Classe di letteratura - volume 3A

barcollo com ebro, e mi tocco, non anch io fossi dunque un fantasma. 55 60 Oh qual caduta di foglie, gelida, continua, muta, greve, su l anima! io credo che solo, che eterno, che per tutto nel mondo è novembre. Meglio a chi l senso smarrì de l essere, meglio quest ombra, questa caligine: io voglio io voglio adagiarmi in un tedio che duri infinito. 51 ebro: ubriaco. 57-58 Meglio a chi questa caligi- ne: per chi ha perso il senso della vita sono benvenute quest ombra e questa nebbia (caligine). DENTRO IL TESTO La cupezza di una partenza Il doloroso addio alla donna amata e alla giovinezza Una scena di realismo urbano I contenuti tematici La lirica rievoca il dolore per la partenza della donna amata che il poeta accompagna alla stazione, nel mattino di una grigia e piovosa giornata d autunno. La luce fioca dei lampioni, il cielo opprimente, la folla anonima dei viaggiatori, i gesti meccanici e i suoni che riecheggiano nella malinconica atmosfera della stazione (il secco taglio del biglietto ferroviario obliterato dal controllore, v. 14; il lugubre rintocco delle mazze di ferro degli addetti al controllo dei freni, vv. 21-22; gli sportelli sbattuti del vagone, v. 25) preludono con sinistra suggestione simbolica all imminenza del distacco. La figura della donna che scompare nell oscurità portando con sé tutto l amore, le gioie, il passato e i ricordi condivisi con il poeta ingenera uno smarrimento che porta l autore a sentirsi annientato, privato di ogni desiderio di vita (barcollo com ebro, e mi tocco, / non anch io fossi dunque un fantasma, vv. 51-52). Con una triste analogia, il paesaggio riverbera la condizione del suo spirito: la caduta di foglie, gelida, / continua, muta, greve, su l anima (vv. 53-54) contrasta con il ricordo radioso degli incontri di un tempo baciato dal sole, ma ormai remoto (Fremea la vita [ ] la persona gentile, vv. 41-48), e getta il poeta inerme in una sorta di «smarrimento dell essere (Ramat). Le scelte stilistiche L ambiente in cui si svolge la scena della poesia non è il solo elemento di modernità di questa ode. Certamente il teatro della vicenda, la stazione, rappresenta già di per sé una notevole infrazione dei modelli tradizionali della lirica italiana, poco inclini, a differenza di quella straniera, a muoversi tra i fondali della vita cittadina e della civiltà moderna. Tuttavia, l impegno realistico di Carducci non si ferma qui, bensì approda all audace descrizione di particolari piuttosto comuni e quotidiani, di norma banditi dal sostenuto repertorio della lirica ufficiale. Suoni e rumori veristi Oltre alle immagini iniziali, che rivelano un gusto quasi impressionistico, il poeta descrive suoni che procurano fastidio, come il fischio stridulo della locomotiva (Flebile, acuta, stridula fischia / la vaporiera, vv. 5-6), il viaggio di persone taciturne (fantasmi agli occhi del poeta), imbacuccate nelle loro vesti (ravvolta, v. 10), che si affrettano verso la massa scura dei vagoni, il rumore della macchinetta del controllore che oblitera i biglietti, il rimbombo lungo delle mazze di ferro sui freni, l invito del capotreno a salire in carrozza, la pioggia battente sulla grande tettoia ad arco che copre la stazione di Bologna (su vetri, v. 28). Insomma, una serie di descrizioni così minutamente realistiche da giustificare una possibile definizione di Carducci come poeta verista . Il valore simbolico del realismo carducciano In realtà, se una tale vocazione rappresenta per Carducci una reazione ai patetici svolazzi della poesia tardoromantica, va aggiunto che ciascuno dei particolari realistici passati in rassegna determina un approfondimento simbolico della psicologia del poeta: i lampioni non vividi di luce ma tristi e smorti (accidiosi, v. 2) che si alternano agli alberi stillanti pioggia diffondo- L AUTORE / GIOSU CARDUCCI / 59

Classe di letteratura - volume 3A
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento