Classe di letteratura - volume 3B

CRITICI A CONFRONTO Niva Lorenzini Stendendo col Porto sepolto il proprio diario di guerra, [Ungaretti] non cessa di credere alla poetica della parola (pur scavata nell abisso, colta nell esasperazione del grido). Al punto che essere poeti, nei decenni a venire e sino quasi ai nostri anni, vorrà dire, nell immaginario nazional popolare, assumere un ispirata posa, optando per l inusuale, la pronuncia forte, ispirata, che finisce per concludersi in sé, autosufficiente e salvifica. Eppure il Novecento non potrà sottrarsi al confronto col Porto sepolto né con la prima Allegria, che segnano una esplicita rottura con una continuità lirica sino a quel punto discussa, ribaltata, ma mai infranta in modi così dirompenti. Non è nuova la volontà, ribadita negli interventi critici di Ungaretti, di stendere una biografia in versi, secondo una linea che ha addirittura nel Petrarca l autorevole iniziatore («Il carattere, il primo carattere di tutta la mia attività è autobiografico , si legge in Ungaretti commenta Ungaretti, subito prima dell affermazione: «La mia poesia è nata in realtà in trincea. [...] La guerra improvvisamente mi rivela il linguaggio ). però nuova l intensità con cui il vissuto si trasforma in esperienza di scrittura. Qui sta il punto: Ungaretti vuole accreditare il bisogno di «dire in fretta perché il tempo poteva mancare , dirlo con «poche parole , che avessero «un intensità straordinaria di significato . Ed è nuova, allora, non la «vita in versi , che era già dei Crepuscolari e vociani, ma questo sfidare matericamente il silenzio, questo costringere l attimo a prendere corpo, sostituendo alla vibrazione della materia tanto praticata dai Futuristi una nudità che ne mettesse ancor più in evidenza l aspetto fenomenico, il battito del respiro, in una «necessità di farsi intimo agli elementi che non escludeva uno «stupore contemplativo . Un espressionismo radicale, dunque, che veicola però insieme un valore orfico: il transeunte non si esaurisce in sé, ma contiene un ansia di assoluto che lo carica dei motivi della perdita da risarcire, dell assenza da colmare. Di «tensione vitale sorpresa di sé stessa, sbalordita di poter assistere parlava non a caso Fortini1 e aggiungeva che di fronte alla violenza del verso (quella ottenuta tecnicamente con pause di silenzio che valgono come «veri e propri atti di intimidazione nei confronti del lettore, imponendosi all ascolto con un evidenza teatrale) sta il riconoscersi del poeta-soldato «una docile fibra / dell universo (I fiumi). (Niva Lorenzini, La poesia italiana del Novecento, il Mulino, Bologna 2005) 1 Franco Fortini, pseudonimo di Franco Lattes (1917-1994), scrittore, poeta e saggista. PER SCRIVERNE Vita e letteratura sono le due componenti perennemente in dialogo in ogni operazione poetica di rilievo. Gli scrittori, cioè, tendono sempre in qualche misura a trasfigurare in termini letterari il loro vissuto. Ciò accade anche nei casi in cui una componente tematica di origine autobiografica sia molto meno presente di quanto accada nella poesia di Ungaretti. Servendoti delle analisi ai testi letti e utilizzando gli spunti tratti dal dibattito critico qui proposto, argomenta in che modo, nel caso della poesia ungarettiana, la nuda materia biografica trovi una specifica e originale espressione letteraria. L AUTORE / GIUSEPPE UNGARETTI / 163

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi