Classe di letteratura - volume 3B

DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Eugenio e Arsenio Il nome del protagonista richiama da un lato quello dell autore reale, Eugenio, e dall altro contiene il prefisso del termine arsura , che abbiamo già incontrato come chiave climatica degli Ossi di seppia. Arsenio è una controfigura del poeta, che lo invita ad andare incontro alla tempesta, nella quale si concentra l idea di fuga da un atmosfera esistenziale insopportabile. Montale inscena in termini narrativi la dialettica fra due aspetti della propria personalità, divisa tra scetticismo e aspirazione alla rinascita vitale. I rumori minacciosi del temporale si mescolano alla musica di un orchestrina che suona sul lungomare. Il momento pare propizio alla ricerca di un altra orbita (v. 12), cioè di un altra dimensione, rispetto a quella consueta in cui l io si sente soffocare. Di qui gli imperativi con i quali il poeta esorta Arsenio: tu seguilo (v. 12), Discendi (v. 13), Ascolta (v. 24, che all acme della tensione apre un momento di tregua) e ancora Discendi (v. 34). Sull orizzonte marino, dove turbina una tromba d aria, la luce dei gozzi (v. 38) sembra indicare un altrove, come sarà la luce della «petroliera nella Casa dei doganieri ( T13, p. 300), composta qualche anno più tardi. La natura, colta in un momento eccezionale, sembra indicare la possibilità di un «varco : ma, ancora una volta, l illusione è destinata a svanire. L uomo giunco Arsenio è un indeciso, roso dai dubbi, come lo Zeno di Italo Svevo, che proprio Montale aveva da poco contribuito a far conoscere in un celebre articolo del 1925. La sua drammatica passeggiata verso il mare non approda né a una liberazione né a un esito tragico, ma solo a un acuirsi della percezione della propria fragilità e solitudine. Il tentativo fallito di strapparsi alle vecchie, frustranti abitudini è reso tramite la metafora del giunco (v. 46) che trascina con sé le proprie radici, non mai / svelte (vv. 47-48). La metamorfosi vegetale di questo antieroe, più che al panismo di Alcyone, va riconnessa al canto XIII dell Inferno, in cui Dante si inoltra fra gli sterpi dove dimorano le anime dei suicidi, in un luogo deserto eppure percorso da gemiti, che Montale riecheggia ai vv. 49-50 nel vuoto risonante di lamenti / soffocati. In seguito, la ghiacciata moltitudine di morti (v. 54) in cui il protagonista è ricacciato dal ritorno degli oggetti consueti (elencati per asindeto come in Forse un mattino andando in un aria di vetro, T6, p. 282) rimanda a Cocito, il lago ghiacciato del canto XXXII dove sono confitti i traditori. da notare come negli stessi anni anche Thomas Stearns Eliot, nel poemetto La terra desolata (The Waste Land, 1922), faccia largo ricorso a Dante per conferire agli scenari quotidiani una patina infernale. La vita strozzata Il fulmineo e misterioso cenno d una / vita strozzata per te sorta (vv. 57-58) introduce in extremis un riferimento a una figura femminile: Arletta. Donna morta troppo giovane, è il corrispettivo della Silvia leopardiana, e tornerà nella Casa dei doganieri. Qui il contatto con Arsenio pare dovuto, più che a una volontà, all azione del fato: il gesto (v. 55) lo sfiora, la parola gli cade accanto (v. 56), ma il protagonista non ha la forza, la sensibilità, la prontezza di raccoglierla. Il vento, che all inizio del componimento aveva aperto le porte alla speranza, la disperde ora irrevocabilmente. Gli ossimori Le scelte stilistiche La figura retorica dominante è l ossimoro, chiamato a tradurre sul piano stilistico la condanna al dubbio in cui si macera il protagonista nel suo immoto andare, oh troppo noto / delirio, Arsenio, d immobilità (vv. 22-23). Ancora, sono in rapporto oppositivo la tempesta dolce (v. 27), e il rombo silenzioso (v. 33) dei tuoni, surrogato dal timpano (v. 32), in un perfetto scambio tra suoni della natura e suoni prodotti dall uomo (l orchestrina tzigana), che si ripercuote nella sinestesia per cui l arpeggio dei violini è definito getto tremulo (v. 24), quasi si trattasse di un liquido. Alla stessa maniera, poco dopo, la stella di Canicola non spunta, ma sgorga (v. 28). La moltitudine di morti (v. 54) in cui da ultimo Arsenio si ritrova è costituita, in realtà, dagli uomini che gli stanno intorno: vivendo senza accorgersene un esistenza inautentica, essi non sono più che arredi dei luoghi che frequentano, a loro volta compressi in un elenco asindetico, strada portico / mura specchi (vv. 52-53). 290 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi