Classe di letteratura - volume 3B

80 85 90 95 100 105 110 di colpir l uomo. Colpirlo dove l uomo era più debole, dove aveva l infanzia, dove aveva la vecchiaia, dove aveva la sua costola staccata e il cuore scoperto: dov era più uomo. Chi aveva colpito voleva essere il lupo, far paura all uomo. Non voleva fargli paura? E questo modo di colpire era il migliore che credesse di avere il lupo per fargli paura. Però nessuno, nella folla, sembrava aver paura. Aveva paura il Gracco? O Figlio-di-Dio? Scipione? Barca Tartaro? Non potevano averne. O poteva averne Enne 2? Non poteva averne. Allo stesso modo ogni uomo ch era nella folla non aveva paura. Ognuno, appena veduti i morti, era come loro, e comprendeva ogni cosa come loro, non aveva paura come non ne avevano loro. Avrebbe anche potuto essere stato con loro, la sera prima. Poteva anche conversare col Gracco. Il Gracco conversava, infatti, con ognuno. Era dinanzi ai morti, uno incontrava la sua faccia, e a lui veniva, nel mezzo delle labbra, quella piccola ruga. Perché, tu dici? Questo il Gracco diceva: Perché, tu dici? Perche? l altro diceva. Certo che lo dico. Non debbo dirlo? Puoi dirlo se lo vuoi, diceva il Gracco. E la donna? l altro diceva. Lo dico sì. Perché la donna? Oppure: Perché la bambina? Oppure: Perché questi due ragazzi? Diceva allora il Gracco: E quest uomo no? Perché quest uomo? Era un uomo di cui non si vedeva la faccia. Si vedevano le sue gambe, forti, coi lunghi muscoli di uomo nel fiore degli anni, le scarpe ai piedi messe senza le calze, e, per il resto, in mutande e camicia. Aveva scuri i polsi, e le mani chiuse di uno che stia stringendo i denti. Ma sulla faccia gli era stata gettata una giacca. Perché? Era come per nascondere un tradimento che gli si fosse fatto, a lui nel fiore degli anni, peggiore che agli altri. Perché quest uomo? diceva il Gracco. E quello che parlava con lui: Già. Perché? Il Gracco lo diceva di ognuno dei morti. Gli veniva la ruga in mezzo alle labbra, guardava, e quello guardava allo stesso modo. Ogni uomo morto era come la bambina. Una cosa si sapeva per tutti i morti, e se si cercava una risposta nuova, parole che cambiassero il corso della nostra consapevolezza, non si poteva chiedere perché che per tutti insieme. DENTRO IL TESTO Un orribile eccidio I contenuti tematici La drammatica scena che viene presentata in queste pagine rimanda a eventi tragici frequenti a partire dall 8 settembre 1943, nei mesi dell occupazione del Centro-Nord della penisola da parte delle forze nazifasciste, quando le rappresaglie assumevano spesso i connotati della più cieca violenza. Il narratore descrive la disposizione di alcuni cadaveri sparsi nel centro di Milano forse antifascisti o sospettati di essere tali o, ancora, vittime innocenti di un azione dimostrativa e riproduce, attraverso la tecnica del monologo interiore, i pensieri e gli interrogativi di chi si trova ad assistere, suo malgrado, a quel terribile spettacolo. La gente non può reagire né sfogarsi in gesti di protesta, poiché i cadaveri sono presidiati dai soldati fascisti, che reprimerebbero immediatamente nel sangue ogni eventuale reazione, e per questo il suo interrogarsi è ancora più pressante, in quanto l indignazio- 438 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi