T12 - Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto / T12 / Le occasioni / La volontà di conservare i ricordi / In quest altro mottetto il poeta si appella in maniera accorata alle risorse della propria memoria affinché possa trattenere nella mente l immagine del volto della donna amata, immagine fatalmente insidiata dalla forza erosiva del tempo. METRO 2 quartine di 3 endecasillabi e un settenario, con un libero tessuto di rime e assonanze. Audio LETTURA Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre. 5 Un freddo cala Duro il colpo svetta. E l acacia ferita da sé scrolla il guscio di cicala nella prima belletta di Novembre. 1 forbice: è simbolo del tempo che cancel- la i ricordi. quel volto: della donna amata. 2 solo: rimasto l unico. si sfolla: si svuota (dei ricordi). 3 viso in ascolto: il volto della donna proteso ad ascoltare le parole del poeta. 4 la mia nebbia di sempre: perduta la sua stella polare, il poeta ripiomba nel consueto disorientamento. 5 Un freddo cala: scende il freddo, dell autunno e insieme della lama metallica che recide l acacia. svetta: taglia la cima. 6 scrolla: fa cadere. 7 il guscio di cicala: emblema della felicità perduta, che neppure la memoria riesce a trattenere. 8 belletta: fango. Il termine, di ascendenza dantesca, era già stato ripreso da d Annunzio. Le parole valgono recidere In latino questo stesso verbo significava semplicemente tagliare . Nella lingua italiana recidere indica propriamente il tagliare staccando , specialmente con un taglio secco e netto. Si può recidere un fiore per coglierlo ma anche, in senso figurato, una relazione sentimentale che si è esaurita. Infatti se riferito a passioni, vizi e simili, recidere vuol dire liberarsene decisamente . Sapresti indicare qualche sinonimo di recidere? DENTRO IL TESTO La comparsa dell angelo La forbice del tempo I contenuti tematici Ti libero la fronte dai ghiaccioli entra nella seconda edizione delle Occasioni, pubblicata nel 1940. Qui per la prima volta Clizia viene trasfigurata in un angelo, che sfida le tempeste della Storia per raggiungere il poeta. Insieme a lei tornano il ghiaccio, il fuoco (elementi già presenti nella Primavera hitleriana e contenuti nel cognome stesso dell ispiratrice, Irma Brandeis: in tedesco Brand significa incendio ed Eis ghiaccio), il lampo, il sole, la fronte. Sono questi i segnali di Clizia, che puntualmente ne accompagnano la presenza, reale o spirituale: cogliere tale presenza è in ogni caso un privilegio riservato al poeta. Mentre gli altri uomini, ridotti a ombre che scantonano (v. 7), vanno ignari per la loro strada, il poeta vede la propria solitudine illuminata dall apparizione miracolosa: un dono che non si può comunicare né condividere. Solo nella Bufera e altro il ruolo salvifico di Clizia, divenuta icona della poesia e dei valori umanistici, potrà estendersi a tutti. Il suo profilo assumerà allora tratti alteri e abbaglianti. Per il momento, invece, a visitare il poeta più che un angelo è un uccellino spossato e ferito. I ruoli dunque sono provvisoriamente ribaltati: è il poeta a prendersi cura del suo angelo, così vulnerabile, così bisognoso della carezza con cui inizia la poesia, annullando le distanze siderali fra i due amanti. Non recidere, forbice, quel volto riporta in primo piano il tema della labilità della memoria. A nulla vale la preghiera iniziale rivolta alla forbice (v. 1): la forza inesorabile del tempo cancella senza pietà anche i ricordi più preziosi. Perduta la felicità, al poeta non resta neppure il conforto del pensiero, che non è più in grado di ricondurlo al viso amato, vicino 298 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi