Classe di letteratura - volume 3B

85 90 95 100 105 110 115 Nel paesetto già più non si vedeva un lume, un filo di fumo. Dormivano, le po vere casette arrampicate come due file di pecore su per la china erbosa, all ombra della chiesetta che col suo esile campanile, riparato a sua volta sotto il ciglione, pareva il pastore appoggiato al suo vincastro.6 Gli ontani in fila davanti al parapetto della piazza della chiesa, si sbattevano fu riosi al vento, neri e sconvolti come mostri; al loro fruscìio rispondeva il lamento dei pioppi e dei canneti della valle: e a tutto quel dolore notturno, all ansito7 del vento e al naufragare della luna fra le nuvole, si confondeva l angoscia agitata della madre che inseguiva il figlio. Fino a quel momento ella s era illusa nella speranza di vederlo scendere al pa esetto per visitare qualche malato: eccolo invece che correva come trasportato dal diavolo verso la casa antica sotto il ciglione. E nella casa antica sotto il ciglione non c era che una donna sana, giovine e sola Ed ecco che, invece di dirigersi alla porta come un semplice visitatore, egli an dava dritto alla porticina dell orto e questa si apriva e si chiudeva dietro di lui come una bocca nera che lo ingoiasse. Allora anche lei si slanciò attraverso il prato, quasi seguendo il solco fra l erba lasciato da lui, fino alla porticina contro la quale puntò le mani aperte spingendo con tutta forza. La porticina non cedette: anzi aveva come una forza di repulsione: e la don na ebbe voglia di percuoterla, di gridare; guardò in su e palpò il muro come per provarne la resistenza: infine, disperata, tese l orecchio; ma si udiva solo il fruscìo degli alberi dell orto, che, anch essi amici e complici della loro padrona, pareva: volessero col loro8 coprire ogni altro rumore intorno. La madre però voleva vincer lei, voleva sentire, sapere O meglio, poiché in fondo all anima sapeva già la verità, voleva illudersi ancora d ingannarsi. Senza cercare oltre di nascondersi, andò lungo il muro dell orto, lungo la fac ciata della casa, e più giù ancora, fino al portone del cortile: e palpava le pietre come cercandone una che cedesse, che lasciasse un buco per entrare. Tutto era solido, compatto, chiuso: il portone, la porta, le finestre munite d in ferriata, parevano le aperture d una fortezza. [ ] Ella tornò indietro, rasentando con la testa gli anelli di ferro infìssi nel muro per legarvi i cavalli: si fermò di nuovo davanti alla porta, e d un tratto, davanti a quella porta alta su tre scalini di granito, riparata sotto un arco gotico e listata di ferro, si sentì umiliata, impotente a vincere, più piccola di quando bambina s indugiava lì con gli altri ragazzi poveri del paesetto aspettando che il padrone uscisse e buttasse loro qualche soldo. 6 vincastro: bacchetta di vinco (un tipo di salice) usata dai pastori per stimolare gli animali. 7 ansito: respiro affannoso. 8 col loro: con il loro rumore. Le parole valgono solco Una parola che appartiene al linguaggio dei campi ma che, in senso figurato, usiamo anche in città: il solco è infatti l apertura lunga e stretta prodotta dal terreno con l aratro o con altri attrezzi agricoli, ma può essere, per estensione, una qualsiasi fenditura, anche quella prodotta dalla nostra automobile su una strada fangosa. Così il solco è genericamente 356 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE una traccia, durevole e il più delle volte visibile, sia che affiori sulla superficie delle cose («i solchi dei fulmini nel cielo ) sia che tenti di nascondersi tra le pieghe dell animo («le sofferenze hanno lasciato in me solchi profondi ). Da solco abbiamo il verbo solcare, anch esso non necessariamente riferito all azione di fendere il terreno. Scrivi una frase in cui solcare acquisti una valenza figurata.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi