INTRECCI CINEMA - Il cinema e la memoria

intre cci CINEMA Il cinema e la memoria Le tragedie umane sul grande schermo il 1940, e con Il grande dittatore Charlie Chaplin precorre i tempi e denuncia al mondo la follia nazista con la storia di un barbiere ebreo che finisce in un campo di concentramento. Dopo la guerra, il cinema si fa strumento della memoria. Già nel 1946 Orson Welles affronta la Shoah in modo diretto con Lo straniero (in cui un ex criminale nazista vive sotto falso nome in una cittadina americana, ma un poliziotto lo smaschera), inserendo nel film le immagini di un documentario autentico girato in un lager; Welles dichiara: «Per principio sono contrario a sfruttare miseria, agonie, morti reali a scopo spettacolare. Ma sono convinto che ogni volta che si riesce a mostrare al pubblico, sotto qualunque pretesto, un solo metro di pellicola sui campi nazisti, si è fatto un passo avanti . Lo spazio fisico e mentale dei campi di sterminio Molti film sono ambientati nei lager. In Kapò (1960), di Gillo Pontecorvo, per spirito di sopravvivenza una giovane ebrea si mette al servizio dei nazisti come kapò, cioè come guardiana delle altre prigioniere; innamoratasi di un deportato russo, si sacrificherà per favorire una fuga collettiva. Nell opera di Pontecorvo, dunque, l amore è uno strumento di redenzione e può riscattare l umana debolezza. Nel 1982 Alan J. Pakula dirige La scelta di Sophie. A New York, nel 1947, la polacca Sophie è ossessionata dal passato: prigioniera ad Auschwitz con i due figli, ha dovuto scegliere quale salvare; nonostante i tentativi di sopravvivere ai sensi di colpa, la donna ] Una scena da Arrivederci ragazzi (1987), diretto da Louis Malle. ^ Roberto Benigni e Giorgio Cantarini in una scena di La vita è bella (1997). ^ A destra: una scena da Train de vie (1998) di Radu Mih ileanu. deciderà di suicidarsi. Il film si ricorda soprattutto per la struggente recitazione di Meryl Streep (premiata con l Oscar), capace di dare corpo alla meditazione e al dolore più profondi. La verità non basta a capire le cose Alcune opere filtrano la tragedia attraverso la fantasia e il surreale, come La vita è bella (1997) di Roberto Benigni, dove in un campo di sterminio un uomo nasconde al figlioletto la verità facendogli credere che sia tutto un gioco. Professione di fede nell amore e riflessione sull orrore che si trasforma in un ode alla vita, il film conquista tre Oscar e il pubblico di tutto il mondo, superando le polemiche sull opportunità di ambientare una commedia in un lager: Benigni dichiara che in La vita è bella «c è l esplosione del lato tragico del comico. Ma il film è poetico, fa ridere e poi sorridere, perché strazia il cuore. Non è malinconico, è commovente, e la cosa è ben diversa. Quando la risata sgorga dalla lacrima si spalanca il cielo. Finisce il primo tempo che gli spettatori hanno le lacrime agli occhi dalle risate e il secondo tempo che hanno le risate per le lacrime agli occhi . Con una leggerezza di tocco che non scade mai nella superficialità, Radu Miha ileanu dirige Train de vie (1998). Per sfuggire ai nazisti, nel 1941 gli abitanti di un villaggio ebraico organizzano un treno di falsi deportati, interpretando sia il ruolo delle vittime sia quello dei carnefici. Con le peripezie di questa folle arca di Noè sui binari, che si affida alla fantasia per sopravvivere, Miha ileanu tiene viva la memoria 500 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi