Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE nella dimensione privata del ricordo. Poiché percepisce la perdita d importanza dell arte, ridotta a merce dall avvento della società di massa, finisce per trovarsi in una profonda crisi di identità: «Son forse un poeta? / No certo , dice Aldo Palazzeschi (Chi sono?). Il poeta si scopre capace soltanto di emettere un sommesso balbettio, di piangere: «Perché tu mi dici: poeta? / Io non sono un poeta. / Io non sono che un piccolo fanciullo che piange , scrive Sergio Corazzini (Desolazione del povero poeta sentimentale); e prova vergogna per la propria condizione, percepita come anacronistica («Io mi vergogno, / sì, mi vergogno d essere un poeta , scrive Guido Gozzano nella Signorina Felicita). Non ci sono grandi passioni ma soltanto emozioni quasi insignificanti. L amore è per lo più deludente, e le donne sono spesso semplici, prive di sensualità. La demistificazione dell amore e della figura femminile Ogni aspetto esistenziale viene ricondotto all interno di una dimensione ordinaria, o addirittura banalizzante. Sergio Corazzini. Bandite le passioni eccezionali e i sentimenti travolgenti, l unico orizzonte possibile è quello di una schiva semplicità, che cancella ogni traccia di eroico romanticismo. L amore si trasforma in disinganno, nel vagheggiamento di relazioni impossibili e infelici o nella mesta fascinazione per donne laboriose, di umili origini. Al posto delle donne sublimi e delle amanti fatali compaiono vecchie ballerine, signore dal fascino muliebre irrimediabilmente perduto, semplici ragazze di paese, buone e oneste, ma senza particolari attrattive fisiche o intellettuali: l opposto delle donne della tradizione letteraria italiana dallo Stilnovo in poi. Nel catalogo delle figure femminili crepuscolari non c è spazio per una donna come l enigmatica, raffinata e sensuale Elena Muti del Piacere di d Annunzio, mentre abbondano le «signorine domestiche dai nomi comuni (Felicita, Carlotta, Carolina). La poesia ora parla di luoghi modesti e umili. Lo sguardo del poeta può soffermarsi su oggetti banali, come spesso avviene nelle poesie di Gozzano. Il mito della semplicità Anche le ambientazioni cambiano: non più dimore rinascimentali o parchi ricchi di una preziosa vegetazione esotica, ma cucine, solai e polverosi salotti piccolo-borghesi con i mobili ricoperti da fodere che dovrebbero contrastare l azione del tempo. I luoghi cantati dalla poesia crepuscolare sono umili e familiari (vecchie città, parchi e passeggiate domenicali), desueti, grigi (sanatori, ospedali e conventi). Sugli spazi aperti e maestosi prevalgono gli ambienti piccoli e chiusi. Allo stesso modo gli oggetti che compaiono sono per lo più le piccole e insignificanti cose di tutti i giorni: fotografie ingiallite che ritraggono persone non più giovani, altarini e tabernacoli di piccole chiese, orologi, specchi, organetti dalla musica struggente. Gozzano ce ne dà un campionario indicativo nella prima strofa di una lirica intitolata L amica di nonna Speranza: pappagalli impagliati, fiori in cornice, scatole di confetti vuote, frutti di marmo sotto campane di vetro, acquerelli sbiaditi, stampe, vecchie tele, dagherrotipi, orologi a cucù. Li definisce «buone cose di pessimo gusto : oggetti obsoleti e kitsch diremmo oggi, la parola KITSCH/ Probabilmente derivato dal tedesco dialettale kitschen, intrugliare , il termine kitsch indica oggetti apparentemente artistici, ma in realtà di cattivo gusto 42 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE e caratterizzati da ornamentazione dozzinale. Per estensione, il vocabolo è poi passato a connotare anche un gusto o un comportamento eccentrico, innaturale ed eccessivo.

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi