Classe di letteratura - volume 3A

L I N C O N T R O C O N J A M E S J OYC E Due amici quanto mai diversi tra loro: ventuno anni di differenza, James Joyce cattolico irlandese, Ettore Schmitz ebreo asburgico, il primo eccentrico e dalla sbronza facile, il secondo integerrimo e mai sopra le righe. Se oggi conosciamo e studiamo i romanzi di Svevo è per merito dell amico che ne ha sottratto l opera a un destino di sicuro oblio. Blanche Jaques, Ritratto di James Joyce (1882-1941), 1935. Londra, The National Portrait Gallery. si dallo stesso Freud, ne esce addirittura peggiorato. «Grande uomo quel nostro Freud ma più per i romanzieri che per gli ammalati , commenta Svevo. Dopo lo scoppio della Grande guerra la fabbrica del suocero, che negli anni precedenti aveva realizzato profitti altissimi vendendo vernici alla Marina austriaca, viene chiusa dalle autorità tedesche, e Svevo, senza lavoro, si ritrova a poter coltivare le sue passioni: il violino e la letteratura. Nel 1919 comincia a scrivere La coscienza di Zeno, che esce nel 1923. Anche in questo caso il romanzo viene pubblicato a spese dell autore: inizialmente sembra che la critica si accorga di lui e compaiono alcune recensioni favorevoli, poi però cala di nuovo il silenzio. Svevo allora si decide a un ultima mossa: vincendo la propria ritrosia, spedisce una copia del libro a Joyce, nel frattempo trasferitosi a Parigi, che si adopera per far conoscere agli amici l ignoto scrittore. Come un addetto stampa personale, Joyce fa leggere il libro a letterati, critici, giornalisti, mentre anche in Italia la cortina del silenzio comincia a sollevarsi, per merito di un sostenitore influente, il poeta Eugenio Montale (1896-1981), a cui Svevo e la sua opera sono stati segnalati dall intellettuale triestino Roberto Bazlen. Ma è soprattutto a Parigi che il passaparola è contagioso e il caso Svevo cresce giorno dopo giorno: a suggellarlo è la lettera ossequiosa del poeta e romanziere Valéry Larbaud (1881-1957), importante autore francese, il quale nel 1925 scrive a Svevo come un «devoto ammiratore che omaggia un «Maestro . Per Svevo è un susseguirsi di soddisfazioni: sulla sua scrivania arrivano articoli riverenti, omaggi, addirittura numeri monografici di riviste dedicate alla sua opera, contratti per traduzioni in francese dei suoi libri. Lo scrittore, tra il serio e il faceto, parla di un «miracolo di Lazzaro : una resurrezione letteraria ma anche esistenziale, che lo porta a una seconda, imprevista giovinezza. Nel 1928 a Parigi, il Pen Club, un importante circolo internazionale di scrittori, organizza una serata in suo onore; subito dopo è la volta di Firenze, dove è accolto trionfalmente da un gruppo di intellettuali che si fa chiamare Svevo s club : tra questi compaiono lo stesso Eugenio Montale e lo scrittore Elio Vittorini. Sono mesi di felicità, ma anche di presentimenti. Un enfisema polmonare, conseguenza della sua lunga pratica di fumatore, lo inquieta al punto da fargli dire: «Dopotutto posso morire perché sono stato assai felice . A settembre del 1928 è in vacanza a Bormio, in Valtellina, per le consuete cure termali: durante il ritorno a casa, l automobile su cui viaggia insieme alla moglie e a un nipote slitta sul terreno bagnato, sbanda e si schianta contro un albero, nei pressi di Motta di Livenza, non lontano da Treviso. Le ferite riportate non sono particolarmente gravi ma complicano ulteriormente le già precarie condizioni di salute: Svevo muore il giorno dopo l incidente per asma cardiaco dovuto all enfisema. 1923: La coscienza di Zeno Corto viaggio sentimentale 1928: Le confessioni del vegliardo 1925: L AUTORE / ITALO SVEVO / 643

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento