Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE ché gli aveva evitato di sottoporsi alla marcia forzata di sgombero del campo, durante la quale erano morti quasi tutti i ventimila evacuati. La prima pubblicazione del 1947 ottiene scarsa attenzione. Con la ristampa del 1958 il libro si impone a livello internazionale e continua ancora oggi a essere considerato un classico. Le vicende della composizione e della pubblicazione Il libro viene scritto nel 1946 subito dopo il ritorno a Torino, benché i primi tentativi di mettere nero su bianco l esperienza del lager fossero stati stati compiuti quando Levi era ancora prigioniero. Terminata la stesura dell opera, l autore tenta senza successo di farla pubblicare presso qualche editore importante, tra cui Einaudi. Grazie all interessamento dello storico e magistrato Alessandro Galante Garrone, il manoscritto giunge infine al critico Franco Antonicelli, che decide di pubblicarlo presso la casa editrice torinese Da Silva. Il libro esce nel 1947, ha una diffusione piuttosto scarsa e riceve poche recensioni. Solo nel 1955, quando le tematiche legate alla deportazione nei campi di concentramento iniziano ad affacciarsi nella cultura italiana (in quell anno si tiene a Torino una mostra sul tema), Einaudi decide di ripubblicare l opera, che deve però attendere ancora fino al 1958 per essere stampata. Da allora si impone all attenzione internazionale con traduzioni e riedizioni che continuano ancora oggi. La documentazione dell orrore e la riflessione sul comportamento umano spingono il lettore a farsi a sua volta testimone del male assoluto. Il significato dell opera La narrazione non segue un preciso ordine cronologico, ma sembra rispondere a necessità diverse. Il critico Cesare Segre ne ha individuate principalmente quattro: la documentazione di quanto era accaduto, la riflessione sul comportamento umano in situazioni estreme, il bisogno di liberarsi da un ossessione e, infine, l ammonimento al lettore, al quale viene affidato il compito di farsi in prima persona testimone dell orrore, perpetuandone la memoria affinché non possa più accadere nulla di simile. Per questo motivo nel testo si trovano tipologie di scrittura diverse: a parti più specificamente diaristiche e narrative se ne alternano altre in cui prevalgono la descrizione e la meditazione. Lo stile è sobrio, il linguaggio è volutamente semplice, diretto, asciutto. La chiarezza di uno stile scientifico Ciò che colpisce nella forma è la sobrietà dello stile, uno stile semplice, diretto, trasparente, che rifugge dall enfasi e dal pathos. Ed è proprio in virtù di tale asciuttezza stilistica che la denuncia delle atrocità perpetrate nei campi di sterminio guadagna in forza e credibilità. Si tratta di una scelta ben precisa. Per Levi ciò che viene narrato deve essere rappresentato nella sua sostanza con chiarezza: nel caso della scienza, con simboli e tavole e con un linguaggio specialistico; nel caso della letteratura, tramite un linguaggio chiaro e distinto, comprensibile da tutti i lettori. Ciò vale anche quando Levi vuole spiegare la realtà del lager, che a lui appare indicibile con il linguaggio comune, e luogo altresì di una accentuata confusione linguistica, determinata dalla presenza simultanea di prigionieri che non hanno una lingua comune e da aguzzini che ne impongono una straniera e odiosa, fatta di «barbarici latrati . Perciò egli interviene sempre molto criticamente a proposito dello scrivere oscuro : il testo deve veicolare un significato trasmissibile e comprensibile, altrimenti si violerebbe una sorta di patto con il lettore (ma anche con l uomo in generale), oltre che la finalità più autentica dello scrivere come fatto eminentemente sociale. La scrittura, cioè la costruzione di parole e discorsi dotati di senso, è infatti, per il chimico Levi, l equivalente del costruire molecole, attività che in prima istanza avviene attraverso la manipolazione e la combinazione di simboli: la chimica, infatti, più di ogni altra scienza crea il suo oggetto . Dunque scrivere in maniera oscura corrisponderebbe al realizzare molecole non plausibili, cioè bizzarre, prive di significato e di valore. La tregua racconta il lungo viaggio di ritorno dal campo a Torino. La tregua La narrazione della tragica esperienza della deportazione prosegue con un secondo romanzo, La tregua (1963), che narra i nove mesi di viaggio per tornare a To- LA CORRENTE / IL NEOREALISMO / 453

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi