spaventati. 18 bossi: arbusti sempreverdi spesso utilizzati per farne siepi. L AUTORE / CESARE PAVESE / 525

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi