Elsa Morante

LE OPERE

A COLPO D’OCCHIO

LA PRODUZIONE LETTERARIA

1941

Il gioco segreto

raccolta di racconti

1942

Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina

fiaba per bambini

1948

Menzogna e sortilegio
saga familiare dai toni fiabeschi
romanzo storico

1957

L’isola di Arturo
infanzia e rapporto con il padre del giovane protagonista 
T2
romanzo di formazione

1963

Lo scialle andaluso
adolescenza e malinconia 
T1
raccolta di racconti giovanili

1968

Il mondo salvato dai ragazzini
distinzione tra i «Felici Pochi» e gli «Infelici Molti»
raccolta di versi dedicati ai giovani

1974

La Storia
Seconda guerra mondiale e immediato dopoguerra 
T3
romanzo storico

1982

Aracoeli
infanzia e rapporto con la madre di un protagonista omosessuale
romanzo

I primi racconti e romanzi

MENZOGNA E SORTILEGIO

Dopo l’esordio con la raccolta di racconti Il gioco segreto (1941) e la fiaba Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina (1942), Elsa Morante scrive negli anni della guerra il romanzo Menzogna e sortilegio, che pubblica nel 1948, ottenendo il premio Viareggio.
La storia viene raccontata in prima persona da Elisa, una giovane siciliana che, rimasta sola dopo la morte della sua protettrice Rosaria, decide di ricordare le anime tormentate dei genitori, i loro amori infelici, la vanità e la follia della sua famiglia. A prima vista, dunque, si tratta di una saga familiare, ma il racconto storico è intessuto di fantasticherie e collocato in un contesto immaginario e ricco di suggestioni fiabesche: per tali elementi l’opera si discosta nettamente dalla chiarezza documentaria del Neorealismo.

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L’ISOLA DI ARTURO

Nel 1957 esce il secondo romanzo della scrittrice, L’isola di Arturo, che riceve nello stesso anno il premio Strega.

La trama La narrazione è affidata alla voce del protagonista Arturo Gerace, che a distanza di molto tempo dagli eventi ricorda la propria infanzia e fanciullezza a Procida, isola dell’arcipelago napoletano. Il ragazzo, orfano di madre, cresce solo e senza regole, libero di scorrazzare nella natura selvaggia e di accendere la propria fantasia leggendo i libri di avventura che trova in casa. Vive nel suo Eden felice e adora il padre Wilhelm: l’uomo gli appare bellissimo e misterioso e, poiché è spesso lontano da casa, lo immagina protagonista di viaggi e avventure straordinari. 
Quando Arturo ha ormai quattordici anni, il padre si risposa con una ragazza di appena sedici anni proveniente dai quartieri popolari di Napoli, di nome NunziataLa presenza della giovane donna spezza la condizione di armonia di Arturo: egli prova sentimenti contrastanti per la matrigna, a metà tra gelosia e attrazionee la tratta con fastidio e disprezzo. La situazione peggiora con la nascita di un fratellastro, che ottiene tutte le attenzioni di Nunziata: Arturo sperimenta così un doloroso e, per lui nuovo, senso di esclusioneAgitato da pensieri ed emozioni confusi, il ragazzo conosce Assuntina, una giovanissima vedova che si invaghisce di lui e lo seduce: tale esperienza lo rende consapevole della reale natura del suo trasporto per Nunziata, di cui capisce di essere innamorato.
All’amore per Nunziata, che però lo respinge, si aggiunge il crollo del mito del padredi cui intuisce l’omosessualità e che si rivela ai suoi occhi come un uomo triste, egoista e meschino. Nulla del suo mitico mondo infantile, a questo punto, è sopravvissuto e Arturo, ormai cresciuto, abbandona per sempre l’isola nel giorno del suo sedicesimo compleanno.

Arturo narratore, Arturo personaggio Poiché il romanzo è un libro di memorie raccontate in prima persona, possiamo distinguere l’Arturo narratore e l’Arturo narrato. Del narratore non sappiamo nulla, a eccezione del nome. Chi racconta non ci dice, infatti, quanto tempo è trascorso dalle vicende: non sappiamo, così, quanti anni ha l’Arturo adulto né dove vive o che lavoro fa. Di una cosa sola egli ci informa: che, dopo la sua partenza, non è mai più tornato a Procida, e che ha avuto, da persone di passaggio, poche notizie su Nunziata e sul padre, senza però rivederli mai più.
Il lettore, invece, vede esclusivamente l’Arturo narrato, il fanciullo sognatore e inconsapevole che il narratore è stato una volta, prima che gli eventi raccontati dal romanzo lo facessero crescere, portandolo alla piena consapevolezza del mondo ma strappandolo all’universo paradisiaco della sua felicità infantile. Capiamo, così, che chi racconta cerca di ritrovare, scavando nella memoria, l’antica purezza delle sue percezioni incontaminatel’ingenuità felice del bambino che vedeva sé stesso e il mondo attraverso il filtro favoloso della sua ingenuità.

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Lo spazio e il tempo La vicenda di Arturo ha come sfondo esclusivo il paesaggio dell’isola di Procida, che il narratore descrive con attenzione precisa ai dati naturalistici e dal quale, nel racconto, non si allontana mai. Dietro la fedeltà al reale, però, la rievocazione rivela qualcosa in più: l’incontaminata natura dell’isola, le casette e il carcere caricano il luogo di significati ulteriori, mitici e simbolici. In questa atmosfera fiabesca, infatti, il giovane Arturo vive un’infanzia priva di dolore, o di noia, pensando a sé stesso come a un principe, protagonista di avventure eroiche come quelle dei suoi libri.
Se lo spazio è ben delimitato e rigorosamente chiuso, il tempo della storia, invece, non viene chiarito con precisione fino al capitolo finale. Solo nelle ultime pagine, si scopre che la vicenda si svolge nei due anni che precedono la Seconda guerra mondiale, perché Arturo viene a conoscenza di «grandi eventi internazionali» di cui, nel suo isolamento, non aveva sentito nulla. Siamo, dunque, alla fine degli anni Trenta, ma nulla, nella rappresentazione dell’isola e nel racconto, ci lascia capire la precisa storicità della vicenda che, al contrario, sembra vaga e sospesa in un generico passato.

La storia di una maturazione L’isola di Arturo propone uno schema narrativo che possiamo ricondurre a quello del romanzo di formazione ottocentesco. A ben vedere, infatti, Arturo passa, nel corso della vicenda, dall’infanzia all’età adulta: il mondo intatto e meraviglioso dei suoi primi anni di vita si infrange contro la traumatica scoperta della verità, prima dei suoi sentimenti per Nunziata, poi della vita reale del mitizzato Wilhelm.
Elsa Morante propone così, nella storia di Arturo, la vicenda universale della crescita, il passaggio dal narcisismo infantile, che ci mette al centro dell’universo, al mondo dei grandi, regolato da leggi che l’età dell’innocenza non comprende: l’amore, il dolore, la menzogna, il contrasto tra desiderio e dovere. Ma questa evoluzione non costituisce, per la scrittrice, una conquista: se da una parte, infatti, l’Arturo che lascia l’isola è veramente carico di esperienza e pronto ad affrontare il mondo, dall’altra egli, anche da uomo fatto, si riconosce confuso e incapace di capire realmente il proprio passato.
Un passato che, benché concluso, continua a esercitare, sul narratore, un’irresistibile, magnetica attrazione.

La lingua di Arturo Il romanzo adotta uno stile enfatico ed emotivo, carico di pathos e di figure retoriche, per coinvolgere il lettore e aiutarlo a capire, anche attraverso l’espressione, l’acuta sensibilità e la facile eccitabilità di Arturo. Si riscontrano, così, esclamazioni teatrali, domande retoriche, dialoghi concitati e mossi, evidenziati, anche nelle scelte tipografiche, da corsivi e maiuscoletti. Abbondano i paragoni e le metafore, per dare al discorso del protagonista una suggestiva nota lirica, come per farci capire la sottigliezza delle sue percezioni e la creatività della sua immaginazione.

LO SCIALLE ANDALUSO

A Menzogna e sortilegio e a L’isola di Arturo, segue, nel 1963, la raccolta Lo scialle andalusocomposta di dodici racconti giovanili. Le storie riproducono, in scala minore, i motivi prediletti dalla scrittrice, rappresentati in scala maggiore nei suoi romanzi: anche se il titolo del libro riprende solo quello dell’ultimo racconto, dove la complessa relazione di affetto e gelosia tra una madre e suo figlio è simboleggiata dallo scialle andaluso della donna, i temi e le atmosfere della raccolta sono molteplici, toccando i sentimenti dell’adolescenza (Il compagno), le evocazioni fiabesche e magiche (Il ladro dei lumi), la malinconia (Il cugino Venanzio).

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi