Classe di letteratura - volume 3B

35 40 45 50 55 60 65 Infiniti e insensati sono i riti da compiersi: ogni giorno di mattino bisogna fare il letto , perfettamente piano e liscio; spalmarsi gli zoccoli fangosi e repellenti con l apposito grasso da macchina, raschiare via dagli abiti le macchie di fango (le macchie di vernice, di grasso e di ruggine sono invece ammesse); alla sera, bisogna sottoporsi al controllo dei pidocchi e al controllo della lavatura dei piedi; al sabato farsi radere la barba e i capelli, rammendarsi o farsi rammendare gli stracci; alla domenica, sottoporsi al controllo generale della scabbia10 e al controllo dei bottoni della giacca, che devono essere cinque. Di più, ci sono innumerevoli circostanze, normalmente irrilevanti, che qui diventano problemi. Quando le unghie si allungano, bisogna accorciarle, il che non si può fare altrimenti che coi denti (per le unghie dei piedi basta l attrito delle scarpe); se si perde un bottone bisogna saperselo riattaccare con un filo di feltro;11 se si va alla latrina o al lavatoio, bisogna portarsi dietro tutto, sempre e dovunque, e mentre ci si lavano gli occhi, tenere il fagotto degli abiti stretto fra le ginocchia: in qualunque altro modo, esso in quell attimo verrebbe rubato. Se una scarpa fa male bisogna presentarsi alla sera alla cerimonia del cambio delle scarpe: qui si mette alla prova la perizia dell individuo, in mezzo alla calca incredibile bisogna saper scegliere con un colpo d occhio una (non un paio: una) scarpa che si adatti, perché, fatta la scelta, un secondo cambio non è concesso. Né si creda che le scarpe, nella vita del Lager, costituiscano un fattore d importanza secondaria. La morte incomincia dalle scarpe: esse si sono rivelate, per la maggior parte di noi, veri arnesi di tortura, che dopo poche ore di marcia davano luogo a piaghe dolorose che fatalmente si infettavano. Chi ne è colpito, è costretto a camminare come se avesse una palla al piede (ecco il perché della strana andatura dell esercito di larve che ogni sera rientra in parata);12 arriva ultimo dappertutto, e dappertutto riceve botte; non può scappare se lo inseguono; i suoi piedi si gonfiano, e più si gonfiano, più l attrito con il legno e la tela delle scarpe diventa insopportabile. Allora non resta che l ospedale: ma entrare in ospedale con la diagnosi di dicke F sse (piedi gonfi) è estremamente pericoloso, perché è ben noto a tutti, ed alle SS in ispecie, che di questo male, qui, non si può guarire. E in tutto questo, non abbiamo ancora accennato al lavoro, il quale è a sua volta un groviglio di leggi, di tabù e di problemi. Tutti lavoriamo, tranne i malati (farsi riconoscere come malato comporta di per sé un imponente bagaglio di cognizioni e di esperienze). Tutte le mattine usciamo inquadrati dal campo alla Buna;13 tutte le sere, inquadrati, rientriamo. Per quanto concerne il lavoro, siamo suddivisi in circa duecento Kommandos,14 ognuno dei quali conta da quindici a centocinquanta uomini ed è comandato da un Kapo. Vi sono Kommandos buoni e cattivi:15 per la maggior parte sono adibiti 10 scabbia: malattia contagiosa della pel- le, che provoca violento prurito. 11 feltro: lana compatta. 12 parata: sfilata militare. I prigionieri vanno a lavorare la mattina e ritornano la sera marciando sul tempo della musica militare diffusa dagli altoparlanti del campo. 13 Buna: il nome della fabbrica di gomma sintetica in cui lavorano i detenuti del campo. Il nome deriva dalle iniziali dei componenti chimici utilizzati: il Butadiene (Bu- tadien in tedesco) e il Sodio (Natrium in tedesco). 14 Kommandos: gruppo, squadra di lavoro. 15 buoni e cattivi: dal punto di vista della fatica e delle condizioni di chi ci lavora, e non in senso morale. Le parole valgono tabù Tabu è una parola polinesiana composta da ta (che significa marcare ) e dalla particella con valore intensivo bu. Dunque il suo significato letterale è fortemente contrassegnato . 456 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA Il tabù è un oggetto animato o inanimato che da alcuni popoli primitivi veniva considerato sacro e portatore di poteri soprannaturali dai quali conviene tenersi lontani. Nel suo celebre scritto Totem e tabù (1912) Sigmund Freud ha dato del termine un interpretazione psicanalitica: se da un lato tabù significa «santo, consacrato , dall altro vuol dire «pericoloso, proibito, impuro . Perciò nel linguaggio corrente tabù è utilizzato come sinonimo di divieto , proibizione . Indica alcuni verbi che possono accompagnarsi alla parola tab .

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi