Classe di letteratura - volume 3B

70 75 80 85 90 95 100 105 tono il cielo sereno. Tubi, travi, caldaie, ancora freddi del gelo della notte, sono grondanti di rugiada. La terra smossa degli scavi, i mucchi di carbone, i blocchi di cemento, esalano in lieve nebbia l umidità dell inverno. Oggi è una buona giornata. Ci guardiamo intorno, come ciechi che riacquistino la vista, e ci guardiamo l un l altro. Non ci eravamo mai visti al sole: qualcuno sorride. Se non fosse della fame!21 Poiché tale è la natura umana, che le pene e i dolori simultaneamente sofferti non si sommano per intero nella nostra sensibilità, ma si nascondono, i minori e i maggiori, secondo una legge prospettica definita. Questo è provvidenziale, e ci permette di vivere in campo. Ed è anche questa la ragione per cui così spesso, nella vita libera, si sente dire che l uomo è incontentabile: mentre, piuttosto che di una incapacità umana per uno stato di benessere assoluto, si tratta di una sempre insufficiente conoscenza della natura complessa dello stato di infelicità, per cui alle sue cause, che sono molteplici e gerarchicamente disposte, si dà un solo nome, quello della causa maggiore; fino a che questa abbia eventualmente a venir meno,22 e allora ci si stupisce dolorosamente al vedere che dietro ve n è un altra; e in realtà, una serie di altre. Perciò, non appena il freddo, che per tutto l inverno ci era parso come l unico nemico, è cessato, noi ci siamo accorti di avere fame: e, ripetendo lo stesso errore,23 così oggi diciamo: Se non fosse della fame!... Ma come si potrebbe pensare di non avere fame? Il Lager è la fame: noi stessi siamo la fame, fame vivente. Al di là della strada lavora una draga.24 La benna,25 sospesa ai cavi, spalanca le mascelle dentate, si libra26 un attimo come esitante nella scelta, poi si avventa alla terra argillosa e morbida, e azzanna vorace, mentre dalla cabina di comando sale uno sbuffo soddisfatto di fumo bianco e denso. Poi si rialza, fa un mezzo giro, vomita a tergo il boccone di cui è grave,27 e ricomincia. Appoggiati alle nostre pale, noi stiamo a guardare affascinati. A ogni morso della benna, le bocche si socchiudono, i pomi d Adamo danzano in su e in giù, miserabilmente visibili sotto la pelle floscia. Non riusciamo a svincolarci dallo spettacolo del pasto della draga. Sigi28 ha diciassette anni, ed ha più fame di tutti quantunque riceva ogni sera un po di zuppa da un suo protettore, verosimilmente non disinteressato. Aveva cominciato col parlare della sua casa di Vienna e di sua madre, ma poi è scivolato nel tema della cucina, e ora racconta senza fine di non so che pranzo nuziale, e ricorda, con genuino rimpianto, di non aver finito il terzo piatto di zuppa di fagioli. E tutti lo fanno tacere, e non passano dieci minuti, che Béla ci descrive la sua campagna ungherese, e i campi di granoturco, e una ricetta per fare la polenta dolce, con la meliga29 tostata, e il lardo, e le spezie, e e viene maledetto, insultato, e comincia un terzo a raccontare Come è debole la nostra carne! Io mi rendo conto appieno di quanto siano vane queste fantasie di fame, ma non mi posso sottrarre alla legge comune, e mi 21 Se non fosse della fame: se non fosse per la fame che tutti soffriamo. 22 fino a che questa abbia eventualmente a venir meno: fino al punto in cui questa cessi, eventualmente, di esistere. 23 lo stesso errore: come abbiamo sbagliato in inverno, attribuendo l unica responsabilità dei nostri patimenti al freddo, ora sbagliamo nuovamente, attribuendo alla sola fame la colpa della nostra sofferenza che, in realtà, è l effetto di cause molteplici e simultanee. 24 draga: macchinario per scavare nei fondali. 25 benna: parte meccanica, frequentemente dentata, di macchine per la rac- colta e il trasporto di materiali sciolti. 26 si libra: oscilla sospesa nell aria. 27 grave: appesantita. 28 Sigi: come il successivo Béla, sono nomi di deportati. 29 meliga: granoturco. LA CORRENTE / IL NEOREALISMO / 461

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi