3 - L’attaccamento alla vita

3 L’attaccamento alla vita

Dalla sofferenza alla vitalità In tutta la poesia di Ungaretti è presente un’ansia di sublimazione, nella consapevolezza di un comune destino di dolore. Ciò accade sin dalla prima raccolta, da quando cioè la dimensione tragica della desolazione si manifesta nella visione terribile della carne straziata dalla guerra. Proprio a contatto con la morte, però, l’anima può percepire la bellezza miracolosa della vita, l’armonia delle cose del mondo, la fraternità nella pena, la dolcezza del riposo. Il dolore, insomma, rende nudi e autentici: è proprio grazie a esso che l’io sente di poter recuperare un sentimento di profonda fratellanza con tutte le creature viventi.

La serena accettazione della propria fragilità La minaccia incombente della morte favorisce la riscoperta di una vitalità elementare e di una natura capace di sospendere, in una sorta di magico interludio, gli orrori delle armi. Per paradosso, Ungaretti si riconosce «docile fibra / dell’universo» (I fiumi) in un contesto, come quello della guerra, in cui tutti gli equilibri saltano di fronte alla feroce lotta per la sopravvivenza. Il poeta si identifica con creature e materiali semplici (lucciole, grilli, margherite, terra, sassi), rinunciando a pose eroiche. Al contrario di d’Annunzio, non esalta ma cancella il proprio io, riscoprendo la straordinaria forza della solidarietà umana (si veda, a tale proposito, una poesia come Fratelli). Uniti e temprati dalla sofferenza, gli uomini acquistano consapevolezza della propria fragilità; e la accettano, poiché non solo nelle trincee, ma anche nella vita, «si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie» (Soldati).

La religione della vita Allo stesso tempo, provare dolore significa percepire il bisogno di liberarsene, immergendosi nell’infinito e accrescendo il desiderio di comprendere il mistero del mondo. Possiamo parlare, seguendo il critico Alberto Frattini, di una vera e propria «vocazione mistica», che si accentua nel secondo Ungaretti dalla raccolta Sentimento del tempo in poi. Ma è una vocazione indifferente alle pratiche esteriori e che si esprime nella preghiera come atto privato, coltiva la speranza della salvezza, ricerca la dolce immagine di un Dio che consola dalle miserie. Si esprime così l’esigenza di attingere l’assoluto e l’eterno, di cogliere quel miraggio dove si confondono il passato e il futuro, la bellezza e il mistero: se da una parte vi è l’“inferno” della realtà con le sue tragedie, dall’altra si staglia il porto della quiete, un approdo alla pace dello spirito dove sbiadiscono le colpe, le miserie e le sventure.

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi