Classe di letteratura - volume 3A

DENTRO IL TESTO Il particolare insignificante I contenuti tematici Come può, dopo un veloce scambio di battute con la moglie, sgretolarsi d improvviso l immagine che fino a questo momento Vitangelo Moscarda ha avuto di sé? Il naso quel naso da sempre uguale a sé stesso, secondo il protagonista viene sottoposto casualmente a un analisi minuziosa e disgregante che, estesa ad altre parti del corpo, finisce per travolgere l intera esistenza del protagonista, smantellando uno dopo l altro i tratti della sua persona sociale. Quest inezia, questo difetto marginale, non compromette la piacevolezza dell insieme (anche con essi, tutto sommato, rimanevo un bell uomo, r. 30); eppure l effetto è enorme, sproporzionato rispetto alla causa. Quel che sconvolge Vitangelo è il riconoscersi da sempre cieco di fronte a ciò che più di tutto si dovrebbe conoscere: sé stessi, almeno nella veste esteriore del proprio corpo (le cose mie che più intimamente m appartenevano: il naso, le orecchie, le mani, le gambe, rr. 70-71). Come appare davvero, all esterno, la forma della nostra persona? La risposta di Pirandello è semplice ma devastante: in un ottica relativista, ognuno vede e sente con i propri occhi e le proprie orecchie, attraverso il filtro di una soggettività che deforma il reale. Nessuno ha ragione e nessuno ha torto; per questo non può esserci un solo naso di Moscarda: esso è moltiplicato dagli sguardi degli altri, in un relativismo senza fine. La riflessione come malattia Si innesca così un meccanismo di riflessioni corrosive che sradicheranno, passo dopo passo, ogni certezza pazientemente costruita e depositata nel repertorio delle forme della vita sociale. Vitangelo Moscarda si è infettato irrimediabilmente (Cominciò da questo il mio male, r. 72): il pungolo dell analisi un analisi spietata e minuziosa non lo abbandonerà più, fino a quando, nel prosieguo del romanzo, anche l ultimo tassello della propria identità (il suo nome) non finirà fra le macerie del vecchio io. Solo alla fine di questo percorso difficile e doloroso si offrirà una speranza di salvezza, come a dire che unicamente distruggendo l immagine stereotipata del proprio io è possibile rinascere a una nuova vita. La presunta malattia mentale di Moscarda diviene così fonte di guarigione: Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo così misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato (come dirò) il rimedio che doveva guarirmene (rr. 72-75). Il ritratto del perfetto umorista Fin dal primo capitolo del romanzo si trova una caratterizzazione abbastanza precisa delle attitudini psicologiche del protagonista. Parlando di sé, Vitangelo dipinge il ritratto di un inetto, indifferente e superficiale quando si tratta di occuparsi degli affari di famiglia: sbadato e inattivo, egli è un pensatore con la testa tra le nuvole (fatto per sprofondare [ ] in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro, rr. 41-42). Invece di seguire i consigli del padre, o meglio, seguendoli svogliatamente, Moscarda si attarda a osservare ogni sassolino in cui si imbatte durante le sue passeggiate da fl neur. Il sassolino, però, è materia solo in apparenza insignificante (mi maravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d una montagna insormontabile, rr. 56-58): in questa attenzione maniacale al particolare, il protagonista segue il canone dell umorista, che scompone in minuscoli granelli il mondo circostante per osservarlo meglio e tentare di capirlo. Accettare di alienarsi da sé Per scrutare il mondo da questa posizione privilegiata è però necessario porsi fuori dal gioco , uscendo dai meccanismi sociali in cui gli altri restano invischiati (in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro, rr. 64-65). E tuttavia, chi abbandona il suo ruolo precostituito è tacciato di pazzia, di demenza, di anormalità. Togliere la «maschera significa, è vero, liberarsi dei luoghi comuni (non avevo perciò né briglie né paraocchi, r. 66), ma anche affrontare lo smarrimento e una dolorosa solitudine (vedevo certamente più di loro; ma andare, non sapevo dove andare, rr. 66-67). Tra confessione e soliloquio Le scelte stilistiche La narrazione in prima persona, che permette all autore di alternare racconto e riflessione, sfocia in una sorta di flusso di coscienza adatto alla forma teatrale. Il narratore, per 776 / IL PRIMO NOVECENTO

Classe di letteratura - volume 3A
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento