Classe di letteratura - volume 3A

DENTRO IL TESTO Il dottor S. e la novella di Zeno I contenuti tematici Nella Prefazione il dottor S. si presenta ai lettori definendo il manoscritto di Zeno una novella (r. 2). Con questo termine intende, all inglese, romanzo , ma forse in esso c è una punta di polemica del medico nei confronti del paziente e della tendenza di quest ultimo a non dire la verità e nascondersi: come a dire che il manoscritto non è una cosa seria, bensì «una novella, una novelletta, un racconto privo di serietà (Di Salvo). Di per sé, la presenza di questo narratore di primo grado che interviene nell incipit del romanzo destituisce il protagonista, Zeno, di qualsiasi credibilità e della sua stessa centralità all interno dell opera, ponendosi al tempo stesso quasi come un suo antagonista che agisce in modo vendicativo, mostrando irascibilità e supponenza. Ora, dopo la sua nota introduttiva, tutto ciò che il paziente racconterà nel corso del romanzo perderà, agli occhi del lettore, ogni carattere di oggettività, acquistando al contrario un costante valore di finzione e ambiguità. Uno psicanalista poco ortodosso La cura psicanalitica si basa sul colloquio medico-paziente: soltanto attraverso questo metodo il paziente è portato a razionalizzare i propri traumi, giungendo così a comprenderne l origine. Invece il dottor S. ha spinto Zeno a una sorta di autoanalisi, abbandonandolo a sé stesso e alla stesura del manoscritto. Ciò va contro qualsiasi metodo di cura. E a poco serve che il dottore si giustifichi sostenendo che la scrittura delle memorie da parte di Zeno era soltanto il preludio (r. 9) alla terapia vera e propria: la sua scelta appare comunque ben poco professionale. D altra parte, anche il fatto che egli abbia deciso di pubblicare il testo di Zeno per vendetta (r. 13) stride con la deontologia del medico, che prescrive, prima di tutto, la riservatezza dei dati relativi al paziente. Zeno e il tentativo di ricordare Da parte sua, Zeno manifesta subito una certa diffidenza nei confronti della terapia che si accinge a intraprendere e in generale verso le presunte sicurezze della scienza (l interrogativa iniziale Vedere la mia infanzia?, r. 20, suona come uno sberleffo denso di amarezza). Alla richiesta del dottor S. di ricostruire la sua vita a partire dai primi ricordi, egli sottolinea la propria perplessità in merito alla possibilità di riuscirci: sono passati tanti anni e la sua memoria non è così pronta. I suoi occhi sono presbiti (r. 20), quindi dovrebbero vedere meglio le cose lontane che quelle vicine, ma tra il passato e il presente si frappongono come vere alte montagne (r. 22) le esperienze pregresse, fatti ed emozioni della durata di anni o anche solo di qualche ora. In quest ultima notazione troviamo, implicitamente, un concetto importante su cui si basa la narrativa novecentesca, cioè l idea per la quale a contare non è tanto l estensione cronologica oggettivamente misurabile delle esperienze vissute, bensì il rilievo soggettivo che esse hanno assunto nella psiche individuale: per questa ragione eventi che hanno avuto la durata di anni possono essere meno significativi di altri accaduti in poche ore. La riflessione sull infanzia Zeno cerca di ricordare la propria infanzia, ma con scarso successo: all immagine di sé stesso bambino si sovrappone quella di un nipotino nato da poco. Da qui si sviluppano alcuni pensieri sull infanzia, la cui immagine tradizionale e idealizzante è stata demitizzata dalla teoria freudiana. Quest ultima ha infatti svelato i meccanismi legati alla vita sessuale inconscia dei più piccoli: tali concetti sono ripresi in questa pagina sveviana. Va detto che il protagonista non si sofferma molto sugli eventi dell infanzia, e ciò mostra, da parte di Svevo, un adesione parziale ai princìpi della psicanalisi; anzi, il suo atteggiamento sembra piuttosto polemico. L idea che l uomo adulto derivi totalmente dalle esperienze infantili è investita dalla tipica ironia del narratore, come possiamo evincere dall apostrofe di Zeno al proprio nipotino: Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di avvisare te, che vivi ora la tua, dell importanza di ricordarla a vantaggio della tua intelligenza e della tua salute (rr. 47-50). La Prefazione e il narratore inattendibile Le scelte stilistiche Nel presentare il manoscritto di Zeno come un insieme di tante verità e bugie (r. 16), il narratore di primo grado, cioè il dottor S., mette in discussione la verità di tutto ciò che da qui in poi il lettore troverà scritto nel romanzo: in tal modo la voce di Zeno viene presentata come quella di un narratore inattendibile . Si tratta di un modo di tradurre sul piano L AUTORE / ITALO SVEVO / 675

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento