Classe di letteratura - volume 3A

55 60 65 70 75 80 85 90 per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro, forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le loro tombe? Ricordo una bella poesia di Niccolò Tommaseo:4 La piccola mia lampa Non, come sol, risplende, Né, come incendio, fuma; Non stride e non consuma, Ma con la cima tende Al ciel che me la diè. Starà su me, sepolto, Viva; né pioggia o Vento, Né in lei le età potranno; E quei che passeranno Erranti, a lume spento, Lo accenderan da me. Ma come, signor Meis, se alla lampa nostra manca l olio sacro5 che alimentava quella del Poeta? Molti ancora vanno nelle chiese per provvedere dell alimento necessario le loro lanternucce. Sono, per lo più, poveri vecchi, povere donne, a cui mentì la vita, e che vanno innanzi, nel bujo dell esistenza, con quel loro sentimento acceso come una lampadina votiva, cui con trepida cura riparano dal gelido soffio degli ultimi disinganni, ché duri almeno accesa fin là, fino all orlo fatale, al quale s affrettano, tenendo gli occhi intenti alla fiamma e pensando di continuo: Dio mi vede! per non udire i clamori della vita intorno, che suonano ai loro orecchi come tante bestemmie. Dio mi vede perché lo vedono loro, non solamente in sé, ma in tutto, anche nella loro miseria, nelle loro sofferenze, che avranno un premio, alla fine. Il fioco, ma placido lume di queste lanternucce desta certo invidia angosciosa in molti di noi; a certi altri, invece, che si credono armati, come tanti Giove, del fulmine domato dalla scienza, e, in luogo di quelle lanternucce, recano in trionfo le lampadine elettriche, ispira una sdegnosa commiserazione. Ma domando io ora, signor Meis: E se tutto questo bujo, quest enorme mistero, nel quale indarno6 i filosofi dapprima specularono, e che ora, pur rinunziando all indagine di esso, la scienza non esclude, non fosse in fondo che un inganno come un altro, un inganno della nostra mente, una fantasia che non si colora? Se noi finalmente ci persuadessimo che tutto questo mistero non esiste fuori di noi, ma soltanto in noi, e necessariamente, per il famoso privilegio del sentimento che noi abbiamo della vita, del lanternino cioè, di cui le ho finora parlato? Se la morte, insomma, che ci fa tanta paura, non esistesse e fosse soltan- 4 Niccolò Tommaseo: poeta, romanziere, saggista, linguista, nonché esponente di spicco del Risorgimento, Tommaseo (18021874) è proposto come un autore a cui forse si potrebbe fare riferimento in epoca di crisi. La poesia, dal titolo La mia lampana, è del 1855: in questo caso la lampada è simbolo di una fede religiosa salda, di una fiamma che non può essere spenta. 5 olio sacro: simbolo della certezza inat- taccabile della fede religiosa, sopravvissuta soltanto nella pratica devozionale di donne e anziani. 6 indarno: invano. L AUTORE / LUIGI PIRANDELLO / 757

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Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento