Classe di letteratura - volume 3A

Glossario I Iato Incontro di vocali appartenenti a sillabe diverse, a volte indicato, nella grafia, da una dieresi. riferito all incontro di vocali non solo nel corpo d una stessa parola, ma anche in fine e principio di due parole consecutive. Esempio: «Cominciò a poco a poco indi a levarse (L. Ariosto, Orlando furioso, II, ott. 49). Inversione Spostamento nell ordine o nella disposizione degli elementi (due o più) di un insieme che per lo più prendono il posto l uno dell altro, in modo da ottenere una disposizione contraria a quella di prima, o comunque diversa: i. dei termini di una proposizione. In particolare, i. di un costrutto o i. sintattica, la disposizione delle parole di un costrutto sintattico in modo diverso da quello normale e più semplice, soprattutto per effetti stilistici: le i. sono frequenti nella poesia; i. elegante, studiata, contorta, forzata, che genera oscurità. Esempio: «O del grand Appennino / figlio picciolo (T. Tasso, Rime, 573, 1-2). Invettiva Discorso polemico concitato e violento, di accusa, di oltraggio, di acerbo rimprovero, contro persone o cose. Anche, scritto fortemente polemico e, in particolare, componimento letterario in voga nel Trecento e nel Quattrocento. Esempio: «Casto poeta che l Italia adora, / vegliardo in sante visioni assorto, / tu puoi morir! Degli antecristi è l ora! / Cristo è rimorto! (E. Praga, Preludio, vv. 13-16; è la violenta invettiva rivolta a Manzoni). Io lirico La voce che, in prima persona, esprime ed enuncia i contenuti della poesia. Non deve essere confuso con il poeta, autore del testo: le due figure non necessariamente coincidono. L io lirico si rivolge spesso a un tu immaginario, l interlocutore, che a sua volta non è da confondere con il destinatario reale, il lettore. Ipallage Figura retorica consistente nel mutare il normale rapporto semantico e sintattico fra due parole, attribuendo per esempio un aggettivo a un sostantivo diverso da quello cui, nella stessa frase, dovrebbe unirsi. Esempio: «Il divino del pian silenzio verde (G. Carducci, Il bove, v. 14): l aggettivo cromatico «verde che, logicamente, andrebbe riferito a «pian , si trova invece poeticamente accostato a «silenzio . Iperbato Figura retorica consistente nel separare due parole strettamente connesse dal punto di vista sintattico mediante l inserzione di una o più parole, in modo da determinare un ordine inconsueto o irregolare degli elementi della frase, con particolari effetti di suggestione poetica. Esempio: «sembra la nebbia mattinal fumare (G. Pascoli, Arano, v. 3). Iperbole Figura retorica, consistente nell esagerazione di un concetto oltre i termini della verosimiglianza, per eccesso ( le grida salivano alle stelle ) o per difetto ( non ha un briciolo di cervello ). Esempio: «Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava (G. Verga, La roba). Ipotassi Procedimento sintattico (detto anche subordinazione) per cui le proposizioni sono ordinate ed espresse nel periodo secondo un rapporto di dipendenza cronologica e causale, che comporta una stretta subordinazione di modi e di tempi (per es., spero che venga ; speravo che venisse ). L i., che si oppone alla 828 paratassi (o coordinazione), è il procedimento sintattico più comune nella prosa d arte tradizionale. Iterazione Ripetizione, replica: i. di concetti, di frasi, anche come artificio stilistico. Esempio: «E cammina e cammina (G. Verga, La roba). L Litote Figura retorica che consiste nella formulazione attenuata di un giudizio o di un idea attraverso la negazione del suo contrario ( non ignaro , ossia esperto; non è un aquila , ha intelligenza scarsa). Esempi: «Non era l andar suo cosa mortale (F. Petrarca, Canzoniere, 90, 9); «Don Abbondio (il lettore se n è già avveduto) non era nato con un cuor di leone (A. Manzoni, I promessi sposi). Locus amoenus Espressione latina che significa luogo piacevole . la descrizione di un paesaggio ideale, dove l uomo vive in armonia con la natura e con i propri simili. Esempio: il Paradiso terrestre nel Purgatorio di Dante. M Madrigale Componimento poetico di origine italiana, basato sul modello metrico della ballata e dello strambotto, connesso in origine al canto a più voci, d argomento prevalentemente amoroso a sfondo idillico, soprattutto pastorale. Tra i più antichi m. sono da ricordare quelli petrarcheschi. In origine lo schema prevedeva 2 strofe di 3 versi ciascuna, variamente rimati, chiuse da una coppia di versi a rima baciata. Le varietà sono tuttavia numerose. Dal XVI sec. il m. si stacca dal canto e muta profondamente. Oltre all endecasillabo viene ammesso il settenario e si afferma una grande varietà metrica. Anche l ispirazione si allarga e abbraccia la politica, la morale, la filosofia. Nel XVIII sec. il m. viene usato soprattutto per esprimere un complimento galante, spesso chiuso in un arguzia; come tale ebbe fortuna presso gli Arcadi. Successivamente, nella sua forma antica, torna in uso presso poeti di gusto arcaizzante del XIX sec.: G. Carducci, S. Ferrari, G. d Annunzio. Metafora Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell una con quella dell altra. un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; una similitudine abbreviata in cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito direttamente senza la mediazione del come (nella m. l ondeggiare delle spighe , ondeggiare sta a mare come movimento delle spighe sta a campo di grano). A seconda di fattori quali la lingua, la cultura, la distanza concettuale o fisica fra le realtà associate, il tipo di somiglianza individuato, la m. risulterà più o meno nuova ed efficace. La m. svolge funzioni complesse: come meccanismo di arricchimento ed evoluzione della lingua, come mezzo efficace di espressione, come strumento conoscitivo di realtà nuove o colte da nuovi punti di vista (m. scientifiche, macchie solari, buco nero ecc.). Esempi: «ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d occhio (G. Verga, La Lupa); «il giorno era apparso nero peggio dell anima di Giuda (G. Verga, I Malavoglia, cap. 3).

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento