Classe di letteratura - volume 3A

questo caso, dunque, potrebbe darsi che il padre avesse inconsciamente qualcosa da imputare al figlio; o, almeno, quest ultimo potrebbe crederlo. La prima spiegazione che Zeno dà a sé stesso cioè che il padre si sentisse da lui impedito nei movimenti e che dunque fosse arrabbiato per questo (Potevo anche essere stato vittima di un atto provocato da un tentativo di facilitarsi la respirazione!, rr. 69-71) è soltanto un ipotesi rassicurante, che però non elimina, a un livello più profondo, i suoi pressanti interrogativi. Del resto, come sempre, l attenzione del narratore è tutta puntata, più che sul gesto in sé e sulle sue motivazioni, sulle reazioni psicologiche di Zeno a quell evento. Menzogna e senso di colpa Non a caso, dopo che il padre si è accasciato privo di vita, Zeno gli dice piangendo: Non è colpa mia! Fu quel maledetto dottore che voleva obbligarti di star sdraiato! (rr. 55-56). E subito dopo il narratore (cioè lo stesso Zeno, che rievoca i fatti diversi anni più tardi) aggiunge: Era una bugia (r. 57). vero, infatti, che il medico aveva prescritto il riposo a letto, ma è anche vero che Zeno ha interpretato quella richiesta in maniera forse troppo energica. Dietro l alibi del dovere filiale (Ero deciso: avrei costretto mio padre di restare almeno per mezz ora nel riposo voluto dal medico. Non era questo il mio dovere?, rr. 36-38) sembra celarsi un altra motivazione: un inconscia volontà del figlio di dominare e controllare il padre, mettendo in atto un inversione di ruoli rispetto a quelli interpretati fino a quel momento, oppure addirittura di privare il padre dell aria necessaria per poter respirare. Il tentato recupero dell innocenza a questo punto che scatta la reazione tipica di chi cerca di scacciare l angoscia attraverso un opera tutt altro che innocente di idealizzazione: secondo quello che nella terminologia psicanalitica viene definito processo di rimozione , Zeno è portato a sublimare la figura paterna, cancellando contrasti e ambiguità e confezionando il ritratto trasfigurato di un uomo debole e buono (r. 82), alla cui superiorità il figlio ora si inchina, in un estremo e affettuoso ma naturalmente menzognero recupero della bontà, come sognando di tornare alla condizione di sottomessa ubbidienza (Divenni buono, buono e il ricordo di mio padre s accompagnò a me, divenendo sempre più dolce, rr. 84-85). VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE 1 Il brano si compone di una preparazione, di una scena centrale e di uno scioglimento. Individua i tre momenti e fai un breve riassunto di ciascuno. 2 Che ruolo hanno nella vicenda l infermiere e il dottor Coprosich? Quali sentimenti Zeno nutre verso di loro? 3 Con quali sentimenti vive Zeno il momento della morte del padre? 4 Durante il funerale nella mente del protagonista si modifica l immagine del padre: in che modo? 7 SCRIVERE PER... ARGOMENTARE 8 ANALIZZARE 5 Individua nel testo esempi di quell uso impreciso oppure libresco della lingua italiana che a parere di molti studiosi connota lo stile sveviano (forme arcaiche, termini letterari, incertezze nell uso delle preposizioni). INTERPRETARE 6 Illustra il significato della seguente affermazione di Zeno: Egli era morto ed io non potevo più provargli la mia innocenza! (rr. 62-63). Commenta la seguente interpretazione del critico Tommaso Di Salvo: «Il forte alla fine fu il padre che, pur morto, continuò a insistere nella mente e nella coscienza del figlio, imponendogli la sua presenza e avvertendolo del non risolto contrasto . Sei d accordo con questa lettura? perché? Esprimi il tuo pensiero in un testo argomentativo di circa 20 righe. DIBATTITO IN CLASSE 9 Il gesto della mano compiuto dal padre di Zeno poco prima di morire è, a tuo parere, uno schiaffo o una carezza? perché? Discutine con la classe. Come possiamo spiegare i pianti di Zeno? Quali ne sono, a tuo avviso, le autentiche motivazioni? L AUTORE / ITALO SVEVO / 689

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Dal secondo Ottocento al primo Novecento