T1 - La pistola del tedesco

T1

La pistola del tedesco

Il sentiero dei nidi di ragno, cap. 2

Pin, piccolo garzone di calzolaio orfano di madre e dimenticato dal padre marinaio sempre in viaggio, vive tra i vicoli di un paese ligure con la sorella, una prostituta che spesso si vende a un soldato tedesco. Spinto dagli adulti dell’osteria nella quale trascorre molte ore del giorno cantando, facendo battute e dicendo cose oscene, Pin ruba la pistola al tedesco e la nasconde in un posto che solo lui conosce, lungo il sentiero dei nidi di ragno. In questo brano Pin, attraverso una fessura nel muro, spia nella camera della sorella: il suo sguardo vede gli abbracci della donna e del soldato e si posa sull’arma. Tutto l’episodio è inquadrato dal punto di vista del bambino, che fatica a capire il senso di molte cose: l’amplesso dei corpi, i discorsi degli uomini dell’osteria, il valore stesso da attribuire alla pistola, sempre in bilico tra lo statuto di oggetto reale e quello di strumento magico.

In camera di sua sorella, a guardarci in quel modo, sembra sempre che ci sia la
nebbia: una striscia verticale piena di cose con intorno l’offuscarsi dell’ombra, e
tutto sembra cambi dimensioni se s’avvicina o s’allontana l’occhio dalla fessura.
Sembra di guardare attraverso una calza da donna e anche l’odore è lo stesso: l’odore
5      di sua sorella che comincia di là della porta di legno ed emana forse da quelle
vesti gualcite1 e da quel letto mai rifatto, rincalzato2 senza fargli prender aria.
La sorella di Pin è sempre stata sciatta3 nelle faccende di casa, fin da bambina:
Pin faceva dei grandi pianti in braccio a lei, da piccolo, con la testa piena di croste,
e allora lei lo lasciava sul muretto del lavatoio e andava a saltare con i monelli nei
10    rettangoli tracciati col gesso sui marciapiedi. Ogni tanto tornava la nave del loro
padre, di cui Pin ricorda solo le braccia, grandi, e nude, che lo sollevavano in aria,
forti braccia segnate da vene nere. Ma da quando la loro madre è morta, le sue venute
sono state sempre più rade, finché nessuno l’ha più visto; si diceva che avesse
un’altra famiglia in una città di là dal mare.
15    Ora, per abitarci, Pin più che una camera ha un ripostiglio, una cuccia al di là
d’un tramezzo4 di legno, con una finestra che sembra una feritoia, stretta e alta
com’è, e profonda nello sbieco del muro della vecchia casa. Di là c’è la camera
di sua sorella filtrata dalle fessure del tramezzo, fessure da farsi venire gli occhi
strabici a girarli per vedere tutt’intorno. La spiegazione di tutte le cose del mondo
20    è lì dietro quel tramezzo; Pin ci ha passato ore e ore fin da bambino e ci ha fatto
gli occhi come punte da spilli; tutto quel che succede là dentro lui lo sa, pure
ancora la spiegazione del perché gli sfugge e Pin finisce per aggomitolarsi5 ogni
notte nella sua cuccetta abbracciandosi il petto. Allora le ombre del ripostiglio si
trasformano in sogni strani, di corpi che s’inseguono, si picchiano e s’abbracciano
25    nudi, finché viene un qualcosa di grande e caldo e sconosciuto, che sovrasta su di
lui, Pin, e lo carezza e lo tiene nel caldo di sé, e questo è la spiegazione di tutto,
un richiamo lontanissimo di felicità dimenticata.
Ora il tedesco gira per la camera in maglietta, con le braccia rosee e cicciose
come cosce, e ogni tanto viene a fuoco della fessura;6 a un certo punto si vedono
30    anche le ginocchia della sorella che girano per aria ed entrano sotto le lenzuola.
Pin ora deve contorcersi per seguire dove viene posato il cinturone con la pistola;
è lì appeso a una spalliera di seggiola come uno strano frutto e Pin vorrebbe avere
un braccio sottile come lo sguardo da far passare nella fessura, per prendere l’arma
e tirarla verso di sé. Ora, il tedesco è nudo, in maglietta, e ride: ride sempre quando
35    è nudo perché ha un fondo d’animo pudico, da ragazza. Salta nel letto e spegne
la luce; Pin sa che passerà un po’ di tempo così nel buio e in silenzio, prima che il
letto cominci a gemere.
Ora è il momento: Pin dovrebbe entrare nella camera scalzo e carponi e tirare
giù, senza far rumore, il cinturone dalla sedia: tutto questo non per fare uno
40    scherzo e poi ridere e canzonare, ma per qualcosa di serio e misterioso, detto dagli
uomini dell’osteria, con un riflesso opaco nel bianco degli occhi. Pure, a Pin piacerebbe
essere sempre amico con i grandi, e che i grandi scherzassero sempre con
lui e gli dessero confidenza. Pin ama i grandi, ama fare dispetti ai grandi, ai grandi
forti e sciocchi di cui conosce tutti i segreti, ama anche il tedesco, e ora questo
45    sarà un fatto irreparabile; forse non potrà più scherzare col tedesco, dopo questo;
e anche con i compagni dell’osteria sarà diverso, ci sarà qualcosa che li lega a loro
su cui non si può ridere e dire cose oscene, e loro lo guarderanno sempre con
quella riga diritta tra le sopracciglia e gli chiederanno a bassa voce cose sempre più
strane. Pin vorrebbe sdraiarsi nella sua cuccetta e stare a occhi aperti e fantasticare,
50    mentre il tedesco di là sbuffa e la sorella fa dei versi come per un solletico sotto
le ascelle, fantasticare di bande di ragazzi che lo accettino come loro capo, perché
lui sa tante cose più di loro, e tutti insieme andare contro i grandi e picchiarli e
fare cose meravigliose, cose per cui anche i grandi siano costretti a ammirarlo ed
a volerlo come capo, e insieme a volergli bene e a carezzarlo sulla testa. Ma invece
55    lui deve muoversi nella notte solo e attraverso l’odio dei grandi, e rubare la pistola
al tedesco, cosa che non fanno gli altri ragazzi che giocano con pistole di latta e
spade di legno. Chissà cosa direbbero se domani Pin andasse in mezzo a loro, e
scoprendola a poco a poco mostrasse loro una pistola vera, lucida e minacciosa e
che sembra stia per sparare da sola. Forse loro avrebbero paura e anche Pin forse
60    avrebbe paura a tenerla nascosta sotto il giubbetto: gli basterebbe una di quelle
pistole per bambini che fanno lo sparo con una striscia di fulminanti rossi e con
quella fare tanto spavento ai grandi da farli cadere svenuti e chiedergli pietà.
Invece ora Pin è carponi sulla soglia della stanza, scalzo, con la testa già al di là
della tenda in quell’odore di maschio e femmina che dà subito alle narici. Vede le
65    ombre dei mobili nella stanza, il letto, la sedia, il bidè bislungo7 con le gambe a
trespolo. Ecco: dal letto ora comincia a sentirsi quel dialogo di gemiti, ora si può
avanzare carponi badando di far piano. Però forse Pin sarebbe contento che il pavimento
scricchiolasse, il tedesco sentisse e tutt’a un tratto accendesse la luce, e lui
fosse obbligato a scappare scalzo con sua sorella dietro che gli grida: Porco! E che
70    tutto il vicinato sentisse e se ne parlasse anche all’osteria, e lui potesse raccontare
la storia all’Autista e al Francese,8 con tanti particolari da essere creduto in buona
fede e da far dire loro: – Basta. È andata male. Non ne parliamo più.
Il pavimento scricchiola difatti, ma molte cose scricchiolano in quel momento
e il tedesco non sente: Pin già è arrivato a toccare il cinturone, e il cinturone al
75    contatto è una cosa concreta, non magica, e scivola giù dalla spalliera della sedia
in modo spaventosamente facile, senza nemmeno battere contro terra. Adesso «la
cosa» è successa: la paura finta di prima diventa paura vera. Bisogna aggomitolare
in fretta il cinturone intorno alla fondina, e nascondere tutto sotto il maglione
senza ▶ impastoiarsi9 braccia e gambe: poi tornare a quattro piedi sui propri passi,
80    pian piano e senza mai togliere la lingua di tra i denti: forse se si togliesse la lingua
di tra i denti succederebbe qualcosa di spaventoso.
Una volta fuori non c’è da pensare a tornare nella sua cuccetta, a nascondere la
pistola sotto il materasso come le mele rubate al mercato della frutta. Tra poco il
tedesco s’alzerà e cercherà la pistola e metterà tutto a soqquadro.
85    Pin esce nel carrugio:10 non è che la pistola gli bruci addosso; così nascosta nei
suoi vestiti è un oggetto come un altro e ci si può dimenticare d’averla; spiace anzi
questa propria indifferenza, e a ricordarsene Pin vorrebbe gli prendesse un brivido.
Una pistola vera. Una pistola vera. Pin cerca di eccitarsi col pensiero. Uno che
ha una pistola vera può tutto, è come un uomo grande. Può far fare tutto quello
90    che vuole alle donne e agli uomini minacciando d’ucciderli.
Pin ora impugnerà la pistola e camminerà sempre con la pistola puntata: nessuno
potrà togliergliela e tutti ne avranno paura. Invece ha sempre la pistola avvolta
nel gomitolo del cinturone, sotto il maglione e non si decide a toccarla, spera quasi
che quando la cercherà non ci sia più, si sia smarrita nel calore del suo corpo.
95    Il posto per guardare la pistola è un sottoscala nascosto dove ci si caccia per
giocare a rimpiattino,11 e arriva un riverbero di luce da un lampione guercio.12 Pin
svolge il cinturone, apre la fondina e con un gesto che sembra tiri un gatto per la
collottola estrae la pistola: è davvero grossa e minacciosa, se Pin avesse il coraggio
di giocarci farebbe finta che fosse un cannone. Ma Pin la maneggia come fosse una
100  bomba; la sicura, dove avrà la sicura?
Alla fine si decide a impugnarla, ma bada a non mettere le dita sotto il grilletto,
tenendo ben forte l’impugnatura; pure così si può impugnare bene e puntarla
contro quello che si vuole. Pin la punta prima contro il tubo della grondaia, a
bruciapelo sulla lamiera, poi contro un dito, un suo dito, e fa la faccia feroce
105  tirando indietro la testa e dicendo tra i denti: «la borsa o la vita», poi trova
una scarpa vecchia e la punta contro la scarpa vecchia, contro il calcagno, poi
nell’interno, poi passa la bocca dell’arma sulle cuciture della tomaia. È una cosa
molto divertente: una scarpa, un oggetto così conosciuto, specie per lui, garzone
ciabattino, e una pistola, un oggetto così misterioso, quasi irreale; a farli incontrare
110  uno con l’altro si possono fare cose mai pensate, si possono far loro recitare
storie meravigliose.
Ma a un certo punto Pin non resiste più alla tentazione e si punta la pistola contro
la tempia: è una cosa che dà le vertigini. Avanti, fino a toccare la pelle e sentire il
freddo del ferro. Si potrebbe posare il dito sul grilletto, adesso: no, meglio premere
115  la bocca della canna contro lo zigomo fino a farsi male, e sentire il cerchio di ferro
con dentro il vuoto dove nascono gli spari. A staccare l’arma dalla tempia, di botto,
forse il risucchio dell’aria farà esplodere un colpo: no, non esplode. Ora si può
mettere la canna in bocca e sentire il sapore sotto la lingua. Poi, cosa più paurosa
di tutte, portarla agli occhi e guardarci dentro, nella canna buia che sembra fonda
120  come un pozzo. Una volta Pin ha visto un ragazzo che s’era sparato in un occhio
con un fucile da caccia, mentre lo portavano all’ospedale: aveva un gran grumo di
sangue su mezza faccia, e l’altra mezza tutta puntini neri della polvere.
Ora Pin ha giocato con la pistola vera, ha giocato abbastanza: può darla a quegli
uomini che gliel’hanno chiesta, non vede l’ora di darla. Quando non l’avrà più
125  sarà come se non l’avesse rubata e il tedesco avrà un bell’andare in bestia con lui,
lui lo potrà di nuovo prendere in giro.

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DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

In tutto il romanzo Pin ha a che fare con il mondo “dei grandi”: la sorella, i soldati tedeschi, i frequentatori dell’osteria, gli uomini del distaccamento partigiano del Dritto (il comandante del gruppo di ribelli cui giungerà Pin). Il brano mostra come da questo rapporto il bambino sviluppi sentimenti e atteggiamenti contrastanti: da un lato, l’attrazione per i misteri e per le prodezze che, a suo vedere, appartengono soltanto all’universo adulto; dall’altro, la diffidenza verso un ambiente che non gli riconosce alcun ruolo e, allo stesso tempo, la paura di compiere davvero quel gesto (il furto della pistola) che lo proietterebbe direttamente all’altezza degli uomini dell’osteria, in una condizione di parità nei loro confronti.
Pin è convinto che gli adulti percepiscano la realtà con grande sicurezza e vivano la vita come un meccanismo perfetto e immodificabile; lui, al contrario, immerso in una dimensione infantile, stravolge la percezione delle cose, ingrandisce i particolari a discapito della visione generale, adatta gli eventi alla propria capacità di comprensione per collocarli nel campo del meraviglioso.

Nella seconda parte del brano, in particolare, si assiste a una trasposizione delle coordinate spazio-temporali e di quelle psicologiche in un’atmosfera favolosa e ambigua. Non a caso le strategie narrative adottate fanno diretto riferimento ai meccanismi che Vladimir Propp (1895-1970, linguista russo autore del fondamentale saggio Morfologia della fiaba1928) aveva individuato nelle fiabe russe di magia: ci sono l’Eroe (Pin), l’Antagonista (il tedesco), l’Aiutante (la sorella di Pin che, indirettamente, agevola il bambino nel rubare la pistola distraendo l’Antagonista), il Mandante (gli uomini dell’osteria), la Prova da superare, ossia l’Iniziazione (il furto), e l’ottenimento dell’Oggetto magico (la pistola, appunto).
Tuttavia il ricorso alla dimensione fiabesca non si risolve mai, per Calvino, in meccanica applicazione di regole generali, che anzi vengono spesso disattese. Il superamento della prova, per esempio, non appianerà la situazione: Pin non entrerà di diritto nel mondo degli adulti e la pistola stessa non verrà neppure esibita ai loro occhi, finendo anzi nelle mani del traditore Pelle. Allo stesso modo la sorella, che avrebbe potuto vestire i panni dell’Aiutante, si dimostrerà in realtà un personaggio negativo, da affiancare all’Antagonista e forse da punire, alla fine, con la morte.

Le scelte stilistiche

Per descrivere l’esperienza collettiva della guerra, Calvino sceglie di adottare una focalizzazione dal basso: è il punto di vista di Pin, un bambino che vede e interpreta il mondo con una prospettiva diversa da quella degli adulti. Per ottenere tale ottica, l’autore ricorre ad accorgimenti stilistici ben individuabili in questo brano, come l’uso preponderante del tempo presente, che genera un livellamento prospettico delle azioni (per ben dodici volte compare l’avverbio di tempo ora, come se le azioni, invece di distribuirsi in un arco diacronico, fossero magicamente compresenti), e una sintassi che presenta caratteri propri del parlato (paratassi, ripetizioni, frasi che spesso iniziano con la ridondante presenza del nome del protagonista: senza mai togliere la lingua di tra i denti: forse se si togliesse la lingua di tra i denti succederebbe qualcosa di spaventoso, rr. 80-81; Ora, per abitarci, Pin più che una camera ha un ripostiglio, r. 15; Ora il tedesco gira per la camera in magliettar. 28; Ora, il tedesco è nudo, r. 34). Per esprimere l’immaginifico punto di vista del bambino, inoltre, il narratore fa ricorso ad alcuni artifici retorici: perifrasi (il cerchio di ferro con dentro il vuoto dove nascono gli spari, rr. 115-116), similitudini (gli occhi come punte da spilli, r. 21) e reticenze, per descrivere ciò che Pin non sa dire con parole più esatte (come l’atto sessuale tra la sorella e il tedesco: il tedesco di là sbuffa e la sorella fa dei versi come per un solletico sotto le ascelle, rr. 50-51).

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VERSO LE COMPETENZE

COMPRENDERE

1 Che tipo di rapporto vorrebbe avere Pin con i “grandi”? Quale immagine si è fatto del mondo adulto?

2 Che cosa fa Pin con la pistola, una volta al sicuro da sguardi indiscreti?

ANALIZZARE

3 Pin non possiede le parole “giuste” per indicare ciò che sta avvenendo tra la sorella e il soldato tedesco al di là del tramezzo, e fa quindi ricorso a metafore, a similitudini e a ipallagi. Rintraccia nel testo la presenza di queste figure retoriche (oltre a quelle evidenziate nell’analisi).

4 Come spesso avviene nelle opere di Calvino, il senso della vista è preponderante nelle descrizioni.
Individua nel testo tutte le spie lessicali che fanno riferimento alla vista, allo sguardo, agli occhi.

INTERPRETARE

5 Perché, una volta sottratta al soldato, la pistola sembra perdere in parte il proprio fascino?

6 Verso la pistola Pin ha un atteggiamento ambiguo, di attrazione-repulsione: desidera impadronirsene, ma poi ha fretta di disfarsene. Prova a dare una spiegazione di questo comportamento.

7 Per quale motivo ciò che avviene al di là del tramezzo, e che Pin scorge solo attraverso una fessura, incarna per il bambino qualcosa di tanto grande e misterioso da rappresentare la spiegazione di tutte le cose del mondo (r. 19)?

DIBATTITO IN CLASSE

8 Il furto della pistola del soldato tedesco potrebbe trasformarsi, per Pin, in un vero e proprio rito di iniziazione, di passaggio all’età adulta: ma lo è veramente oppure Pin resta al di qua della linea d’ombra che lo separa dal mondo dei grandi? Confrontate in classe le vostre opinioni in proposito.

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi