T15 ANALISI ATTIVA - La primavera hitleriana

T15

La primavera hitleriana

La bufera e altro

La poesia è ispirata dalla visita di Hitler a Firenze avvenuta nella primavera del 1938, quando il dittatore tedesco fu accolto con tutti gli onori dall’alleato Mussolini. Ultimata e pubblicata in rivista dopo la fine della guerra, verrà inserita nella raccolta La bufera e altro. Per la prima volta in Montale il tema politico è trattato esplicitamente, annunciato sin dal titolo. La condanna della dittatura mussoliniana e di quella hitleriana è dura ed esplicita. L’atmosfera infernale evocata dai versi, di chiara matrice dantesca, si apre nel finale a una luce di speranza grazie a Clizia, annunciatrice di un’alba di libertà.


METRO 3 strofe libere (4 se si considera il trapasso del v. 30, “a gradino”), composte di versi differenti, con prevalenza di endecasillabi e misure più lunghe, che arrivano sino a 18 sillabe. Quasi assenti le rime perfette, ma fitta la trama di assonanze.
Né quella ch’a veder lo sol si gira…*
Dante (?) a Giovanni Quirini

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
5      ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
10    e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
15    di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.

20    Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un bat esimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
25    sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
30    e ha punte di sinibbio…
                                             Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
35    fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro ▶ tregenda, si confondono già
40    col suono che slegato dal cielo, scende, vince –
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud…

 >> pagina 308 

ANALISI ATTIVA

I contenuti tematici

Adolf Hitler giunse a Firenze in treno, nel primo pomeriggio del 9 maggio 1938. Ad attenderlo, insieme a Mussolini e ai massimi gerarchi fascisti, c’era una città decorata di fiori, bandiere, gonfaloni, per festeggiare l’alleanza che in seguito avrebbe trascinato l’Italia nel disastro della guerra. È questo lo spunto da cui prende le mosse La primavera hitleriana.
Montale trasforma la parata celebrativa in una sorta di “messa nera”, attribuendo al Führer l’indole di un messo infernale (v. 8), in grado di sconvolgere le stagioni e spandere il gelo sul maggio toscano. La natura moltiplica i segnali sinistri, come quello degli sciami di falene che al suo passaggio muoiono, ma i fiorentini ligi agli ordini (le autorità proclamarono una giornata festiva) chiudono le botteghe, nelle cui vetrine campeggiano giocattoli di guerra e bestie macellate, presagi dell’imminente tragedia. Nessuno è incolpevole (v. 19): tutti sono in qualche modo coinvolti nella follia che prepara la catastrofe.

1. Quali termini individuano, per metonimia, i fascisti e i nazisti?

A questo panorama tenebroso Montale oppone la fedeltà ai propri affetti, alla poesia, ai valori umanistici. La domanda Tutto per nulla, dunque? (v. 20) segna lo spostamento dell’obiettivo dalla sfera della cronaca al privato del poeta, che torna sugli ultimi momenti vissuti con la donna amata. Il congedo da Irma Brandeis, in procinto di tornare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali, assume i caratteri di un vero e proprio patto (i lunghi addii / forti come un battesimo, vv. 22-23), sottolineato dalla comparsa in cielo di segnali esoterici, in coerenza con la funzione salvifica assegnata a Clizia. Il nome, che ricorre una sola volta nella Bufera e altro (v. 33), assimila Irma alla ninfa tramutata da Apollo in girasole. Il suo ruolo di tramite con la divinità – sul modello della Beatrice dantesca, con gli occhi rivolti al sole (Paradiso, I, 46-48 e 64-66) – si esplica nel proprio sacrificio a beneficio dell’umanità intera.

2. Individua nel testo i termini e le espressioni di ambito religioso: in quale parte del componimento sono concentrati? perché?

3. Quali sono, nel testo, le parole che rimandano al momento dell’addio tra il poeta e la donna amata?

In questa fase, rappresentata dalla sezione Silvae (a cui La primavera hitleriana appartiene), Montale allarga il raggio d’azione del suo «visiting angel», “angelo visitatore”, facendone il messaggero di una speranza generale. Riconsiderati alla luce dell’azione di Clizia, il gelo, le falene, le campane che suonano a distesa sembrano indicare l’avvento di un’alba di libertà, che segna la fine del regno del male. Non si tratta di un soprassalto di ottimismo, rarissimo in Montale, ma di una profezia ex post: la poesia viene infatti terminata nel 1946, dopo la caduta del nazifascismo.

4. In quali punti del testo è evidente il rapporto diretto tra Clizia e il divino?

Le scelte stilistiche

La primavera hitleriana è uno dei componimenti più difficili di Montale, a causa dei riferimenti culturali molteplici e spesso oscuri, più che per un’effettiva complessità sintattica. Il ricorso a un registro elevato comporta comunque la scelta di termini aulici e un uso intenso delle risorse della retorica. Su tale piano, il senso di lacerazione prodotto da una realtà drammatica spiega l’importanza primaria assunta dagli ossimori, che coinvolgono innanzitutto le qualità della primavera, collegata nel titolo alle tenebre del nazismo e nel testo al dilagare di un gelo innaturale. L’associazione incongrua di caldo e freddo ritorna nell’immagine di un passato arso e succhiato / da un polline che stride come il fuoco / e ha punte di sinibbio (vv. 28-30). Ossimorica è pure la definizione di miti carnefici (v. 16) riservata ai bottegai, che suggerisce un confronto con i feroci aguzzini in divisa e nel contempo racchiude forse una larvata polemica verso l’acquiescenza della classe borghese che ha permesso il trionfo delle dittature nazista e fascista.

 >> pagina 309 

5. Che significato attribuisci al termine sagra (v. 16)? Perché può essere considerato antifrastico?

6. SCRIVERE PER ESPORRE Svolgi una breve ricerca sul complesso rapporto tra dittatura e intellettuali e illustralo in un testo di circa 30 righe.

Educazione CIVICA – Spunti di realtà

Non sempre gli artisti e i letterati si sono opposti alle dittature: anzi, molte volte sono stati conniventi. Basti pensare al giuramento di fedeltà imposto nel 1931 dal regime fascista ai professori universitari: soltanto 12 su oltre 1200 accademici opposero un rifiuto. «Nessun professore di storia contemporanea, nessun professore di italiano, nessuno di coloro che in passato s’erano vantati di essere socialisti aveva sacrificato lo stipendio alle convinzioni così baldanzosamente esibite in tempi di bonaccia» lamentò lo storico e politico Gaetano Salvemini, che in tal modo espresse il proprio risentimento nei confronti dei firmatari, anche di coloro che fino a quel momento avevano aderito alla causa dell’antifascismo. È probabile che mentre alcuni dei docenti che obbedirono all’ingiunzione fascista approvavano l’azione politica del regime, in altri casi prevalsero la pavidità, l’opportunismo, il quieto vivere o semplicemente la paura di rimanere senza lavoro.


• Ritieni che un simile atteggiamento meriti riprovazione o umana comprensione? È lecito e, in tal caso, fino a che punto è tollerabile rinunciare alla coerenza, alla salvaguardia delle proprie idee e all’esercizio della libertà intellettuale? Ragiona su questo tema in un testo argomentativo di circa 30 righe, portando a sostegno delle tue opinioni casi significativi sul complesso rapporto tra intellettuali e regimi dittatoriali del passato come del presente.

Satura e le ultime raccolte

Satura «Una poesia che apparentemente tende alla prosa e nello stesso tempo la rifiuta»: così Montale definisce il suo quarto libro, Satura. Pubblicato da Mondadori nel 1971, esso raccoglie le poesie scritte fra il 1962 e il 1970, caratterizzate da un forte abbassamento di tono, che diventa ora più prosastico e colloquiale: «i primi tre libri sono scritti in frac, gli altri in pigiama, o diciamo in abito da passeggio». Dopo molti anni, in cui i versi erano stati soppiantati dagli articoli di giornale, la scomparsa della moglie Drusilla (1963) induce Montale a rompere il silenzio per comporre due serie di Xenia. Il termine, ripreso dal poeta latino Marziale, ha letteralmente il significato di “doni offerti a qualcuno che si è avuto come ospite”: qui i doni sono le poesie stesse, destinate alla donna, la Mosca, che è stata ospite della vita dell’autore. Essa vi appare non più quale angelo lontano (come era Clizia), bensì come una figura concreta, fragile eppure piena di una sua ironica saggezza.

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Ironia e dissacrazione Ascendenza latina ha pure il titolo delle altre due sezioni che compongono la raccolta, Satura I e II. Il vocabolo fa riferimento appunto al genere letterario della satura latina, caratterizzato dalla molteplicità e varietà dei temi affrontati. I testi montaliani sono percorsi da lampi di ironia, scetticismo e da un’acuta idiosincrasia per le dinamiche della società di massa. Anche lo stile si adegua al nuovo corso: la lingua accoglie termini delle cronache e del linguaggio quotidiano, la sintassi si semplifica, le rime si diradano, la metrica tende a non seguire forme canoniche.

Le ultime raccolte Le raccolte successive – Diario del ’71 e del ’72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977), Altri versi (nell’edizione critica L’opera in versi, 1980) – procedono nella stessa direzione di Satura, accentuando la vena sentenziosa, il sarcasmo e l’amarezza verso una realtà degradata e incomprensibile. L’assedio dei ricordi si fa sempre più stretto, generando numerosi componimenti incentrati sul motivo della memoria. Dopo la scomparsa del poeta è stato dato alle stampe da Annalisa Cima un Diario postumo, la cui autenticità, tuttora oggetto di dibattito fra gli studiosi, è però molto probabilmente da escludere.

T16

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Satura

Datata 20 novembre 1967, la poesia fa parte della serie di Xenia (II, 5) composta per la moglie Drusilla Tanzi (la Mosca) scomparsa nel 1963. Al senso di vuoto causato dalla perdita della compagna corrisponde l’antica convinzione che la realtà non sia quella che si vede. In essa la Mosca, pur così miope, si orientava meglio del poeta.


METRO 2 strofe di 7 e 5 versi liberi, in prevalenza lunghi.
 Asset ID: 98414 ( let-audlet-ho-sceso-dandoti-il-bra60.mp3

Audiolettura

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
5      le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli ▶ scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
10    Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

 >> pagina 311 

DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Il motivo della vista ha una valenza completamente diversa nelle poesie dedicate alla moglie rispetto a quella che ha nei componimenti per Clizia. Se quest’ultima è caratterizzata da uno «sguardo d’acciaio», penetrante, in cui si riflette la potenza divina, come si legge nella Primavera hitleriana («Guarda ancora / in alto, Clizia, è la tua sorte, […] fino a che il cieco sole che in te porti / si abbàcini nell’Altro», vv. 32-36), la Mosca – a dispetto della sua forte miopia – vede la realtà meglio del poeta, che ne riconosce l’acutezza e la elegge a guida. A chi intenda guardare oltre la superficie delle cose serve più la saggezza che non una buona vista. Forti di questa consapevolezza, il poeta e la moglie scendono le scale della vita sorreggendosi a vicenda.

Le scelte stilistiche

Ho sceso, dandoti il braccio… rappresenta un buon esempio del nuovo modo di comporre inaugurato in Satura, dove il tono e la tensione stilistica conoscono un vertiginoso abbassamento rispetto alle raccolte precedenti. La sintassi si semplifica, il lessico si avvicina al parlato quotidiano, la quantità di rimandi fonici diminuisce vistosamente. Sopravvivono peraltro due rime (crede : vede; due : tue), che in un simile contesto acquistano notevole risalto.
Sul versante retorico si osserva la presenza dell’anafora (al v. 8, che ripete, variandolo, l’incipit), di un’antitesi (è stato breve il nostro lungo viaggio, v. 3), di una sineddoche (le pupille per gli occhi) e soprattutto dell’iperbole, tra lo scherzoso e il malinconico, con cui il poeta calcola in milioni le scale scese dando il braccio alla moglie.

VERSO LE COMPETENZE

COMPRENDERE

1 A chi si rivolge il poeta?

2 Quali situazioni il poeta rievoca nel testo?

ANALIZZARE

3 Trova nel testo i termini prosastici legati alla vita pratica del poeta.

INTERPRETARE

4 In che senso Montale dice che le sole vere pupille (v. 11) sono quelle della moglie? A tuo parere quali realtà “vede” la Mosca che invece l’autore non riesce a percepire?

SCRIVERE PER...

ARGOMENTARE
5 Analizza il ruolo della vita di tutti i giorni nella poesia italiana di fine Ottocento e del Novecento (da Pascoli a Gozzano, da Ungaretti a Montale) in un testo argomentativo di circa 40 righe.

DIBATTITO IN CLASSE

6 Nella tradizione lirica amorosa è molto più frequente la celebrazione del momento dell’innamoramento e dei momenti iniziali di una relazione piuttosto che quella di un amore durato a lungo nel tempo: che cosa pensi, invece, della scelta di Montale di dedicare una serie di componimenti alla moglie, con cui ha vissuto a lungo? Ti sembra che il sentimento che ne emerge sia più o meno intenso e sincero rispetto a quello espresso in componimenti maggiormente “tradizionali”? Confrontati con i compagni.

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi