Classe di letteratura - volume 3A

PALESTRA DI SCRITTURA 20 25 30 35 40 45 50 55 me stesso la mia vicenda. In casa mi danno del brontolone. Li sorprenderò. Non aprirò più la bocca e brontolerò su questa carta . Il proclama di fedeltà annunciato non mostra che l atto conclusivo di una lunga rappresentazione. Lo scrivere, che diventa nelle confessioni estreme «una misura d igiene , cui il vecchione1 attenderà «ogni sera poco prima di prendere il purgante , è una tentazione di cui sono prigionieri tutti, dal primo all ultimo «inetto . In ciascuno di essi la vita vissuta si raddoppia e si intensifica nel mondo dei segni, depositati, uno dopo l altro, sui fogli distesi davanti agli occhi. Ogni personaggio, sforzandosi di trovare parole «usualmente non dette, può cercare il senso supplementare da assegnare alla «vita orrida vera , che scorre «sepolta non appena nata, con quei giorni che vanno via e s accumulano uno eguale all altro a formare gli anni, i decenni ). La lotta che ognuno di essi ingaggia sarà, dunque, anche una lotta contro il disordine del tempo: da correggere e da interpretare proprio attraverso le pagine di un unico infinito racconto. Se dal mondo fittizio dei romanzi passiamo a riscontri documentari che riguardano direttamente le idee di Ettore Schmitz alias Italo Svevo, le indicazioni diventano non meno rigorose, e anzi contribuiscono decisamente a illuminare le opzioni stesse dei personaggi e le radici della loro costanza. La riflessione sul senso dello scrivere e sulle modalità con cui questo esercizio deve compiersi ha convalide esemplari nelle testimonianze autobiografiche di Svevo e coincide con la direzione stessa delle sue costruzioni narrative. Nei fogli del proprio diario, dopo aver incluso, il 30 settembre 1899, una paginetta di meditazioni sulle donne e il matrimonio sotto la voce metaletteraria di Scribacchiature, Svevo annota: Io credo, sinceramente credo, che non c è miglior via per arrivare a scrivere sul serio che di scribacchiare giornalmente. Si deve tentar di portare a galla dall imo2 del proprio essere, ogni giorno un suono, un accento un residuo fossile o vegetale di qualche cosa che sia o non sia il puro pensiero, che sia o non sia sentimento, ma bizzarria, rimpianto, un dolore, qualche cosa di sincero, anatomizzato, e tutto e non di più. Altrimenti, facilmente si cade, il giorno in cui si crede d esser autorizzati di prender la penna in luoghi comuni o si travia quel luogo proprio che non fu a sufficienza disaminato. Insomma fuori della penna non c è salvezza. Chi crede di poter fare il romanzo facendone la mezza pagina al giorno e null altro, s inganna a partito. Si tratta di un passo notissimo: un istruzione consegnata a ciascun artista sulla tecnica di esprimere e di comporre, secondo l etimo strutturale che il termine possiede, la vita più sfuggente e inafferrabile della soggettività. Può anche accadere che ciò che si ha davanti non siano pensieri chiari e distinti, ma stati indecifrabili, sensazioni che non hanno nome e classificazione, e che possono appartenere a una zona ambigua, sotto specie di «bizzarria, rimpianto, un dolore, qualche cosa di sincero, anatomizzato, e tutto e non di più . Quello che conta, in questo elen- 1 il vecchione: personaggio di un romanzo incompiuto di Svevo. 2 dall imo: dalla profondità. 708 / IL PRIMO NOVECENTO

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento