Classe di letteratura - volume 3B

35 40 45 50 55 60 65 70 reremo del suo funesto14 splendore, giacché la fuliggine la farà nera quanto uno spazzacamino. In qualunque altro modo è inutile, non riusciremmo ad ammaz zarla, sarebbe come voler schiacciare una lacrima d argento vivo .15 Così lasciammo andare la luna sotto la cappa; ed essa subito s elevò colla rapi dità d un razzo e sparì nella gola del camino. «Oh , disse l amico «che sollievo! quanto faticavo a tenerla giù, così viscida e grassa com è! E ora speriamo bene ; e si guardava con disgusto le mani impia stricciate. Udimmo per un momento lassù un rovellio,16 dei flati17 sordi al pari di trulli,18 come quando si punge una vescia,19 persino dei sospiri: forse la luna, giunta alla strozzatura della gola, non poteva passare che a fatica, e si sarebbe detto che sbuf fasse. Forse comprimeva e sformava, per passare, il suo corpo molliccio; gocce di liquido sozzo cadevano friggendo nel fuoco, la cucina s empiva di fumo, giacché la luna ostruiva il passaggio. Poi più nulla e la cappa prese a risucchiare il fumo. Ci precipitammo fuori. Un gelido vento spazzava il cielo terso, tutte le stelle brillavano vivamente; e della luna non si scorgeva traccia. Evviva urrah, gridammo come invasati, è fatta! e ci abbracciavamo. Io poi fui preso da un dubbio: non pote va darsi che la luna fosse rimasta appiattata nella gola del mio camino? Ma l amico mi rassicurò, non poteva essere, assolutamente no, e del resto m accorsi che né lui né io avremmo avuto ormai il coraggio d andare a vedere; così ci abbandonammo, fuori, alla nostra gioia. Io, quando rimasi solo, bruciai sul fuoco, con grande cir cospezione, sostanze velenose, e quei suffumigi20 mi tranquillizzarono del tutto. Quella notte medesima, per gioia, andammo a rotolarci un po in un posto umido nel mio giardino, ma così, innocentemente e quasi per sfregio,21 non perché vi fos simo costretti. Per parecchi mesi la luna non ricomparve in cielo e noi eravamo liberi e leggeri. Liberi no, contenti e liberi dalle triste22 rabbie, ma non liberi. Giacché non è che non ci fosse in cielo, lo sentivamo bene invece che c era e ci guardava; solo era buia, nera, troppo fuligginosa per potersi vedere e poterci tormentare. Era come il sole nero23 e notturno che nei tempi antichi attraversava il cielo a ritroso, fra il tramonto e l alba. Infatti, anche quella nostra misera gioia cessò presto; una notte la luna ricom parve. Era slabbrata24 e fumosa, cupa da non si dire,25 e si vedeva appena, forse solo l amico ed io potevamo vederla, perché sapevamo che c era; e ci guardava rab buiata di lassù con aria di vendetta. Vedemmo allora quanto l avesse danneggiata il suo passaggio forzato per la gola del camino; ma il vento degli spazi e la sua corsa stessa l andavano gradatamente mondando26 della fuliggine, e il suo conti nuo volteggiare ne riplasmava27 il molle corpo. Per molto tempo apparve come quando esce da un eclisse, pure ogni giorno un po più chiara; finché ridivenne così, come ognuno può vederla, e noi abbiamo ripreso a rotolarci nei braghi. Ma non s è vendicata, come sembrava volesse, in fondo è più buona di quanto 14 funesto: fastidioso, dannoso. 15 argento vivo: il mercurio, che è di co- lore argento e assai mobile, tanto da sembrare vivo . 16 rovellio: trambusto. 17 flati: soffi. 18 trulli: emissioni di gas intestinali, peti. 19 vescia: fungo che, una volta maturo, lascia uscire dalla sommità le sue spore, come in una silenziosa esplosione. 20 suffumigi: il termine, che indica generalmente l inalazione di vapori balsamici a fini curativi, è utilizzato qui con intento ironico. 21 per sfregio: con l intenzione di offendere la luna. 22 triste: cattive (femminile plurale dell aggettivo tristo ). 23 sole nero: riferimento a un mito clas- sico secondo cui durante la notte un sole nero compie il tragitto contrario a quello luminoso. 24 slabbrata: rovinata ai bordi. 25 da non si dire: da non dirsi. 26 mondando: ripulendo. 27 riplasmava: ridefiniva. IL GENERE / LA NARRATIVA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 381

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi