Il conflitto mondiale è ancora in corso quando il pacifista Charlie Chaplin presenta Charlot soldato (1918), mediometraggio in cui la comicità è strumento di riflessione. Il cinema americano è il primo a proporre efficaci narrazioni sulla Grande guerra, spesso appoggiandosi a importanti romanzi: da Erich Maria Remarque Hollywood trae All’ovest niente di nuovo (1930) di Lewis Milestone, ambientato nelle trincee del fronte francotedesco; da Ernest Hemingway ricava Addio alle armi (1932) di Frank Bor zage, storia d’amore sullo sfondo della disfatta di Capo retto (nel 1957 Charles Vidor ne dirigerà un remake).
Nel 1937 esce La grande illusione, del francese Jean Renoir, che condanna le barriere dei nazionalismi: le frontiere «sono un’invenzione dell’uomo: la natura se ne fotte!» dice un personaggio.