Classe di letteratura - volume 3A

45 50 55 60 65 70 75 80 85 gli toccassero, o meglio, come se non le sentisse più, avvezzo com era da anni e anni alle continue solenni bastonature della sorte. Inconcepibile, dunque, veramente, quella ribellione in lui, se non come effetto d una improvvisa alienazione mentale. Tanto più che, la sera avanti, proprio gli toccava la riprensione; proprio aveva il diritto di fargliela, il capo-ufficio. Già s era presentato, la mattina, con un aria insolita, nuova; e cosa veramente enorme, paragonabile, che so? al crollo d una montagna era venuto con più di mezz ora di ritardo. Pareva che il viso, tutt a un tratto, gli si fosse allargato. Pareva che i paraocchi gli fossero tutt a un tratto caduti, e gli si fosse scoperto, spalancato d improvviso all intorno lo spettacolo della vita. Pareva che gli orecchi tutt a un tratto gli si fossero sturati e percepissero per la prima volta voci, suoni non avvertiti mai. Così ilare, d una ilarità vaga e piena di stordimento, s era presentato all ufficio. E, tutto il giorno, non aveva combinato niente. La sera, il capo-ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte: «E come mai? Che hai combinato tutt oggi? . Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un aria d impudenza, aprendo le mani. «Che significa? , aveva allora esclamato il capo-ufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo. «Ohé, Belluca! . «Niente , aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d impudenza e d imbecillità su le labbra. «Il treno, signor Cavaliere . «Il treno? Che treno? . «Ha fischiato . «Ma che diavolo dici? . «Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L ho sentito fischiare . «Il treno? . «Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia oppure oppure nelle foreste del Congo Si fa in un attimo, signor Cavaliere! . Gli altri impiegati, alle grida del capo-ufficio imbestialito, erano entrati nella stanza e, sentendo parlare così Belluca, giù risate da pazzi. Allora il capo-ufficio che quella sera doveva essere di malumore urtato da quelle risate, era montato su tutte le furie e aveva malmenato la mansueta vittima di tanti suoi scherzi crudeli. Se non che, questa volta, la vittima, con stupore e quasi con terrore di tutti, s era ribellata, aveva inveito, gridando sempre quella stramberia del treno che aveva fischiato, e che, perdio, ora non più, ora ch egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo. Lo avevano a viva forza preso, imbracato12 e trascinato all ospizio dei matti. Seguitava ancora, qua, a parlare di quel treno. Ne imitava il fischio. Oh, un fischio assai lamentoso, come lontano, nella notte; accorato. E, subito dopo, soggiungeva: «Si parte, si parte Signori, per dove? per dove? . E guardava tutti con occhi che non erano più i suoi. Quegli occhi, di solito cupi, senza lustro, aggrottati, ora gli ridevano lucidissimi, come quelli d un bambino o d un uomo felice; e frasi senza costrutto gli uscivano dalle labbra. Cose inaudite; espressioni poetiche, immaginose, bislacche, che tanto più stupivano, in quanto 12 imbracato: legato. L AUTORE / LUIGI PIRANDELLO / 735

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Dal secondo Ottocento al primo Novecento